Edito da Kubera Edizioni nel 2019 • Pagine: 192 • Compra su Amazon
“I sentimenti dominano le pagine di Sam Stoner. Emergono prepotenti, a tagliare le fredde ombre dei suoi paesaggi interiori.” (Giusy Giulianini)
Dodici racconti noir ambientati a Roma nei quali si scava nell’anima dei protagonisti, persone relegate ai margini della società. Non ci sono poliziotti e investigatori ma derelitti e assassini, prostitute, disabili, criminali, vittime di violenza, personalità malate… Racconti duri, narrati con un linguaggio esplicito e un ritmo incalzante, che svelano la linea d’ombra oltre la quale si cela la violenza, il dolore, il crimine e la morte.
Storie di vite al limite, quelle vite nascoste che raramente incontriamo. Alcune di loro si celano dietro visi comuni, bisogna guardare bene nei loro occhi, nell’anima per scorgere la loro ombra che l’autore svela con brutale efficacia.
I racconti, a parte un paio di inediti, sono la selezione di titoli a firma di Sam Stoner pubblicati in varie antologie e arrivati primi in concorsi letterari noir italiani.
Prefazione dell’opera a cura di Giusy Giulianini.
Dopo ben tre interventi in quattro ore, il dottor Rip finalmente si godeva una meritata pausa. Aveva dovuto rimettere dentro le budella a un nordafricano aperto in due da un connazionale durante una rissa. Gli era anche toccato di ficcare qualche chiodo d’acciaio nel corpo di un motociclista finito faccia a terra durante una gara sul Raccordo Anulare e pure di riattaccare un orecchio a una puttana che aveva cercato di fregare il pappa sul lauto guadagno della notte.
Per fortuna, quella sera ancora non era crepato nessuno pensava distrattamente dottor Rip mentre il suo uccello veniva lubrificato dalle labbra di Daniela, l’infermiera con il culo rubato a una ballerina di lap dance e la bocca a risucchio brevettata dal signor Folletto in persona.
Il medico aveva ancora il camice addosso. Se ne stava seduto nel suo ufficio con pantaloni e mutande calati alle caviglie, la testa bionda di Daniela tra le gambe.
Se in quel momento fosse arrivato un codice rosso potevano portarlo direttamente in camera mortuaria. Col cazzo che lui si sarebbe staccato dalle labbra carnose dell’infermiera.
Se avesse potuto, il dottor Rip avrebbe prescritto i suoi servizietti a tutti i pazienti che soffrivano di stress post operatorio. Altro che sedativi e ansiolitici, un succhio della Dani e si era pronti ad affrontare in un solo colpo tutti i supereroi della Marvel.
«Sto per venire, tesoro» l’avvertì Rip, in modo che Daniela si staccasse dal suo uccello. Quella sera però era speciale. Sì, Dani aveva deciso di fare un regalo al suo bel dottore e, proprio mentre Rip stava venendo, la bionda infermiera se lo spinse giù in gola. Era la prima volta che l’uomo provava un servizio del genere. Trattenne il respiro e chiuse gli occhi, godendo di ogni secondo.
Quando infine sollevò le palpebre vide il suo uccello ripiegato esausto sulla coscia, lindo e pinto come se lo avessero appena tolettato, mentre Daniela, ancora accucciata ai suoi piedi, era intenta a pulirsi le labbra.
Rip si sentiva decisamente più rilassato, lo stress e la fatica di poco prima erano scomparsi. Dani forse aveva succhiato pure quelli.
Non si era ancora ricomposto che la porta dell’ufficio si aprì. Stefania, l’infermiera capo, si sporse per vedere meglio la scena: Daniela che si ripassava il rossetto e il dottore a braghe calate che si copriva con le mani a coppa.
Pronunciò solo due parole: «Codice rosso.»
Stava per chiudere la porta, quando ebbe un ripensamento: «Ha quindici secondi, dottore, poi la porterò giù per l’uccello.»
Dopo trent’anni in corsia, Stefania non si meravigliava più di niente. Sapeva bene cosa accadeva nelle stanze chiuse dei dottori, soprattutto se erano uomini avvenenti e con la patta sempre aperta come quello.
Rip tirò su i pantaloni e si ributtò nella mischia.
Il corridoio del pronto soccorso era pieno di barelle.
Il codice rosso lo aspettava nella stanza otto: un uomo sulla cinquantina, colpito in fronte da una barra d’acciaio di quindici chili. Stava tentando di estrarre un tubo di plastica da uno scaffale in cantina, quando il tubo si era impigliato alla barra e quella gli era poi finita addosso.
Rip entrò nella stanza insieme a Stefania. Roberto, uno degli infermieri di turno, assisteva il paziente disteso sulla lettiga. Mani lungo i fianchi, abiti color panna e testa ricoperta di sangue. Sembrava un fiammifero ancora da sfregare. Rosso come solo il sangue sa essere.
Il taglio era così profondo che il cranio del tizio faceva l’occhiolino al dottor Rip, chiedendogli di richiudere in fretta la ferita. Se avesse aspettato ancora un po’, avrebbe rischiato di beccarsi un bel raffreddore. Di quelli letali.
Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea del libro è nata per caso ma credo che il subconscio stesse organizzando il tutto a mia insaputa. Dopo una lunga selezione, mi sono ritrovato con dodici racconti scritti in periodi diversi e in diversi contesti (per concorsi e antologie e tre inediti) e solo quando li ho avuti tutti sotto gli occhi si è composta questa narrazione noir. Ogni racconto trattava di persone ai margini della società, criminali, senzatetto, prostitute, deviati mentali e le ambientazioni erano notturne. Niente indagini o poliziotti, nessun elemento mistery. Insomma, puro noir, almeno per come lo intendo io.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La difficoltà più grande è stata mettere un freno alle revisioni che sembrano non finire mai. Ho lavorato molto sul testo insieme all’editor che continuava a far nascere nuovi spunti narrativi. Inoltre ho cercato di far emergere l’elemento che accomuna tutti i racconti: la violenza, non solo fisica ma anche psicologica.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
I miei autori di riferimento contemporanei sono James Ellroy, Stephen King, David Peace, Irvine Welsh. Poi è necessario citare Leonard, Westalake, Rendell, Crumley, Woolrich, Spillane, Thompson, Hammett, Chandler, Dostoevskij, Poe…
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Roma, città dove sono nato e dove ho sempre vissuto. In particolare nel quartiere Eur, un luogo metafisico che di notte si trasforma e che ho eletto a co-protagonista in molti racconti. Sono convinto che l’ambiente eserciti una grande influenza sui comportamenti e in questo Roma non aiuta molto.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Nel futuro prossimo c’è la pubblicazione di un thriller psicologico già terminato e poi di una serie di romanzi, anche questi già terminati, nei quali violenza e umorismo sono i veri protagonisti. Nel mentre continuo a scrivere, sempre e solo noir.
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