Edito da Macchione nel 2021 • Pagine: 168 • Compra su Amazon
Pensieri e parole. Ricordi. Riflessioni. Lo sguardo curioso di una bambina sul mondo, sulla realtà che via via le si disvela. Lo sguardo affettuoso, dolce e compassionevole, di quella bambina - oggi donna e madre - intorno a sé, alle persone del suo mondo. Un elogio alla lettura, specie quella intima, raccolta e “goduta” a partire dalle primissime letture come le fiabe ed i racconti ricevuti nel primo tempo della vita.
Tramite un linguaggio semplice e brioso, ma sempre dotato di un suo particolare accento musicale e ritmico, vengono a disegnarsi una serie di personaggi: da un tenero padre malato a un figlio nell’ingresso dell’adolescenza e altre persone che hanno lasciato una traccia sia nell’animo di quella bambina, che della donna di oggi. E, nel mezzo, l’Autrice con un lavoro affascinante e coinvolgente, fatto di incontri con individui fragili, quanto preziosi, che si muovono in un suo popolato e variegato microcosmo.
Dalla signora Iole con il suo “giardino con fiori”, al rude e devotamente caro Signor Mardioli e i suoi numerosi figli, alla tenera Aina e la sua mamma, al simpatico ragazzino Emanuele, dal “bimbetto agitato”, ma anche la badante Oleksandra, l’assistente d’ospedale, o la piccola Emily e la tenera cagnolina Laky. Perché non ci si trovi fermi in un “giardino senza fiori”, ma sotto un cielo carico di piccole e grandi stelle.
Un libro dedicato e pensato soprattutto per un poco lettore o colui che lo è diventato per i motivi più diversi. Un dialogo che intriga e conduce il “rinnovato lettore”, lietamente alla conclusione del libro. Un dialogo come tra vecchi amici e che magari, in fondo, suggerisce una lettura più riflessiva sui veri valori della vita e delle persone.
Tale stato d’animo (e di corpo, di voce, di sguardo), proveniva – si pensa – da un inesauribile desiderio di catturare il mondo… i suoi abitanti e tutto quello che facevano!
Ma ciò, per il bimbetto agitato, non era sempre così semplice da governare: cose meravigliose – e ai suoi occhi quasi soprannaturali – scorrevano davanti a lui, a partire dal trillo della sveglietta coniglio azzurra di primo mattino, insieme alla calda carezza della mamma al risveglio, per poi accedere ai multicolori della scuola d’infanzia, agli amichetti che apparivano alla spicciolata e che – chi più chi meno – promettevano comunque una sicura alleanza di gioco fin dal primo sguardo.
Per non parlare dell’allegro chiasso del momento merenda, e a ciò che oggi lo aspettava (per adulta promessa di mamma e papà!) dopo la scuola!!
Capitava spesso, pertanto, che, alla scuola d’infanzia, al bimbetto agitato venisse affiancato il bimbetto tranquillo, con l’esito finale che quest’ultimo ne uscisse altamente turbato (e non sempre era prontamente disponibile chi potesse spiegare o consolare), mentre il bimbetto agitato (che di tutto aveva fatto per “accendere” un po’ la situazione), venisse sonoramente sgridato o messo a starsene seduto fermo sulla panchetta: rimedio ai suoi occhi incomprensibile e insensato… quanto mettere del sale sul bignè! Accadeva così che, nella testolina del bimbetto agitato, già un po’ provata dal lavorio aggiuntivo che, ancora una volta, la maestra, “proprio a lui” aveva assegnato di badare al bimbetto tranquillo, e quindi doversi contenere un sacco, e ridere un po’ meno con gli affezionati Leo e Gabriel (che, nel frattempo le maestre avevano esiliato, come lui, in altra sezione), si agitava l’inquietudine del “ma perché”, del “non è giusto”… (del resto assai comuni alla sua età).
All’uscita della scuola, la mamma del bambino agitato e la mamma del bambino tranquillo, notando che i due figlioletti erano, il primo un po’ più agitatello e sfuggente del solito, il secondo un po’ più silenzioso e triste del solito, chiesero entrambe spiegazione alle maestre.
Fu così che le due mamme si sentirono inadeguate e preoccupate e non riuscirono, come gli altri giorni, a chiacchierare felici con il loro bambino durante il ritorno a casa.
