
Edito da Massimiliano Alessandri nel 2021 • Pagine: 309 • Compra su Amazon
La classe dirigente della Seconda Repubblica. Responsabile di tanti sfaceli, causa delle sofferenze di milioni di italiani, e pressoché mai condotta a rispondere dei propri atti, in una sorta di impunità di cui, da sempre, gode il Potere.
Ma tutto ciò che facciamo è destinato a ritornarci indietro, in un modo o in un altro. E nessuno è eterno, ed ognuno è chiamato a fare i conti, prima o poi, con il proprio debito karmico.
E se a costoro toccasse perciò, un giorno, di reincarnarsi nelle sembianze di insetti ed altre creature altrettanto sfortunate, trovandosi così a scontare le loro malefatte dovendo subire ogni sorta di prevaricazione, in un inesorabile contrappasso di matrice dantesca?
Un racconto di fantasia ambientato in un immaginifico futuro, nel quale nessuna delle circostanze narrate può dirsi puramente casuale.

Sic transit gloria mundi, recitava d’altra parte l’epitaffio che aveva dedicato ad un celebre tiranno nordafricano, suo caro amico. Ed altrettanto passeggera era stata la propria esperienza umana, giacché anche lui tecnicamente mortale, a dispetto di quella che poteva essere l’opinione del suo medico personale. Ma seppur oggi costretto nelle dimesse spoglie di un anonimo suinetto d’allevamento, almeno qualcosa non poteva, tuttavia, essergli negato: tornare a calcare le scene di quel Paese che tanto egli dichiarava di amare. Poiché quella, e solo quella, era sempre stata in definitiva la sua patria, quantunque avesse in ultimo, allorché la giustizia terrena gli aveva alfin presentato il suo inesorabile conto, finanche vagheggiato di abbandonarla: e dopo essere qui giunto dall’algido settentrione d’Europa assieme a decine di altri maialini da poco svezzati come lui, più che naturale è dunque che sarà questo il luogo ove verrà, al pari di un tempo, allevato e pasciuto.
Non sempre capita, ad ogni modo, di ritrovarsi ad affrontare l’avventura della vita partendo da una posizione di vantaggio, né di nascere nel posto giusto, al momento giusto. E più non gli sarà dato quindi di potersi affermare tra i lustri di quella città da bere che tanto gli aveva portato fortuna: bensì dovrà contentarsi di crescere in un’assai più anonima porcilaia sita all’estrema periferia nord di Piacenza, laddove l’Emilia si congiunge con la Lombardia, non proprio il massimo dell’attrattiva. Ma per quanto lontani appaiano i tempi in cui poteva dilettarsi con i suoi ospiti in divertenti serate contornate da spettacoli di burlesque, parimenti ora gli pare di percepire attorno a sé un’atmosfera di festa; ed a tutt’oggi incentrata sull’entità dei propri attributi, i quali — ancorché palesemente acerbi — già suscitano i vivi complimenti di tutti i presenti.
«A l’è ammò sì picul, e varda già ca bel pistulin!» esordisce difatti Niccolò da dietro i suoi folti baffoni alla Stalin, scimmiottando la parlata di quei luoghi che avevano, tanti decenni prima, dato i natali a quel simpatico porcellino.
«Questo qui lo destiniamo alla monta!» gli fa eco allora ridacchiando il suo socio in affari Giorgio detto Tommaso, in piedi di fianco a lui, il quale declama poi istrionico: «Dick, ’o sciupatroie!» unendo un tocco di slang e meridionale ardore.
