
Edito da Omar Costenaro nel 2021 • Pagine: 232 • Compra su Amazon
I gemelli hanno lasciato in eredità un nuovo mondo, la fine della grande guerra ha dato il via alla Quarta Dinastia, una nuova epoca dove i maghi sono ormai estinti, braccati e tartassati da una società che non accetta di convivere con un potere così grande.
Max, giovane stregone, che vive alla giornata, dal misterioso passato.
Iviv, uno spettro nero esiliato dalla sua gente per la troppa bontà.
Lara, esperta guerriera proveniente dall’antica Roart.
Un trio di mercenari uniti nella più difficile e pericolosa avventura della loro vita: rapire la figlia di Adodak, l’inflessibile re di Euphium.
La magia non è più solo un’antica arte da salvare, è la chiave che rivelerà i segreti del passato, guiderà i guerrieri nel presente e scriverà le storie future.

La grande avventura del giovane mago Max ebbe inizio il 2 febbraio, in un tranquillo anno 24.
Si trattava di un ragazzo dalla folta chioma bionda raccolta in un codino, dagli occhi azzurrissimi e dall’espressione sempre spensierata e allegra. In quell’istante stava camminando per le vie di Euphium, capitale del Continente Velato e sua dimora fin dalla nascita. Max amava l’eleganza, ma agli occhi di tutti sfoggiava un abbigliamento decisamente stravagante: indossava una camicetta nera, una cravatta viola annodata male e, per concludere, un paio di pantaloni stropicciati che cascavano su delle lucidissime scarpe nere.
Come ogni primo lunedì del mese si stava recando dal suo capo per accettare una nuova missione, il loro punto di ritrovo era una misera locanda nei bassifondi del paese; la sua mansione, infatti, non poteva definirsi del tutto legale. Abile guerriero e amico fidato, godeva di un certo rispetto tra il popolo e, mentre si avviava a destinazione con la sua camminata ondeggiante, rispondeva con gioia ai saluti che riceveva. Lo stesso non si poteva dire del suo rapporto con le autorità, in conflitto perenne.
Euphium non era molto grande ed era quasi impossibile perdersi. Alte mura la circondavano e la proteggevano dalla fitta nebbia che avvolgeva la regione. Per questo motivo quella zona geografica era stata denominata Continente Velato: un imponente e gelido deserto in cui trovava spazio soltanto la cupa foschia che si estendeva per centinaia di chilometri.
Il popolo di Euphium, da sempre conosciuto per la sua laboriosità, amava adornare l’esterno delle proprie abitazioni con colorati dipinti e sfavillanti bandiere per ravvivare il triste ambiente. Le case erano molto grandi e caratterizzate dalla presenza di numerose e minuscole finestre. Tramite un intricato labirinto di viuzze si poteva raggiungere con facilità la piazza centrale. In quella sezione circolare si riunivano i ragazzini per giocare, al centro di essa c’era un grande pozzo di pietra grigia. Da lì si poteva scorgere, sopra un’altura, il bellissimo castello dove vivevano il re Adodak, la regina Eveline e la loro primogenita: la bellissima principessa Alysia. La sua riservatezza e l’eccessiva possessività del padre facevano sì che nessuno in città la vedesse, se non durante le rare celebrazioni reali.
Max rammentava con occhi sognanti l’unico episodio in cui era riuscito a scorgere il suo viso tra la fitta schiera di energumeni che la scortavano circospetti, l’episodio era stato piuttosto buffo.
Come spesso gli accadeva, stava scappando dalla pattuglia reale per aver sottratto un prezioso cimelio a un ricco nobile. Per sua sfortuna, aveva scelto il giorno sbagliato per quella missione: il compleanno del re. La sorveglianza in città era ai massimi livelli e in breve tempo le guardie lo avevano scovato, nonostante gli innumerevoli giorni che aveva dedicato alla preparazione del colpo.
