
Edito da AliRibelli Edizioni nel 2020 • Pagine: 166 • Compra su Amazon
Eracle osserva il mondo attraverso la lente della sua condizione mentale alterata e vive un'esistenza da prigioniero delle proprie ossessioni. Finché non incontra Lena, ragazza suo malgrado enigmatica che, dopo avergli regalato la luce di un sentimento inatteso, viene misteriosamente rapita. Per lui non c'è altra scelta che mettersi sulle sue tracce nel tentativo di ritrovarla prima che sia troppo tardi.
Una ricerca disperata che lo costringerà a guardare dritto negli occhi il Male ma anche a guardare senza indugi dentro se stesso per capire se il senso di quella ricerca sia autentico: Lena è una persona reale o è solo il frutto delle sue allucinazioni?
O c'è una terza possibilità?
Una storia affascinante, sconvolgente e poetica allo stesso tempo; una narrazione magistrale che, tra le sue mille sfumature, trascinerà il lettore in una corsa contro il tempo, pagina dopo pagina, incastro dopo incastro, fino al sorprendente finale.

Mi chiamo Eracle e vivo a Kassino.
Kassino è una città di trentatremila abitanti. Ne aveva trentatremila alla sua fondazione, ne aveva trentatremila subito dopo essere stata completamente distrutta al termine della Seconda Guerra Mondiale, ne avrà trentatremila all’infinito.
I trentatremila abitanti di Kassino sono, presumibilmente, sempre gli stessi. Si perpetuano come anime morte che non conoscono il significato di tempo. Ma di spazio si: una piccola pianura umida e fredda d’inverno più della valle padana, torrida d’estate più del deserto del Kalahari.
Il posto ideale in cui sopravvivere, in particolare per elaborare il lutto di essere venuti al mondo.
La domanda che dobbiamo porci é: Kassino e una condanna o una scelta masochistica?
Probabilmente entrambe le cose. Mai sentito parlare della sindrome di Stoccolma?
Ma soprattutto Kassino è un esperimento.
Io lo so.
Non ne ho le prove, ovviamente, perché tutto e stato fatto nella massima riservatezza. Kassino è una specie di Area 51 in cui dalla fine del secondo conflitto mondiale si conduce un esperimento di portata storica.
Tutto merito (o piuttosto colpa) della kassinina. Il nome l’ho inventato io, ma potrebbe corrispondere a quello reale, più o meno.
La kassinina è una sostanza estremamente efficace nel manipolare la mente delle persone.
Una droga sintetizzata in chissà quale laboratorio supersegreto degli U.S., un micidiale intruglio capace di controllare e coartare la volontà di un’intera popolazione, per generazioni e generazioni.
Agli americani serviva un posto nel vecchio continente in cui sperimentare la loro nuova arma letale. Una nazione uscita sconfitta dalla guerra e alla loro totale mercé era quel posto.
Perché sia stata scelta proprio Kassino, all’interno di quella nazione, vallo a capire. Forse per la sua posizione geografica, che fa si che l’aria e le nebbie vi ristagnino mefiticamente. Forse perché la collina di Montekassino offriva un ottimo sito per collocare il marchingegno che irrora di kassinina il paese sottostante.
Boh, non lo so. La mia è deduzione speculativa e oltre un certo limite non va.
Comunque ci sono riusciti. Hanno creato un mondo immobile, dove non accade nulla, un acquario senza pesci, una finestra affacciata sul nulla.
Sarà lungo le pendici di Montekassino, l’ordigno che diffonde la kassinina, o magari occultato tra le mura dell’abbazia ricostruita da Andreotti dopo che i liberatori l’avevano rasa al suolo, convinti com’erano che dentro vi fosse rintanato un manipolo di crucchi nazisti (invece c’erano
solo poveracci che cercavano riparo dai bombardamenti e s’illudevano che almeno li dentro sarebbero stati al sicuro. Macche).
Gli americani avevano bisogno di cancellare tutto e ricostruire. A modo loro. Installando nottetempo, per notti e notti senza luna, il loro armamentario, in qualche grotta incastonata nella collina o nella feritoia delle mura perimetrali del monastero.
Ogni tanto, d’estate, quando gli incendi devastano la collina di Montekassino, si sente deflagrare qualche vecchio residuato bellico. Questa almeno è la versione ufficiale. Ma io non ne sono tanto sicuro. Cosa c’è davvero dentro quelle bombe? Solo innocua polvere da sparo? Io presumo che ci sia anche la micidiale kassinina, messa lì dentro apposta per diffondersi nell’atmosfera anche attraverso questo astuto escamotage.
Ma quali sono, nello specifico, gli effetti della kassinina sulla psiche degli inconsapevoli kassinati? In base alla mia esperienza, posso riassumerli cosi:
1. acquiescenza e fatalismo;
2. conformismo civile e politico;
3. apatia e/o pressapochismo di sentimenti;
4. donne (tutte) che inspiegabilmente quanto ostinatamente si rifiutano di congiungersi carnalmente con il sottoscritto.
Ecco. È un mondo senza prospettive. Gelido. Impenetrabile.
Tuttavia io lo penetro. Perché devo essere uno dei pochissimi ad aver sviluppato una resistenza alla kassinina che lo mette al riparo dai suoi effetti più devastanti.
So di rischiare la vita ogni giorno. Già li vedo, nerboruti G-Men vestiti di nero che mi prelevano e mi trasportano oltreoceano per sottopormi a test ed altri innumerevoli esami volti a scoprire cosa mi rende diverso dai miei concittadini, cosa mi rende pressoché immune al veleno che pervade l’aria di questa landa irrecuperabile.
Per questo devo stare attento a passare inosservato. Devo uniformarmi alla massa, omologare i miei comportamenti a quelli di tutti. Pensare come pensano gli altri, agire come loro.
Anzi, restare immobile come loro.
È l’unico modo per fregarli. Mi adeguo. Sto al gioco senza sbavature, senza tentazioni, senza deviazioni. Se questo è il mondo immobile, io sono il re del mondo immobile.
«Hai da accendere?»
Maglione verde bottiglia, capelli corvini e lisci, sguardo furbo, Marlboro tra le labbra sanguinanti di rossetto.
E adesso questa chi è?

Come è nata l’idea di questo libro?
Rivedendo “A beautiful mind”, il film di Ron Howard. Mi è venuta l’idea di raccontare il disagio mentale da un punto di vista assolutamente inedito e un po’ misterioso.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Scrivere è come fare un viaggio, che può essere più o meno travagliato, ma l’importante è essere partiti.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
I minimalisti americani degli anni ’80 e in generale tutta la letteratura nordamericana.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nato a Roma, vivo a Cassino (FR).
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Nessun progetto per il futuro, mi godo il presente.
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