
Edito da Noemi N. nel 2021 • Pagine: 211 • Compra su Amazon
Holly Learn ha 30 anni e vive a Boston. La sua vita scorre relativamente tranquilla tra l’amore per il suo cane, le discussioni con sua madre e il lavoro in una piccola agenzia viaggi gestita dalla sua migliore amica Amber, che non perde occasione per combinarle appuntamenti al buio con uomini improbabili.
Tutta la sua routine viene stravolta il giorno in cui Amber le rivela che l'agenzia è in crisi e potrebbe chiudere i battenti lasciandola senza lavoro. L’unica soluzione è affidarsi all'aiuto di un consulente esterno in arrivo da New York e impeccabile nel gestire quel tipo di situazioni, tale Ethan Percy.
Peccato che Ethan sia lo stesso ragazzo che dieci anni prima ha illuso e umiliato Holly spezzandole il cuore, nonostante tra loro non ci fosse stato nulla più di uno scambio di messaggi in una chat.
Lui nemmeno si ricorda di Holly, ma è inspiegabilmente attratto da lei fin dal loro primo, imbarazzante, incontro e tenta di tutto per riuscire a farsi strada oltre le barriere che lei gli ha imposto.
Holly dal canto suo, nonostante la forte innegabile attrazione che prova, ha tutta l'intenzione di vendicarsi per il passato, ma non ha fatto i conti con la testardaggine di Ethan e con i sentimenti che inevitabilmente ci metteranno lo zampino, nonostante sulla carta lei sembri così tanto imperfetta per lui… o forse no…

Ho gli occhi fissi sullo schermo del pc, le mani premute a pugno sulla tastiera.
Leggo e rileggo quelle poche parole che compaiono nella finestrella aperta della chat: “mi dispiace, è meglio se non ci sentiamo più”.
Vorrei piangere, ma mi sento un’idiota.
Mi guardo intorno per vedere se qualcuno dei miei colleghi ha notato il mio stato d’animo, ma per fortuna sono tutti concentrati sul proprio lavoro.
Cancello la chat, metto la spunta rossa su “sono al lavoro” in modo da non essere disturbata per un po’, blocco il pc, mi alzo dalla scrivania e mi avvio a passo deciso nel corridoio verso il bagno.
Appena sono dentro mi chiudo la porta alle spalle e mi osservo nello specchio. Apparentemente non ho niente che non va, a parte le lacrime che ho cercato di trattenere e che ora sono pericolosamente vicine. Le scaccio via sbattendo le palpebre in fretta.
Dentro invece sono un fiume in piena. Mi sento ribollire di rabbia e umiliazione.
Maledetto, maledetto Ethan Percy!
Come diavolo ho fatto a farmi incantare da lui in questo modo?! Come ho potuto essere così stupida da espormi a tal punto da prendermi una cotta colossale per una persona che nemmeno ho mai visto dal vivo?!
Devo ricompormi, non posso assolutamente dargliela vinta. Traggo un respiro profondo, lancio un’ultima occhiata al mio riflesso e giuro a me stessa che non capiterà mai più.
Da oggi Ethan Percy non esiste, cancellato dalla mia mente e dalla mia esistenza per sempre.
Se solo potessi fargliela pagare! Oh quanto mi piacerebbe…
CAPITOLO 1
Dieci anni dopo
Odio il lunedì.
Ogni cosa che poteva andare storta è andata storta e adesso sto arrancando verso l’agenzia viaggi dove lavoro e sono in clamoroso ritardo, come accade spesso ultimamente.
Non è del tutto colpa mia sia chiaro. Una volta è la metro che non arriva in orario, un’altra la sveglia che non suona, un’altra ancora la caffetteria che è strapiena… diciamo che non sono fortunata.
Non mi preoccupo più di tanto però, lo ammetto, perché si dà il caso che la mia capa Amber sia anche la mia migliore amica da una vita, se no mi avrebbe già licenziata da un pezzo immagino. Non che ogni tanto non ne abbia comunque la tentazione…
Boston a fine maggio pullula di vita e la gente sta fuori dai locali a godersi il sole e la colazione.
Peccato che non possa fare altrettanto.
