Edito da Tiziano Brignoli nel 2020 • Pagine: 244 • Compra su Amazon
John F. Kennedy è stato l'emblema di un'epoca fugace e apparentemente intramontabile, di una generazione piena di speranza, ottimismo e profondamente radicata nel carattere dell'America dell'epoca. In questo saggio biografico, Tiziano Brignoli delinea l'aspetto caratteriale e umano di John F. Kennedy, ossia Jack, come veniva affettuosamente chiamato dalla famiglia e dagli amici. Un fratello competitivo, un figlio destinato a inseguire i sogni del padre, un marito complesso, un padre affettuoso e un amico leale e presente. Come l'autore ha scritto: "Jack Kennedy, più di tutto, vinceva sulla personalità." In questo saggio, Brignoli porta il lettore a conoscere la figura di Kennedy, fin dall'infanzia, gli anni di studio ad Harvard, la guerra, l'ingresso in politica e infine la presidenza, attraverso un racconto documentato con innumerevoli interviste storiche a parenti, amici, colleghi, lettere scolastiche e di famiglia, e documenti esclusivi forniti dalla John F. Kennedy Foundation e altre organizzazioni, molti dei quali mai pubblicati prima.
1
Introduzione
La mattina del 9 novembre 1960 la famiglia Kennedy era riunita a Hyannis Port, un piccolo villaggio di Cape Cod, una penisola a sud del Massachusetts. In quelle prime ore del mattino la piccola Caroline andò nella camera da letto di suo padre, saltò sul letto, gli picchiettò sulla spalla per svegliarlo e gli disse, “buongiorno, Signor Presidente”.1 John la guardò, le sorrise e la abbracciò. Quella fu la prima volta che qualcuno lo chiamò in quel modo, sua figlia, che seguendo il consiglio di mamma Jacqueline lo catapultò nella nuova immagine di se stesso.
In quello stesso momento, Ethel, la moglie di Bobby, stava preparando la colazione – caffè, uova e pancetta – per una dozzina di persone fra la famiglia Kennedy, gli amici e il più ristretto gruppo dello staff, che la notte precedente attese i risultati elettorali. Nel corso della mattina John portò Caroline a fare una camminata sulla spiaggia tenendola per mano e portandola per qualche momento in spalla. Poco dopo venne raggiunto da suo fratello Ted e da Jacqueline, e poi progressivamente dal resto della famiglia e da alcuni amici. Non c’era modo migliore, per i Kennedy, di festeggiare l’ormai certa vittoria elettorale che con una passeggiata sulla spiaggia e nella salata aria del mare di Cape Cod.
Dopo che tutti rientrarono, Jackie, una donna tranquilla, riservata e silenziosa rimase ancora per qualche minuto in spiaggia a camminare da sola, isolandosi nei suoi pensieri. Durante quei minuti sola con se stessa osservò prendere vita la magia del nuovo mondo intorno a sé. Quando rientrò in casa per la foto di famiglia insieme al nuovo Presidente-eletto, John percepì in lei il timore e la preoccupazione per la nuova realtà che era ad attenderli, così le parlò, la rassicurò e la abbracciò, quello era il loro momento. Poi le si avvicinò ulteriormente e le sussurrò nell’orecchio: “Vedi, loro sanno che non ce l’avrei potuta fare senza di te”.2
Seppur quello fra John e Jacqueline non fosse mai stato un rapporto facile, lui era senza dubbio orgoglioso di lei: orgoglioso del suo fascino femminile e della sua indipendenza come donna. All’esterno i loro sentimenti erano spesso rigidamente tenuti nascosti, ma nell’intimità delle loro parole e dei loro gesti i loro sentimenti erano reali.
L’America quella mattina si accingeva ad accogliere nelle proprie braccia le idee di un uomo che avevano radici nella sua infanzia e nel suo passato, del quale molti ricordi presero vita proprio a Hyannis Port. Durante la sua gioventù, John ebbe l’opportunità di sviluppare tre delle maggiori qualità che poi lo caratterizzarono come uomo. Una sempre più crescente ambizione, umana, sociale e solo successivamente politica, che si legava inesorabilmente a un’altra sua importante qualità: la capacità di sognare. Non ultimo per importanza, un profondo senso di idealismo che era fortemente radicato in lui. E’ partendo da queste tre caratteristiche che il suo carattere si sviluppò e cambiò nel tempo. Lo portò infine a essere l’uomo che avrebbe avuto, più di ogni altro, la straordinaria capacità di racchiudere all’interno di due sole parole – Nuova Frontiera – l’immagine di una nazione, desiderosa di cambiare e determinata nel farlo, verso un oceano di nuovi sogni, ideali e opportunità. “Nuova Frontiera” non era uno slogan – non soltanto questo quanto meno. Era l’essenza di John, trasmessa nella sua politica.
