
Edito da PresentARTsì nel 2019 • Pagine: 246 • Compra su Amazon
Dopo tante scoperte sulla propria famiglia di streghe, e non solo, Brunella ha una nuova missione personale da compiere, sulle tracce delle due gemelle annunciatrici di sventure sul lago di Garda, Les Eguales, e delle misteriose Anguane Nere.
Mentre un ammaliante e pericoloso corteggiatore insidia la sua storia con il carabiniere e templare Cristian, nella magia dell’attesa di Imbolc la ricerca porterà Bru da Manerba fino a Tenno e a Lazise, ma anche tutto attorno al lago lungo le vicende di coloro che, secondo una paradossale leggenda, tra la Lugana, Sirmione e il Lavagnone sono stati amanti: il poeta Catullo e la regina Adelaide di Borgogna, vissuta mille anni dopo di lui.
Da Catullo a Gabriele D’Annunzio, dal periodo romano all’Alto Medioevo, dall’epoca d’oro del Vittoriale fino a quella contemporanea: con “La leggenda degli amanti del lago” la cronaca delle donne magiche del lago di Garda, la “Saga delle Streghe Quinti”, discendenti dal poeta Catullo e dalla sua amante Quinzia, giunge al terzo capitolo, in un crescendo di colpi di scena che accompagneranno Brunella a scoprire non solo nuovi segreti della sua famiglia ma anche i lati più oscuri della sua anima e delle leggende del lago di Garda.

Prologo
Azzurro
Rocca di Manerba, gennaio 2005
Un tempo, attorno al lago, raccontavano che le streghe provocassero i temporali, e che lo facessero per mettere in difficoltà i bravi uomini e le brave donne, come i pescatori e le loro pie mogli.
Chissà se è mai stato davvero così… ma io ne dubito.
Credo, invece, che le streghe provocassero i temporali semplicemente perché a loro piacevano e, soprattutto, per quella meravigliosa sensazione che essi lasciano sulla pelle e negli occhi, ripulendo l’aria dalla polvere e dalla paura della tempesta.
Il cielo, qui e in ogni dove, non è mai così terso e così azzurro come dopo un fortunale. A me piace, in quei momenti, andare a passeggiare sulla spiaggia, sotto la Rocca, per ascoltare il respiro affannato dell’acqua che sbatte sulla stretta battigia, lasciando che le onde fredde mi bagnino i piedi e mi accarezzino le gambe. Anche ora, con il suo gorgoglio, il lago buca i miei pensieri, come il vento buca la roccia.
Solo chi conosce questi luoghi, sa che in qualunque mese il lago può urlare in tempesta o stregarti gli occhi di azzurro. Che sia luglio o gennaio, aprile oppure ottobre, non esiste regola per la quale il celeste di una stagione sia più brillante di quello di un’altra.
E quindi, anche in questi giorni d’inverno, in prossimità della rinascita di Imbolc, quando la natura accenna i primi segni di risveglio e di arrivo della primavera e la Grande Dea cristiana Maria, di nuovo pura a 40 giorni dal parto, può ripresentarsi al Tempio per la festa della Candelora, il sotto Rocca mi accoglie avvolto da un cielo turchese, pulito e luminoso.
Mentre l’acqua gelida sferza le rocce vicine alla riva e bagna le pietre sulla spiaggia, ogni pensiero è libero e vaga sospeso, un po’ nell’aria e un po’ fra le ondicelle increspate.
Oggi però lo sguardo si rivolge all’orizzonte. È laggiù, al di là del lago, che tutto è cominciato. Non sarei qui, in questo giorno, se due anni e mezzo fa un fatto misterioso, che mi hanno spiegato solo qualche giorno fa, non si fosse portato via mia madre Virginia e, con lei, i segreti della famiglia Quinti che, forse, mia nonna Elide le aveva rivelato.
Nessuno probabilmente potrà mai raccontarmeli tutti, ma ad aiutarmi a scoprirli non poteva che essere la figura incantevole che ogni volta, nella mia vita, ha sconvolto e dato un nuovo senso alla mia esistenza.
Tuttavia non è Garda, la ninfa regina del lago, che si presenta a me ora, in questo frangente. È colei che adesso vive fra gli uomini, ma le cui sorelle risiedono tuttora più in profondità nell’ombra, esiliate dal grande bacino azzurro e perciò sempre pronte a celarsi tra i canneti e nei luoghi più acquitrinosi.
Anguane.
Così vengono chiamate anche nelle cronache antiche del lago, dove le leggende narrano che da sempre danzino nude sotto le stelle, a volte richiamando i pescatori che nelle ultime ore notturne escono in barca per essere pronti a pescare con le prime luci dell’alba.
Oggi si confondono tra la gente.
Le anguane hanno aspetto umano, sebbene non riuscirete mai a veder loro le mani. Le copriranno sotto maniche lunghe, o con dei guanti, o troveranno la postura giusta per tenerle camuffate. Sanno che qualunque persona, osservandole, sarebbe curiosa di conoscere il perché della loro forma, soprattutto della pellicina che pende tra le loro dita, simile a quelle che si possono ritrovare sulle zampe delle anatre o dei cigni del lago, dai quali, peraltro, una leggenda afferma che discendano.
La sua voce è piena di acqua e di azzurro, quando si rivolge a me.
«Ciao Brunella. Tua madre mi ha parlato di te… Desideravo tanto incontrarti».
«Ciao Dora».

Come è nata l’idea di questo libro?
Questo libro nasce come terzo capitolo della mia saga di streghe, ispirata alle leggende del lago di Garda e alle storie dimenticate di donne del passato. In particolare, in questo romanzo, ho voluto omaggiare le misteriose figure femminili attorno al lago come le anguane e la figura della regina Adelaide di Borgogna, di cui ricostruisco le vicende vissute nella terra di Lugana. Inoltre è anche il proseguio e la conclusione delle avventure della mia protagonista, Brunella, che dovrà far fronte a tutto ciò che è rimasto in sospeso nella mia vita. Ma l’omaggio che faccio con questo libro è anche al lago letterario, da Catullo a D’Annunzio: penso che sia una lettura molto particolare.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Devo dire che è stato più difficile progettare tutta la saga che non questo singolo romanzo: questo libro è venuto fuori in modo abbastanza naturale, anche perché è la conclusione di un lungo percorso come autrice e come studiosa di leggende.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
In primis mi piace citare Anne Rice, perché la sua saga di streghe ambientata a New Orleans mi ha originariamente ispirato l’idea di una saga di streghe ambientata sul lago di Garda; poi devo citare sicuramente Stephen King e H.P. Lovecraft, oltre a Peter Straub che ha contribuito tantissimo al mio primo romanzo, “Il Sigillo di Sarca”.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo vicino a Mantova ma ad avermi influenzata è stata la casa di famiglia a Manerba del Garda: non avrei conosciuto certi luoghi se non fossi per metà bresciana e gardesana.
Dal punto di vista letterario, quali sono i vostri progetti per il futuro?
Avendo appena finito la mia prima saga al momento sto riordinando le idee, mi piacerebbe lavorare a un romanzo autoconclusivo prima di iniziare un altro seriale che ho già in mente. In più ho alcuni progetti per dei saggi, su vari argomenti legati alla storia e al folklore, italiano ed europeo.
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