Ho solo il tempo per un caffè doppio a portar via al bar all’angolo e in un attimo piombo in agenzia, dove Amber è già al telefono e mi fa un cenno di saluto con la testa.
Mi sistemo alla scrivania e accendo il pc poi, mentre sto per bere il mio caffè, sento la mia amica attaccare il telefono e sospirare.
“Spero che quel caffè sia per me e soprattutto che sia doppio” mi apostrofa.
Mi blocco a metà e le porgo il mio bicchiere. Addio colazione. “Certo, è tutto tuo. Almeno mi perdonerai del ritardo. Se ti raccontassi quello che mi è successo stamattina non ci crederesti…”.
“Come sempre” alza gli occhi al cielo mentre prende un lungo sorso, poi sgancia la bomba: “Senti Holly, dobbiamo parlare”.
Le frasi che cominciano con ‘dobbiamo parlare’ non mi sono mai piaciute. Di solito non portano a nulla di buono.
Osservo Amber e non mi sembra del suo solito umore allegro, anzi mi pare davvero preoccupata, come poche volte l’ho vista.
“Che succede?” le chiedo guardinga.
“Ho parlato con mia madre in questi ultimi giorni. L’agenzia non sta andando benissimo da un po’ di tempo a questa parte e dopo essermi confrontata con lei ho deciso che dobbiamo trovare una soluzione, e in fretta, se non vogliamo chiudere i battenti alla fine dell’anno”.
La guardo sconvolta. Quando si dice una doccia fredda… “Non avevo idea che stesse andando così male” confesso preoccupata. “Abbiamo avuto parecchio movimento e poi tra poco saremo nel pieno della stagione e di sicuro arriveranno un sacco di clienti a prenotare le vacanze…”
“Non basta”, mi interrompe lei, “purtroppo la concorrenza delle prenotazioni online è tanta e credimi è da un po’ che non abbiamo più le entrate di una volta”.
“Perché non me ne hai parlato prima?” la fisso negli occhi e vedo che distoglie lo sguardo.
“Perché non volevo preoccuparti. Ti ho chiesto io di mollare tutto e di venire qui ad aiutarmi e se ora dovessimo chiudere mi sentirei terribilmente in colpa”.
“Sappiamo entrambe che non sarebbe colpa tua e poi io quel lavoro lo odiavo!”, cerco di farla sorridere.
Amber ha rilevato l’agenzia viaggi ormai cinque anni fa. L’aveva aperta sua madre dopo il secondo divorzio, per tenersi impegnata e contemporaneamente mantenerla al college e quando la mia amica, con la crisi finanziaria, si è ritrovata disoccupata lei le ha proposto di gestirla e si è ritirata.
Io in quel periodo lavoravo alla reception di un hotel, un’occupazione noiosa e priva di sbocchi, così Amber mi ha offerto di lavorare con e per lei e io ho accettato senza pensarci due volte.
L’idea di stare a contatto con la mia migliore amica ogni giorno e buttarmi in una piccola attività mi ha subito entusiasmata. Da allora non me ne sono mai pentita.
“Allora, che pensi di fare?” le chiedo.
“Con mia madre abbiamo pensato di assumere un travel planner” asserisce seria.
“Ne ho già sentito parlare credo… ma cosa può fare per noi?”.
“E’ una figura molto in voga nell’ambiente al momento. Vedilo come un sarto che cuce su misura un abito, in questo caso un viaggio, addosso al proprio cliente. E’ un consulente che segue le sue direttive e propone soluzioni personali al di fuori delle logiche, inoltre è molto attivo sui social, comprende tutte le ultime tendenze in fatto di vacanze e sa proporre un mucchio di idee innovative. Ne abbiamo scelto uno direttamente da New York. Pare che sia una specie di mago del settore e che abbia fatto miracoli in altre situazioni come la nostra” mi spiega parecchio eccitata.
“Wow, bene. Vedo che hai già pensato a tutto. Quando arriverà questo ‘mago’?” le domando, non senza una piccola dose di sarcasmo. Non so perché, ma non sono del tutto convinta.