2
Una vita piena di ideali
E’ nella casa al numero 83 di Beals Street, Brookline, un vecchio quartiere residenziale di Boston, che il 29 maggio 1917, in una calda e soleggiata giornata di primavera, è nato John Fitzgerald Kennedy, chiamato amorevolmente dalla famiglia e dagli amici Jack. E lì, quando ancora nessuna poteva sapere o immaginare che in quella casa sarebbe cresciuto il futuro presidente degli Stati Uniti, nacque quello che sarebbe poi stato riconosciuto come il mito della Camelot moderna.
Il piccolo Jack amava leggere un libro nella sua cameretta al secondo piano della casa. Un libro che leggeva ancora e ancora, come un giovanotto, raccontò una volta sua madre Rose. Quel libro era Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda. Un testo che diventò con il tempo il preferito del piccolo Jack e che fece crescere in lui l’amore per la lettura, la poesia e la scrittura. Sviluppò inoltre in lui un’idealistica visione di se stesso e del mondo, e di se stesso nel mondo, che lo accompagneranno durante tutta la sua vita.
Si può pensare alla strada della vita percorsa da Jack come a un filo invisibile, che legava la sua gioventù al suo futuro, e la sua essenza come uomo al suo passato. Ciò che lui fu da ragazzo lo portò a essere l’uomo che poi divenne, ma l’uomo che era, e il ricordo dell’uomo che il mondo contribuì a creare, nacque molti anni prima.
Perfino nella sua gioventù, quando la magia della presidenza era anni lontana, Jack è sempre stato un bambino, e poi caparbio ed entusiasta giovane uomo, pieno di quei sogni che spesso i libri portano con sé. Cercava in essi la magia del fascino della Storia. Jack Kennedy, più precisamente, nei suoi libri cercava la più profonda parte di se stesso, ed è in questa immagine, contenuta nel rullino della sua storia, che si può raccontare la sua infanzia. “Devi pensare a lui come a questo ragazzino, malato per la maggior parte del tempo”, ricordò Jacqueline pochi giorni dopo la morte del marito, “leggendo a letto, leggendo la Storia, leggendo i Cavalieri della Tavola Rotonda, leggendo Marlborough. Per Jack, la Storia era piena di eroi… Jack aveva questa eroica idea della Storia, una visione idealistica”.1
Come è nata l’idea di questo libro?
Sono sempre stato appassionato della figura di John F. Kennedy, prima ancora di conoscere la sua politica. La sua retorica, il suo modo di vestire sportivo e all’avanguardia per l’epoca, il suo umorismo e il suo rapporto con Jacqueline. Così, quando presi la decisione di scrivere un libro, non ebbi alcun dubbio che avrei raccontato di Kennedy, concentrandomi prevalentemente sull’aspetto umano e caratteriale, piuttosto che semplicemente su quello politico, di modo da permettere ai lettori di conoscere anche la parte più intima e privata di questa importante figura storica.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La stesura del libro ha richiesto un anno e mezzo, durante il quale ho trascorso giornate intere, e infine mesi, cercando, visionando e traducendo centinaia di documenti presenti negli archivi nazionali, leggendo decine di biografie, e contattando librerie e associazioni varie. È stato un lavoro di ricerca davvero importante, ancora più che di scrittura. Ma la passione, sia per l’argomento, che per la scrittura stessa, mi ha spinto ad andare avanti. Successivamente al primo anno e mezzo, è passato un altro anno circa correggendo il testo, limando dettagli, rendendolo il più fluido possibile.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Uno dei miei autori preferiti è F. Scott Fitzgerald, di cui ho anche scritto a riguardo. Non amo solo la sua letteratura, dai connotati poetici e dalla prosa intensa, ma anche la sua vita, il suo rapporto con Zelda, e come esso definì anche la sua letteratura. Più in generale, a parte Fitzgerald, non ho autori che sento mi rappresentino particolarmente, bensì degli argomenti. Amo leggere prevalentemente saggistica, e apprezzo particolarmente la lettura di biografie storiche o di argomento sociali.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Attualmente vivo in un piccolo paesino agricolo dell’alta bergamasca, immerso fra le montagne, che è anche il mio paese natale. È un luogo che mi ha anche ispirato e continua a ispirare la mia letteratura.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Mi piacerebbe continuare a scrivere biografie (attualmente ne ho scritte tre), sia politiche che su personaggi storici. Ma anche continuare a dedicarmi alla narrativa, specialmente con nuove collezioni di racconti (ne ho già scritte due) che è uno stile letterario che amo particolarmente. A lungo termine mi piacerebbe fondare una rivista letteraria o aprire una libreria indipendente.
Lascia un commento