Nel momento in cui aveva quasi ultimato la sua fuga nei bassifondi di Euphium, aveva deciso di fermarsi in piazza, attirato dalla passerella reale. Doveva vedere Alysia a tutti i costi, non riusciva mai a resistere alla sua sete di curiosità, anche se spesso essa lo aveva cacciato in brutti guai.
Era riuscito ad avvicinarsi ai reali di soppiatto, muovendosi tra la folla e sfuggendo alla vista degli inseguitori, ma un bambino si era frapposto tra lui e la carrozza reale, cogliendolo di sorpresa. Il risultato? Era inciampato maldestramente cadendo ai piedi del re, della regina e della principessa.
“Prendetelo!” avevano urlato i soldati.
In quell’istante non era per nulla interessato alle guardie in avvicinamento, ma solo al ridicolo modo in cui si era presentato ad Alysia. Era davvero bella come dicevano tutti! Purtroppo aveva avuto appena il tempo di darle uno sguardo: i suoi lucenti capelli le scendevano sulle esili spalle incorniciando un viso innocente e aggraziato; due occhi marroni, vispi e leggermente a mandorla, accompagnavano un divertito sorriso.
“Almeno l’ho fatta ridere” sospirò Max, tornando con i pensieri alla realtà ed entrando nell’ostello.
Il Capo lo stava aspettando, seduto sul solito sgabello. Appena si videro, come di consueto, il suo superiore gli porse un foglio in cui erano specificate tutte le istruzioni del nuovo incarico e, una volta effettuato lo scambio, si allontanarono senza dire una parola, per non destare sospetti.
Il giovane furfante uscì dal locale e nell’incamminarsi lungo la via del paese osservò incuriosito il foglio.
“Caro ragazzo, oggi voglio affidarti un incarico molto importante, si tratta della regina Eveline in persona. Non tutti lo sanno, ma è gravemente malata.
Esiste però una pietra, l’occhio invisibile. Essa è in grado di guarirla. Tu non devi fare altro che trovarla. Inoltre ti darò anche l’occasione di conoscere la figlia della regina, la principessa Alysia. La ragazza possiede un grande potere magico, anche se nessuno ne è a conoscenza. Scoprirai che lei si rivelerà cruciale per il ritrovamento del cristallo.
Rapisci la principessa e trova la pietra, una cosa semplice per te. Ti pagherò molto bene, se riuscirai nell’impresa ti darò centomila far. Hai un mese.”
“P.S: chiama anche Iviv e Lara se ti serve aiuto.”
“P.P.S: il tempo fa riferimento soltanto al conseguimento della ricompensa, non avete vincoli per il ritrovamento della pietra, potreste metterci mesi!”
“P.P.P.S: forse in questo modo potrò esaudire la nostra antica promessa.”
Ignorò lo spropositato numero di post scriptum che il Capo amava inserire nelle sue lettere e rilesse più volte il messaggio. Non avrebbe mai pensato che la sua nuova missione coinvolgesse proprio la persona a cui stava pensando negli ultimi minuti, avrebbe potuto conoscerla sul serio, era al settimo cielo, ma allo stesso tempo era confuso. Quell’ultima fatidica frase sul foglio: la loro antica promessa!
Diceva sul serio? Ci aveva rinunciato da tempo.
Accantonò quel pensiero e tornò a concentrarsi sulla principessa, possedeva davvero dei poteri magici? Per quanto ne sapeva, il re era sempre stato un tenace nemico della magia, come poteva celare un segreto così grande al padre? Esisteva anche la remota possibilità che Adodak sapesse ogni cosa, ma che nascondesse al popolo le capacità di sua figlia. Di una cosa però Max era certo, si fidava delle parole del Capo, non si era mai sbagliato. Alysia era una strega.
A ogni modo, avrebbe chiarito i suoi dubbi molto presto. Ora il problema era un altro, ovvero riuscire a penetrare nel castello. La pericolosità della missione non lo spaventava e decise di andare a cercare subito gli inseparabili amici, lavorava con loro da circa sette anni e insieme non avevano mai fallito un colpo. Per un’impresa di tale portata il loro aiuto sarebbe stato fondamentale.