Ed ecco che una soave voce concorre a riportare il nostro ai fasti di un tempo: «Papi!» cinguetta infatti con accento napoletano una ragazza bionda, formosa e dalle labbra carnose, appena giunta nei pressi del suo box. Ed è senz’altro vero che il nostro non può,
nemmeno alla lontana, immaginare quali non proprio lusinghiere frequentazioni rievochi ancor oggi quel tenero nomignolo ad un orecchio smaliziato. Ma benché manchino ancora svariati mesi alla sua piena maturazione sessuale, lesto egli si rizza egualmente tutto
eccitato, e prende a seguirla trasognato con il suo sguardo porcino, mentre sfila accanto a lui facendo ondeggiare le sue sovrabbondanti tette: letizia dei suoi occhi! Questi partenopei, sì che sono tosti: mica come gli abitanti di quella metropoli del Sud in cui gli era toccato trasferirsi per lavoro, messa su da quei due tontoloni di Romolo e Remolo! E con una così, davvero si troverebbe a proprio agio ovunque, persino su un’isola deserta; sebbene, si debba concordare come ella appaia alquanto giovane, pur non essendogli dato — oggi come allora — di sapere quanto. Giacché era stato uomo di grande educazione, il quale sapeva benissimo che alle signorine, non si chiede mai l’età. Non sta bene. Né alcuno, d’altra parte, le obbligava ad andare con lui, ancorché allorquando questo avveniva, non lo si poteva poi certo tacciare di ingratitudine, dal momento che tutti conoscevano la sua generosità, avendo egli aiutato — come noto — tante famiglie; purché tenessero la bocca chiusa.
Tuttavia, quantunque quella tipa sia indiscutibilmente una figa di prim’ordine, or ora che ci pensa, non ricorda in effetti di averla
ordinata lui. Ed anche nella sua trascorsa esistenza, era d’altronde raro che una donna gli girasse intorno senza che l’avesse pagata, per quanto sostenesse con fierezza l’opposto. E dunque, che cosa ci fa là? E quell’omone grassoccio e unto con le bretelle accanto a lei, che nemmeno somiglia a quell’altro famoso giornalista televisivo, che foraggiava a suon di milioni…
D’un tratto il corpulento Tommaso abbraccia quindi forte la figlia, la quale imbocca subito dopo le scale apprestandosi a salire al piano di sopra, seguita a ruota dal padre; sicché al nostro povero maialino non resta che contemplare assorto, geloso ed impotente, le prorompenti grazie di quella dorata e sinuosa rubacuori a lui oggi, ahimè, negata.

Come è nata l’idea di questo libro?
Dall’osservazione quotidiana e meticolosa della cronaca del ventennio 1994-2014, e del comportamento e delle affermazioni spesso oltre ogni limite di decenza dei nostri politici ed altri personaggi di potere. Il mio desiderio è stato illustrare nel dettaglio, anche per chi leggerà il libro in un futuro lontano, quello che è stata l’Italia in quegli anni e soprattutto la mentalità dei suoi abitanti.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Il libro ha richiesto più di otto anni tra la prima stesura e le successive revisioni. La difficoltà principale è stata partire dagli episodi e dalle affermazioni da me raccolte da giornali e siti web per poi costruire, sulla base di esse, una storia coerente e verosimile. Ho dovuto altresì svolgere un rigoroso fact-checking in modo da essere certo che determinati atti, frasi o comportamenti fossero attribuibili con certezza ad un dato personaggio. Inoltre ho dovuto documentarmi sul funzionamento delle varie tecnologie menzionate ed accertarmi della correttezza delle numerose espressioni dialettali utilizzate nei dialoghi.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Il meccanismo del contrappasso unito alla condanna morale dei potenti si rifà alla Commedia di Dante Alighieri, così come l’alternanza tra toni aulici e volgari assieme ad un certo uso di toscanismi e parole volutamente arcaiche e desuete, da me utilizzati con intenzione sarcastica ed irrisoria. Il modo di raccontare la triste realtà contemporanea mischiandola ad elementi fantastici in chiave di favola, tra animali senzienti e personaggi umani grotteschi, mi è stato invece ispirato dalla lettura dei romanzi del grande Stefano Benni.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Sanremo dal 2005. Precedentemente ho vissuto nove mesi a Menton e fino all’estate del 2004 a Roma, città in cui sono nato.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Un seguito del romanzo con una seconda metempsicosi degli spiriti dei politici e degli altri personaggi pubblici che si sono distinti durante la pandemia per la loro arroganza, prepotenza ed ambiguità ideologica. Inoltre sto lavorando ad un saggio per illustrare la strategia ZeroCovid seguita dai Paesi dell’Estremo Oriente e che in Occidente è stata vista come un vero e proprio tabù, al punto da essere rifiutata da chiunque e non essere minimamente menzionata dai principali media.
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