Edito da A.D. Pascal nel 2020 • Pagine: 277 • Compra su Amazon
Cinque personaggi al culmine del successo muoiono improvvisamente in diverse parti del mondo. Una villa a Portofino. Un volo verso Singapore. Una spiaggia a Santorini, in Grecia. Una terrazza a Capri. Un lussuoso resort a Turks and Caicos, nei Caraibi.
I casi sono tutti archiviati come “decesso per cause naturali”. Nessun dubbio, nessun collegamento.
Un analista dell’intelligence e la sua fidanzata, una reporter televisiva inglese, sospettano però che un legame esista.
E seguono un’ambigua pista fatta di singolari coincidenze.
Sullo sfondo, un brillante imprenditore insegue un sogno: allungare la vita umana oltre i 150 anni in perfette condizioni di salute. Un traguardo ambizioso. Che affascina soprattutto il club dei miliardari: i pochi privilegiati che possiedono oltre la metà delle ricchezze del pianeta.
La mente umana offre inaspettate risorse. Basta saperle cogliere...
Ma la longevità può rivelarsi fatale!
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Cadavere con vista
Portofino, domenica mattina 2 giugno 2019
Il corpo giaceva riverso nel prato accanto alla piscina, circondata da un piccolo gruppo di alberi. Era l’unico elemento fuori posto nell’elegante e curata scenografia di Villa Genius in quella splendida mattina di giugno.
Villa Genius, un complesso immerso nel verde che dominava la baia di Portofino con una vista mozzafiato sul Mar Ligure.
In oltre un ettaro di terreno erano racchiuse una serie di meraviglie e stravaganze.
Una ragnatela di sentieri e scale in pietra si snodava sulla collina. Il giardino era disseminato di alberi, arbusti, piante e fiori. Tipici della zona ed esotici.
C’era un belvedere, denominato “Vista sull’infinito”, ispirato alla celebre poesia di Giacomo Leopardi.
La piscina era di forma ovale. Il bordo sembrava proseguire nelle sottostanti acque del mare, che in realtà si trovavano ottanta metri più in basso.
(…)
Günther Fischer l’aveva acquistata alcuni anni prima di quella domenica di sole. A quell’epoca era al culmine del suo successo imprenditoriale. Mentre il maniero stava andando in rovina.
Aveva dovuto investire molto denaro per riportarla al suo splendore originale, dopo un periodo di decadenza e abbandono.
Il nuovo proprietario ne aveva fatto il suo ‘buen retiro’. Un rifugio dove ritirarsi, lontano dai suoi impegni di lavoro.
Adesso il cadavere di Günther Fischer era steso nel prato, a fianco alla piscina, ai piedi di un lettino. Indossava il suo costume da bagno nero Speedo e un elegante accappatoio.
Era un uomo in perfetta forma per i suoi oltre sessant’anni.
Fisico atletico. I capelli appena brizzolati, che davano un tocco in più di classe.
Il suo suadente sorriso, che tanto lo aveva aiutato negli affari, quella mattina si era però trasformato in una smorfia.
Il corpo era contorto, in una posizione innaturale. Come se fosse stato percorso da una scossa elettrica e avesse cercato di resistere al dolore.
Maria, la domestica di Villa Genius, aveva chiamato la polizia dopo che l’agitato giardiniere l’aveva avvertita della macabra scoperta.
Francesco Parodi, l’esperto medico legale, era arrivato da Genova circa un’ora più tardi, convocato dalla polizia.
Dopo un primo esame sommario, aveva notato qualcosa di strano nella scena. E aveva perciò richiesto l’intervento di un magistrato.
Poco più tardi, si presentò Letizia Caruso, il giovane magistrato di turno.
La donna si rivolse al più anziano dei due poliziotti, Mario Damiano.
Voleva sapere l’identità della persona deceduta. Chi e quando aveva avvertito la polizia. Il legame tra la persona defunta e chi aveva dato l’allarme. Quando le autorità erano arrivate sul posto.
Stava così cercando di ricostruire lo scenario e la successione degli eventi di quel singolare rinvenimento.
Chiese a Mario di recarsi all’interno della villa. Era essenziale verificare se le telecamere di sorveglianza avevano registrato qualcosa di insolito.
“Cosa ne pensa?”, domandò rivolta al medico legale.
“Prima di morire il corpo è stato percorso da spasmi. Lo si deduce dalla contrazione dei muscoli. Il personaggio sembrava godere di ottima salute. Era in perfetta forma. Probabilmente praticava sport con regolarità”.
“Tutto qui?”, chiese Letizia, che non vedeva l’ora di tornare in ufficio ad occuparsi dell’inchiesta sul traffico di droga che coinvolgeva insospettabili Vip liguri.
