
Edito da Desiree Cozzi nel Aprile 2020 • Pagine: 144 • Compra su Amazon
Luisa vive in un appartamento sito nella periferia di una città vicina alla Capitale.
Ogni giorno deve fare i conti con la sua ossessione, quella di diventare una persona ricca e "potente".
Odia tutti e tutto.
Ha una sola amica e deve ancora finire l'ultimo anno di liceo.
La sua vita verrà stravolta una mattina da due uomini adulti, appartenenti alla malavita, la stessa malavita che logora quella città e anche la Capitale.
Per ottenere quello che possiedono questi due uomini lei farà cose che non sapeva di essere capace di fare, fino ad arrivare a perdere tutto quello che ha di più "caro".
Riuscirà a conquistare tutto quello che ha sempre desiderato dalla vita?Libro non autoconclusivo.
Contiene scene di sesso esplicite, volgarità, droga e violenza.
Si consiglia la lettura a un pubblico adulto.

Si ripete continuamente che si sente stanca e non riesce a trovare nessun tipo di stimolo.
Osserva le luci della sua città, la più strana al mondo e odia il suo fetore.
Molti anni prima viveva nella capitale. Ora vive in un appartamento schifoso e sporco. Non riesce a capire come può essersi ridotta in quel modo. Deve oltretutto sopportare anche l’ignoranza della gente di quella piccola città.
Quei pensieri e quella maledetta sensazione la tormentano dal mattino alla sera.
Continua a guardare la strada e le luci lontane. Vorrebbe gettarsi giù da quel quinto piano.
Il palazzo davanti a lei non dista molto; la sua struttura ha una forma architettonica ad alveare, dove ognuno può spiare l’altro.
Apre la finestra in mutande e reggiseno.
Un uomo la spia puntualmente dai buchi della propria tenda di casa.
Luisa sorride e pensa: “Porco ti stai facendo una bella sega!”.
Lei vorrebbe mettersi una mano nelle mutande e fargli credere il “mondo”, sperando di provare un brivido di eccitazione.
Lei continua ad osservarlo.
Lui ha aperto la sua finestra e ridendo si asciuga le mani sul pigiama.
Luisa gli fa leggere lentamente il suo labiale:
«P-O-R-C-O G-O-D-I!».
Lui le mostra il dito medio.
Lei lo osserva pensando: “Bravo, bravo. Se lo becco a sto porco di quarant’anni gli taglio il cazzo!”.
Una voce la distoglie dalla magia perversa della sua mente. Quella voce è di sua madre che le sta dicendo: «Ti muovi cazzo! Devo lavorare!».
Luisa guarda sua madre con odio e le risponde: «Vado, vado a scuola mamma, tranquilla!».
La madre di Luisa la osserva con gli occhi pieni di vergogna. Per lei la figlia è nata “storta” nella testa e neanche tutte le botte del mondo l’avrebbero mai fatta raddrizzare.
Da quando il padre non vive più con loro, la madre è diventata pazza.
Il padre è scappato con una troia di trent’anni.
Luisa si è convinta che quella ragazza ha fatto perdere la ragione a suo padre e il significato della parola “famiglia”.
Lei e sua madre non hanno più nessuna notizia di lui ormai da anni, così come i soldi del mantenimento.
Luisa non è mai riuscita a dare nessuna colpa al padre, anzi, lo ammira. Lui invece non prova sentimenti d’amore per nessuno e vive solo per se stesso.
Lei è una fusione tra il padre e la madre, troppo sentimentalista e frustrata.
Come ogni giorno, Luisa esce di casa senza fare colazione, preferisce le sigarette a digiuno. Chiude il portone di casa e non rivolge neanche un saluto a sua madre. Poi prende l’ascensore, vecchio e lento, per scendere al piano terra. Apre la porta e vede i soliti coglioni, sempre pronti a spacciare droga e rompere il cazzo a tutti.