“Dopodomani”
Spalanco gli occhi. “Dopodomani?! Accidenti, avete fatto presto…” e non posso evitare di essere un po’ risentita dal fatto che non mi abbia consultata. So che l’agenzia è sua e di sua madre, ma da amica e dipendente mi sarebbe piaciuto partecipare alla decisione finale.
Amber deve accorgersi del mio malumore, perché viene verso di me e mi prende le mani strette “tesoro, mi dispiace di averti messa di fronte al fatto compiuto, ma credimi l’ho fatto con tutte le più buone intenzioni. Non volevo stressarti e mia madre, lo sai, è sempre stata la migliore a risolvere i problemi. Spero che ci riuscirà anche questa volta…”.
Alle sue parole mi tranquillizzo e mi sento una sciocca per essermela presa senza motivo. “Scusami tu, sono con te in qualunque decisione e vedrai che andrà tutto bene”, ricambio la stretta.
La mia amica annuisce, prima di proseguire: “questo consulente starà qui con noi fino a fine novembre, dopo di che prima di Natale valuteremo i risultati e vedremo il da farsi. Inutile dire che dovremo collaborare e dargli retta su tutto. Questo è il suo lavoro e io l’ho assunto per aiutarci. Ci serve un miracolo e lui è l’unico miracolo che ci resta. Abbiamo fatto carte false per accaparrarcelo, è molto richiesto, perciò mi raccomando sii ragionevole e disponibile con lui “.
E detto questo mi osserva con sguardo eloquente. Lei mi conosce meglio di chiunque altro.
“Ma certo. Per chi mi hai presa?!” l’apostrofo interdetta.
Ok, lo ammetto. Ho sempre avuto qualche problema con l’autorità e la collaborazione. Forse è per questo che non ci ho pensato due volte a licenziarmi dal mio impiego precedente per venire qui, dove mi sento in famiglia e non solo un numero, dove ho la quasi totale libertà senza essere “comandata”, (e dove posso permettermi di arrivare in ritardo ogni tanto senza essere cazziata…).
Non mi piace il lavoro di squadra, sto bene da sola ad autogestirmi e mettere in pratica le mie idee, e ancor meno mi piace dare retta all’ultimo arrivato.
Quando lavoravo all’hotel come receptionist non potevo mai prendere iniziative, nessuno teneva in conto le mie opinioni. Il mio capo era un omino piccolo e robusto, sempre sudato, che viveva per il lavoro e non perdeva occasione per mettermi in imbarazzo con battute di dubbio gusto. Un idiota totale, nonché figlio del direttore dell’albergo…
Non facevo altro che subire e tacere, per amore di un misero stipendio. La proposta di Amber è stata la mia ancora di salvezza.
E ora lei ha bisogno di me. Si tratta dell’impiego che abbiamo entrambe e che di sicuro non vogliamo e non dobbiamo assolutamente perdere.
Non so proprio cosa potrei fare se dovessi ritrovarmi disoccupata.
Meglio non pensarci.
Che mi piaccia o meno sarò la più adorabile collega/ collaboratrice/ sottoposta che questo tizio di New York abbia mai avuto.
Sorrido convinta ancora una volta alla mia amica prima di rimettermi al lavoro.

Come è nata l’idea di questo libro?
Volevo scrivere una storia autentica e moderna e l’idea della chat in effetti è molto attuale, anche se quello è stato poi solo un piccolo spunto attorno al quale si sviluppa l’intero romanzo. A differenza del mio precedente lavoro “All’ombra di una stella” ho creato un racconto nel quale credo tutti possano identificarsi.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Per terminarlo completamente ci ho messo più di due anni. L’avevo scritto infatti tempo fa, ma era solo abbozzato e non ne ero del tutto soddisfatta. L’avevo poi abbandonato per dedicarmi ad un’altra storia. L’anno scorso l’ho voluto riprendere in mano e l’ho modificato ed ampliato fino al suo risultato finale.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Tra tutti prediligo Anna Premoli, Felicia Kingsley e Sophie Kinsella. Delle icone per il mio genere romance.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nata e cresciuta a Torino, dove vivo ancora attualmente.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho un paio di idee per la testa, ma per ora sono ancora solo degli appunti che sto buttando giù sulle note del mio cellulare. Spero che a breve riuscirò a metterle su carta.
Grazie della bella intervista!