Un’intricata vicenda con risvolti internazionali. Un caso al quale lavorava da sei mesi. Un’indagine che poteva catapultarla nell’arena dei media e farle fare quel salto di carriera che sognava da tempo.
Molto più intrigante della morte solitaria di un imprenditore straniero in una lussuosa e appartata villa.
Letizia si muoveva avanti e indietro in modo agitato. Sembrava convinta che il medico legale le stesse facendo perdere il suo tempo prezioso.
Introdusse una mano nella borsa e tirò fuori una sigaretta elettronica. Pigiò il pulsante e la accese, aspirando a lungo.
Poi espirò il fumo sotto gli occhi dell’attonito medico legale.
“Le spiace…”, disse l’anziano dottore, “potremmo essere sulla scena di un crimine”.
“Va bene”, rispose la donna, seccata, “vediamo di sbrigarci. Devo tornare a Genova”.
“In base alla temperatura del corpo e quella esterna, stimo che la morte sia avvenuta questa mattina, fra le sei e mezza e le sette e mezza. Ho tenuto anche conto della circostanza che il corpo era vestito in modo leggero”, spiegò Francesco.
“Quale può essere la causa della morte?”, chiese la donna.
“La morte è stata probabilmente causata da un arresto cardio-circolatorio. Sul corpo non ci sono segni di violenza”.
“Bene, quindi è tutto molto semplice”, concluse il magistrato.
Il medico legale alzò la mano, come per chiedere la parola.
“È piuttosto singolare”, osservò il dottore, “sulla coscia destra dell’uomo c’è uno strano segno. Una specie di piccola ustione”.
“E di cosa si tratta?”.
“Non sono sicuro. Sembra la puntura di qualche animale. Un ragno, un insetto o una medusa”.
“Ma per favore! Una medusa mortale in una piscina a Portofino”.
Aspirò nuovamente dalla sigaretta elettronica e fissò l’anziano professionista.
Francesco rivolse di nuovo la sua attenzione al corpo senza vita.
“Non ho ancora finito”, disse.
“Va bene”, disse il magistrato, “io vado dentro a vedere cosa hanno scoperto i poliziotti”.
Nella grande sala da pranzo incontrò Mario.
“Avete trovato qualcosa?”, chiese la donna.
“Abbiamo ascoltato il personale e controllato i video delle telecamere e i sistemi di sicurezza”, spiegò Mario.
“Niente di insolito. L’uomo è arrivato ieri sera. Nessuno è venuto a trovarlo e non ci sono state intrusioni. Era solo quando è morto. L’ha trovato il giardiniere questa mattina. Poi la domestica ci ha telefonato”.
Originario del Sud Italia, Mario dirigeva da tre anni il commissariato della vicina Rapallo. Una zona tranquilla, rispetto alle aree turbolente del Sud nelle quali aveva iniziato il servizio. In quel breve lasso di tempo, però, aveva seguito diverse vicende curiose, per lo più legate a turisti rapinati o bravate di vacanzieri.
In quel fazzoletto di Italia scorrevano, in parallelo, a poca distanza ma lontanissime fra loro, le vite delle persone normali e le esistenze agiate di chi frequentava ville e yacht.
Poi si spostarono nella stanza dove Roberto Siani, il poliziotto più giovane, stava trafficando sulla tastiera del sistema di sorveglianza.
“Ha trovato qualcosa di interessante?”.
“In effetti sì…”, rispose timidamente Roberto, che lavorava nelle forze di sicurezza da appena tre mesi, ma aveva un passato da informatico. Era la prima volta in cui si trovava davanti ad un cadavere. Ed era emozionato.
“Cosa?”, disse aspra la donna.
“Sono andato indietro e ho trovato alcune immagini del probabile momento della morte. Poi sono andato ancora indietro, ma prima non è successo nulla. È strano. Nessuna intrusione. Niente di anomalo”.
“Mi faccia vedere”.
Il giovane poliziotto maneggiò con maestria il mouse e riportò indietro le immagini
“Abbiamo ricevuto la chiamata alle 7 e 52. Perciò sono andato indietro da quel momento. Ecco, qui è quando il giardiniere ha trovato il corpo”.
“E prima?”, chiese agitata la donna.
“Ad un certo punto il corpo giace a terra, dove poi è stato trovato. Ma tornando indietro lo troviamo sul lettino”.
Il video scorreva veloce e mostrava il corpo di Günther Fischer sul lettino. Sembrava che stesse dormendo.
“Cosa è successo?”, lo incalzò il magistrato.
Roberto tornò indietro e ripropose la singolare scena in ‘slow motion’.
Il magistrato e i due poliziotti videro allora la singolare sequenza.
L’imprenditore stava riposando sul lettino, avvolto nel suo accappatoio.