Con un nodo nel cuore e lo sguardo basso, imboccarono immediatamente i sentieri verso casa, nonostante, alle quattro, il sole fosse ancora nitido su nel cielo.
Ma per il bimbetto agitato e per il bimbetto tranquillo, appunto, la giornata non poteva finire lì… e scesero entrambi nei cortili delle loro case.
Dalla finestra della cucina, poco più tardi, la mamma del bimbetto agitato lo vide, scoppiettante di gioia e polvere mentre rincorreva la palla, ginocchia nere e già sbucciate, in un improvvisato e urlante torneo di calcio con i due “vecchi amici” del cuore… mentre la mamma del bimbetto tranquillo pianse, ma adesso di gioia, nello spiare, fra le tende, il suo bimbetto tornato a sorridere caldamente, perché vincitore di una sfida di Memory a tavolino con il tranquillo Giorgio, che abita con mamma e papà appena sotto, al primo piano.
Mi piace l’odore della nebbia. E non so bene perché, dal mo- mento che, soprattutto quella di oggi, viaggia in coppia allo smog.
Qualche giorno fa, emersa fuori con delicatezza dalle stanze della memoria, mi sono rivista: è inverno, sto andando a scuola, nei miei primissimi anni di scuola.
Abito infatti, con i genitori e mio fratello, nel centro di Brescia, dove sono nata, prima dunque del nostro trasferimento in periferia.
La scuola è a circa ottocento metri, a sinistra, dopo aver per- corso l’ultimo tratto di – ai tempi già densamente percorsa e trafficata – via Milano.
La mamma, dopo averci raccomandato il burro-cacao e appena prima di salutarci, annoda a me e a mio fratello l’enorme sciarpa a scacchi di lana a frange, che subito sento avvolgermi decisa, le guance e le labbra.
Scesi poi dal quinto piano del condominio, cammino ora dietro a mio fratello, attenta a mantenermi nella fila di bambini che si forma alla spicciolata, sullo stretto marciapiede che forma il ponte del fiume Mella.
Automobili e altri mezzi voluminosi e scoppiettanti, ci superano a fianco.
Camminando, vedo pressoché soltanto (a eccezione dell’orlo della sciarpa che ora tende a salirmi fin quasi alle palpebre), la cartella che saltella sulla schiena di mio fratello, che mi precede appena.
Ed inspiro, così coperta, il mio fiato tiepido che sa di nebbia e di quella lana bucherellata e umida. E un po’ trattengo dentro di me questa sensazione di casa e mamma, contrapposta a quella fuori, fatta di freddo pungente e fumi.
A ripensarvi ora, la mia non era certo una situazione ideale: camminavo a bassa altezza sul marciapiede, e chissà che quantità di polveri e gas mi tiravo in corpo!
Ma ero appena agli esordi della mia storia, era il mio mondo, non ne conoscevo altri…
Sarà per questo, che tuttora amo l’odore della nebbia, seppur mi manca un po’ quella enorme sciarpa in lana leggera, che, con il burro-cacao e la coltre nebbiosa di fuori, scriveva una sua storia tutta speciale.
Come è nata l’idea di questo libro?
Da diverso tempo desideravo scrivere, ma so bene che tante, forse troppe, persone lo fanno e, non tutti con, a mio avviso, la necessaria competenza e sensibilità. Per me scrivere non è uguale a parlare… la parola scritta (sempre a mio parere) deve essere pensata, curata, procurare interesse ed emozioni nel lettore. Quindi mi sono un po’ “trattenuta” dal farlo… finché, quasi urgente.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Le mie altre occupazioni nella vita mi hanno portato a scrivere in brevi pause di tempo libero o la domenica, e questo, oltre – naturalmente – un piacere è stato talvolta un sacrificio (seppure dopo tutto e via via procedendo si rivelava più un “sacrificio” dovermene staccare che continuare la scrittura per portarlo a termine!).
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Fedor Dostoevskij, Primo Levi, Eugenio Montale, Muriel Barbery.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
In provincia di Brescia, vicino al lago di Garda; sono bresciana e ho vissuto nella città prima di trasferirmi poco distante.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho già iniziato un’ altra mia opera, dedicata ad un ampio pubblico di lettori, sempre tesa a sottolineare il valore della persona umana, e specialmente di chi, per sua sfortuna non parte avvantaggiato, ma poi, troverà un felice e valoroso riscatto nella vita. Una bella storia di una ragazzina… spero piacevole e (magari) anche un po’ utile!
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