Mentre attraversava la piazza gremita di gente, li vide in lontananza e, senza pensarci due volte, urlò: “Ehi amici, abbiamo un lavoro! Dobbiamo soltanto rapire la principessa!”
I due lo fulminarono con lo sguardo, il suo comportamento a volte era fin troppo incauto, da vero ingenuo.
“Non cambierà mai, vero?” sbottò Lara.
“Non credo” sospirò divertito Iviv.
Iviv Astrol era un piccolo spettro nero appartenente a una razza aliena di stregoni proveniente da un pianeta lontano; un largo e spiegazzato mantello lo avvolgeva fino agli stivali e il suo volto era coperto da uno strano cappuccio a punta, all’estremità di esso brillava una piccolissima luna di cristallo, il simbolo del suo popolo. Sotto di esso, due luminescenti occhi scrutavano con attenzione ogni cosa. Abitava a Euphium da parecchi anni, dopo essere stato cacciato dalla sua comunità perché ritenuto troppo buono.
Lara Costearz, il vicecapo, era invece una tenera ma vulcanica ragazza dai capelli rossi originaria di Roart, una città poco lontana dal Continente; come tutti gli abitanti di quel paese era dotata di una lunga coda e di vistose orecchie a punta, ma la sua più grande dote era l’essere in grado di pilotare qualsiasi velivolo.
Max non lo avrebbe mai ammesso, ma non poteva vivere senza di lei, essendo lui negato alla guida di qualsiasi mezzo di trasporto esistente nell’universo, volante o non volante che fosse. Quindi con la magia di Iviv, l’abilità di Lara e la furbizia di Max, la squadra era al completo.
Il ragazzo infine li raggiunse, ma vedendo che i due amici continuavano a fissarlo senza aprire bocca, ripeté ancora una volta la missione. Ipotizzò che non l’avessero sentito, ma Lara lo interruppe.
“Credo che ormai lo sappia anche Adodak quello che dobbiamo fare” sussurrò, seccata.
“Mi sono fatto prendere dall’entusiasmo” ridacchiò Max.
“Quello che forse cercava di dire Lara è che accettiamo” intervenne Iviv in difesa dell’amico.
Non avevano altra scelta dopotutto, la loro attività mercenaria consisteva in un lavoro a tempo pieno. Nelle loro rapide menti i tre stavano già architettando un piano.
Il castello di Euphium era il più imponente di tutto il Continente, costituito da numerose torri merlate nella parte anteriore e in quella posteriore che si estendevano verso il cielo, era circondato da un meraviglioso giardino con siepi verdeggianti, statue preziose e fiori colorati. Ogni angolo del palazzo era sorvegliato giorno e notte da centinaia di guardie per garantire la protezione della famiglia reale.
L’unica informazione in possesso del trio era che le stanze della principessa si trovavano nella parte alta della fortezza.
Il palazzo poteva essere raggiunto solo grazie a un tortuoso sentiero in salita che conduceva ai piedi di un maestoso portone di legno. Ma naturalmente Max, Lara e Iviv avrebbero trovato di certo una via secondaria.

Come è nata l’idea di questo libro?
Essendo un sequel, l’idea è nata sia mentre scrivevo Gemini, il primo romanzo della saga, che nei mesi successivi all’uscita. L’idea era quella di creare un’altra storia in cui la magia e l’amicizia avessero un ruolo importante.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La fase più difficile, come spesso mi accade, è stata quella post-scrittura, cioè quella di revisione e di editing. Leggere e rileggere un libro per cercare errori o imperfezioni a volte diventa snervante.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Il mio scrittore preferito di questi ultimi anni è sicuramente Joel Dicker, punti di riferimento senz’altro la saga di harry Potter e il Signore degli Anelli.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Attualmente vivo a Marostica, una piccola città nel Veneto.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Continuare la stesura di questa saga e pubblicare un nuovo progetto sci-fi su cui sto lavorando.
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