Improvvisamente, il corpo aveva cominciato ad agitarsi, in preda alle convulsioni. Sembrava che stesse lottando contro un nemico invisibile. Poi, di colpo, era piombato sul prato. Aveva smesso di muoversi. Ed era rimasto lì, contorto, come era stato poi ritrovato.
Roberto tornò indietro e fece scorrere la scena di nuovo, questa volta più veloce.
Una sorta di solitaria danza macabra.
“Potete farmi una copia del video?”.
“Certo rispose Francesco, volgendo lo sguardo al collega più giovane, che annuì.
La donna uscì fuori, seguita da Francesco e vide che il medico, dopo aver fatto alcune fotografie, stava preparando la sua valigetta.
“Bene. Ho concluso il mio esame preliminare”, affermò il dottore, “suggerisco di far portare il corpo all’obitorio per una autopsia”.
“Certo”, rispose laconica la donna.
“Avete trovato qualcosa di interessante nei video?”.
“Sì. Una delle telecamere ha ripreso il momento del decesso”.
“Ah! E cosa si vede?”.
“Il nostro amico stava riposando sul lettino”, spiegò il magistrato, “poi ad un certo punto è stato preso dalle convulsioni. È caduto sul prato. E non si è più mosso”.
“Un arresto cardio-circolatorio”.
“Ma crede sempre che possa essere stato causato da un insetto o da una medusa?”.
“È possibile”.
“Ma andiamo… Una medusa velenosa in una piscina! Non avrebbe potuto sopravvivere nell’acqua con tutto quel cloro!”.
In quel momento Mario li raggiunse, portando un DVD.
“In effetti nella piscina c’è acqua di mare”, disse il poliziotto.
“Come, prego?”, replicò la donna, infastidita dall’interruzione.
“L’acqua della piscina viene dal mare giù in basso. Tutte le ville attorno a Portofino sono dotate di pompe che aspirano l’acqua dal mare. È una bizzarria da ricchi. Ma ovviamente ci sono dei filtri a rete”, osservò il poliziotto, facendo intuire che conosceva il suo territorio.
La donna lo fissò, interdetta.
“In ogni caso le meduse del mar Mediterraneo non sono così velenose da uccidere una persona.
“A meno che una persona non abbia particolari allergie…”, puntualizzò il medico, “per questo è bene fare una autopsia, anche se non ci sono segni di violenza”.
“Avevo già detto che va bene. Proceda!”, rispose sbrigativa la donna, “Mi faccia avere i risultati in settimana, appena disponibili”.
“D’accordo, procedo”, annuì Francesco.
Una vettura delle pompe funebri arrivò un’ora dopo alla base della collina. Il corpo di Fischer era stato avvolto con cura in un telo cerato, davanti agli sguardi attoniti della domestica e del giardiniere.
Si trattò del trasporto più insolito mai fatto su quell’ascensore. Per evitare che cadesse, il corpo venne tenuto inclinato da due addetti per l’intero tragitto. Un inquietante abbraccio al cadavere.
Alcuni giorni dopo, il medico legale telefonò al magistrato e chiese un incontro urgente. “Sono molto impegnata, ma se vuole possiamo prendere un caffè qui in ufficio da me domani alle 10 così mi consegna il referto”, disse Letizia.
“Certo, le porto il referto… ma è meglio se ne parliamo di persona. C’è qualcosa di curioso…”.
“In che senso?”, chiese Letizia.
“Le racconto tutto di persona, a domani”.
Come è nata l’idea di questo libro?
Ho già pubblicato alcuni libri di management. Poi, durante una cena mi si è accesa una lampadina: la longevità poteva essere il tema di un thriller. Negli ultimi 100 anni l’aspettativa di vita nei paesi sviluppati è quasi raddoppiata. La grande sfida è vivere più a lungo e in buone condizioni fisiche e mentali.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
C’è stato un grande lavoro di ricerca. Ho ascoltato e consultato molti esperti: docenti, medici, avvocati, imprenditori. La stesura del testo è durata alcuni mesi grazie alla mia esperienza di giornalista economico e manager nel marketing.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
I principali sono Seneca, Oscar Wilde, Arthur Conan Doyle, Roald Dahl, Ernst Hemingway, Michael Crichton, Dam Brown e John Grisham.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Milano. In precedenza sono stato in Toscana, a Pisa e Firenze, poi a Bari e Pavia. Per lavoro sono stato spesso a Londra, Parigi e Barcellona.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho in cantiere una serie di 5 thriller, tutti ambientati in uno scenario internazionale, con un misto di elementi tecnologici ed economici. Ognuno parte da un tema specifico: la longevità, l’ecologia, lo sport, i robot, la diplomazia.
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