Edito da Rudy Giorgio Panizzi nel 2012 • Pagine: 100 • Compra su Amazon
La genialità e l’estro di Prince si sono spesso riflessi anche sulle chitarre che ha suonato, considerate delle vere e proprie opere d’arte. Una ricerca durata diversi anni e diventata una completa retrospettiva, nata dalla passione per un artista che ha cambiato l’immaginario musicale dell’epoca moderna. Interviste esclusive a Jerry Auerswald e Simon Farmer hanno aiutato a far luce sulla storia di questi meravigliosi oggetti di liuteria con aneddoti curiosi e coinvolgenti.
Già autore del libro “PRINCE Il segno dei miei tempi”, Rudy Giorgio Panizzi è nato e vive a Torino, circondato da monti, colline e meravigliosa arte barocca. Lavora presso la Polizia Scientifica in qualità di esperto nelle analisi delle impronte digitali. Le sue grandi passioni sono la scrittura, il disegno, la musica e, soprattutto, lo straordinario mondo di Prince.
L’attrazione per le cose belle rientra fra le caratteristiche del mio segno zodiacale. È forse per questo motivo che ho sempre provato un grande interesse per gli strumenti musicali di Prince, specialmente per le sue meravigliose chitarre.
In questo libro non parlo di un personaggio comune. La sua singolarità si è infatti riflessa anche su gran parte degli strumenti musicali che ha suonato. Prince è famoso sia per le magnifiche esecuzioni di chitarra, di pianoforte e (ringrazio Dio per questo) anche per gli straordinari assoli di basso. Le chitarre sono parte integrante del suo immaginario, forse perché rappresentano l’iconografia del frontman. Molti di questi strumenti, rispecchiando l’estro di Prince, sono caratterizzati da forme e colori bizzarri. Mi hanno incuriosito a tal punto da volerne conoscere la storia.
Ho voluto ricostruirne il loro percorso: sapere il perché della scelta di determinate forme e colori, conoscere chi le ha progettate e quando. Tutte domande che mi hanno condotto a scoprire vicende stravaganti sul perché del loro aspetto e sulle storie dei protagonisti che le hanno realizzate.
Le informazioni riguardanti la loro nascita sono sempre state frammentarie e discordanti. Ho quindi cercato di fare chiarezza passando anni a documentarmi sulla rete, selezionando interviste o testimonianze sulla loro progettazione. Talvolta ho riscontrato contraddizioni che mi hanno riportato al punto di partenza ma, in altre occasioni, ho scoperto dettagli utili a delinearne l’origine. Ancora oggi, alcuni strumenti che ha posseduto Prince non sono presenti nella collezione di Paisley Park e sono difficili da tracciare. Il loro destino è ricoperto da un alone di mistero.
Come è accaduto a me, ritengo che tanti fan provino un’attrazione quasi maniacale per queste chitarre, prima fra tutte la più iconica fra le innumerevoli che ha suonato: la Cloud Guitar. Voglio quindi incominciare dal principio, ricostruendo i fatti da quando questa storia iniziò un po’ più a sud di Minneapolis, nel quartiere Lower Manhattan di New York.
Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea di fare un saggio sulle chitarre di Prince è nata tantissimi anni fa, seguendo con grande passione le gesta di questo geniale artista dai mille volti: estro che si è spesso riflesso anche sugli strumenti che ha suonato, considerati delle vere e proprie opere d’arte. La curiosità mi ha spinto a fare una ricerca che è durata diversi anni e che nel tempo è diventata una completa e poetica retrospettiva, nata dalla passione per un artista che ha cambiato l’immaginario musicale della nostra epoca. In questo racconto (sicuramente più antologico che tecnico) ho voluto trovare una risposta a domande come: Quali sono le chitarre che ha suonato Prince? Perché hanno delle forme stravaganti? È vera la leggenda secondo la quale una di queste chitarre gli è stata donata da una principessa? Perché la sera del 14 aprile 2016, pochi giorni prima della sua prematura scomparsa, Prince presentò al mondo la GUS Purple Special dai contorni dorati? Ho cercato di dare una risposta a queste e altre domande nelle pagine del libro “Le iconiche chitarre di Prince”, sperando di fare cosa gradita a tutti gli appassionati che, come me, sono sempre stati incuriositi da questi dettagli. Un racconto ricco di fascino, impreziosito da interviste esclusive ai liutai Jerry Auerswald e Simon Farmer che mi hanno aiutato a far luce sulla storia di questi meravigliosi oggetti di liuteria con aneddoti curiosi e coinvolgenti. Un libro sicuramente stuzzicante per chi ama le curiosità.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Le difficoltà oggettive che ho riscontrato nella stesura di questo libro si sono presentate soprattutto nel raccogliere e selezionare informazioni che, alcune volte, sono risultate discordanti. Sono stato coinvolto per decenni dalla musica di Prince, seguendolo durante le sue tournée, collezionando memorabilia e raccogliendo dati di ogni genere, ma soprattutto analizzando con occhio clinico le sue meravigliose chitarre: tutti dati risultati utili per la creazione di un piccolo saggio.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Leggo sempre è non ho un genere letterario predominante, alterno volentieri saggistica e narrativa. Gli scrittori che prediligo sono comunque Philip K Dick, Isaac Asimov, Richard Matheson, Charles Bukowski e John Fante. Sono però stato molto influenzato da ricercatori come Graham Hancock e Robert Bauval, che con i loro libri hanno cambiato la visione che avevo del mondo.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Torino da quando sono nato, circondato da monti, colline e meravigliosa arte barocca. Immagino poeticamente la linea del 45° parallelo attraversare Torino e arrivare fino a Minneapolis, la città Natale di Prince, l’artista che ha influenzato l’immaginario musicale della nostra epoca.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Dopo questi due libri su Prince penso di dedicarmi alla stesura del mio primo romanzo. Voglio avvicinarmi alla narrativa cercando di attingere a piene mani dalle mie passioni e dalla mia vita lavorativa: lavoro da più di trent’anni in Polizia e mi occupo di Polizia Scientifica da più di venti… chissà, magari potrei scrivere un poliziesco.
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