Uno di loro la tira dal giaccone e le dice: «Bella, aspetta, ‘na botta la vuoi?».
Luisa si gira per sputargli addosso e si ritrova con il viso rivolto dall’altra parte. Accusa un dolore fortissimo. Il rossetto le sporca tutta la guancia sinistra e le viene un terribile dolore allo stomaco.
Uno schiaffo così neanche il padre si era mai permesso di tirarglielo.
Lei mette lentamente lo zaino per terra, guardando quel “coglione” che ride, mentre si pavoneggia con i suoi amici.
Luisa lo sfida con lo sguardo, mentre la “rabbia” e l’odio assalgono la sua mente. Percepisce il sudore scendere lungo la sua schiena. Le sue ascelle sono bagnate e il maglione si sta attaccando alla sua pelle. Poi avverte salire l’adrenalina nella sua mente come se fosse una droga potentissima. Ama quella sensazione emotiva.
Lui prende il viso di Luisa tra le mani dicendole: «Imparato la lezione troietta?».
Luisa inizia a sorridere e gli risponde: «Certo! Dammi un bacio, così mi passa tutto!».
Il ragazzo si avvicina per farlo e lei gli tira una ginocchiata dritta tra le gambe.
Lui si accascia per terra.
Lei si allontana mentre gli altri lo aiutano.
Il pullman è arrivato.
Luisa intuisce che quello è il momento di scappare veramente. Prende lo zaino da terra e sale velocemente sul pullman. Mentre i ragazzi la guardano nervosi, lei li saluta con la mano ridendo.
La gente sul pullman la guarda schifata, come se fosse un mostro.
Luisa si crea spazio tirando diverse spallate ad alcune persone e poi si siede.
Tira fuori dal suo zaino lo specchio e si sistema il rossetto. Si sente osservata e si gira per guardare il vetro accanto a lei. Prima legge alcuni graffiti dei vandali, poi la sua attenzione cade su una macchina nuovissima tirata talmente a lucido che riflette le nuvole, mentre avanzano veloci nel cielo.
Luisa pensa: “Non avrò mai tutti quei soldi per permettermi una macchina così! Che vita di merda!”.
I vetri dell’auto sono oscurati. Si riesce a intravedere a malapena la sagoma di due persone.
Lei osserva una mano appoggiata al vetro del finestrino, lato passeggero, che tiene tra due dita una sigaretta. L’uomo indossa un orologio in oro. Luisa avverte un’altra volta quella sensazione di odio, disperazione e confusione, così proprio in quel momento decide di non entrare più a scuola. Non ne ha voglia e vuole girovagare per la città.

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea nasce dalla voglia di raccontare una storia di mafia, vista attraverso gli occhi di una donna ed esponendo tutti gli aspetti più cruenti della criminalità organizzata anziché i romanticismi, senza risparmiarsi nulla, cercando di dare quanto più possibile un aspetto realistico alla storia, anche se personaggi e luoghi sono di fantasia.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Non è stato per nulla difficile creare questo primo volume perché le idee non mancano, è stato abbastanza difficile, ma allo stesso tempo gratificante studiare ogni minimo dettaglio riguardo l’editing, come ad esempio la grafica, i caratteri, le impostazioni di pagina, le spaziature, la sintassi, ecc… essendo stato autopubblicato. Per questo devo ringraziare la piattaforma di Amazon KDP semplice e intuitiva.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
I miei autori di riferimento sono stati Giuseppe Fava, che ha scritto “Gente di Rispetto” nel 1975, ma anche Luigi Natoli (W.Galt) con I Beati Paoli del 1971. Due grandi romanzi che porterò sempre nel mio cuore e che conserverò con cura nella mia libreria.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho sempre vissuto a Roma.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Tra i miei progetti c’è, senza ombra di dubbio, quello di portare a termine la serie “Tre Vite”, ma anche quello di continuare a scrivere romanzi tutta la vita.
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