Edito da Intrecci Edizioni nel 2019 • Pagine: 521 • Compra su Amazon
Luna, una pellerossa rispettosa della natura incontaminata e amante dell’avventura, gentile verso il prossimo e terribile contro i tiranni, è segretamente innamorata di Straniero, il suo intrepido e sapiente mentore a cui deve tutto. È stato lui a insegnarle ciò che sa, a mostrarle come difendersi da magie arcane, predatori preistorici e oscurità raccapriccianti; lui a guidarla verso il suo destino di guerriera, lui a farle conoscere il pericolo dei Mandriani, esseri mostruosi che minacciano un’umanità ancora primitiva e debole. Dopo la loro brusca separazione, Luna capisce che Straniero è la chiave che può garantire un futuro agli uomini, così, disposta a qualsiasi sacrifico pur di ritrovarlo, percorre in lungo e in largo il suo mondo di origine fino a oltrepassarlo e ad approdare in una realtà ipertecnologica che la lascia sgomenta. In questa nuova Terra di astronavi stellari, esseri onnipotenti e androidi assassini, la popolazione si sta preparando all’Homecoming, la battaglia stellare tra Asse e pirati che può determinare una decisiva svolta nell’assetto politico-economico della Federazione. Con l’aiuto di Pan e degli altri membri della famiglia Busieux, Luna, figlia di un passato analogico e selvaggio, dovrà confrontarsi con quella dimensione artefatta e digitale, una sfida immane in cui scoprirà che lì, dove la natura è morente, la speranza una colpa e l’amore una debolezza fatale, non c’è pietà verso i puri di cuore.
Dal retro di un fuoristrada della polizia, però, vi posso assicurare che non ve ne potrebbe fregare di meno di tutto ciò. Anzi, non sapreste proprio cosa farvene di cactus e stelle.
«Ma voi la centrale dove l’avete, nel Grand Canyon? Almeno mettete qualcosa alla radio… così non sto qui a rompermi le palle!»
Il poliziotto sul lato del passeggero appoggiò il braccio sulla grata che ci separava. E mentre lui mi fissava come una bestia da zoo, io gli osservavo il tronco di quercia che aveva al posto del bicipite. Tra occhi da maniaco e vene pulsanti sul capo glabro e lucidato, c’era da scommettere a colpo sicuro sulla sua dipendenza dagli steroidi.
«È incredibile, sembra un’altra persona! Ci hanno detto cose ben diverse sul suo conto!» esclamò, rivolgendosi al collega alla guida.
«Ve l’ho già detto, è stato un enorme malinteso! Non è stata colpa mia la scazzottata!»
«Scazzottata?» ripeté stupito lo sbirro.
Mi abbandonai sul sedile posteriore fissandomi confuso le manette ai polsi.
«Non mi avete arrestato per quella cosa al distributore?»
Stavolta fu il pilota a rispondermi. Era un tipo alto e dalle guance smunte, i capelli chiari inquadrati in un taglio da impiegato e con baffetti appena accennati che incorniciavano le labbra serpentine. A differenza del collega, la sua cordialità non era né forzata né provocatrice, tantomeno la sua dialettica ricercata era volta a sbeffeggiarmi.
La sua eleganza rifletteva il suo modo d’essere, e così le movenze lineari e la litania della voce. Eppure, per quanto apparisse alla mano, ormai avevo capito che, tra i due, era lui quello più imprevedibile.
«Non so di cosa stia parlando, signor Busieux. Noi eravamo lì perché avevamo intenzione di prelevarla senza troppi strepiti: il carico che si trascinava dietro ci ha solo reso più facile individuarla, e la sua disponibilità ci ha semplificato la procedura. Tuttavia, dal momento che abbiamo qualche chilometro ancora da percorrere, avrebbe piacere a raccontarci cosa le è accaduto in quella stazione di servizio? Così, giusto per trascorrere qualche minuto in amicizia.»
Mentre quello attendeva una mia replica, spiandomi dallo specchietto retrovisore come se fosse effettivamente interessato alla questione, l’altro cominciò a sghignazzare nel vedere la mia espressione smarrita.
«Dopo ciò che mi avete fatto parlate di amicizia?»
«Oh, suvvia! Non c’è ragione di essere così scontrosi.»
«Che razza di sbirri siete?»
«Mai detto di esserlo.»
«Chi siete, allora? Perché mi avete arrestato?»
«La riportiamo a casa. È il nostro scopo» disse quello, gelandomi il sangue nelle vene.
Col senno di poi era chiaro cosa stessero cercando di dirmi.
Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea è nata al termine del mio periodo di studi quando, durante la preparazione della tesi di laurea, lavoravo in un ristorante come cameriere. Lì venni folgorato dall’idea di una saga che avrebbe unito fantasy e fantascienza, eliminando quei limiti che ambedue i generi hanno, per fondere insieme magia e tecnologia, da me visti come due facce della stessa moneta. Il pensiero, ovviamente, è stato favorito dalla mia esperienza come Game Master dei giochi di ruolo. Fin dalla giovinezza ho creato storie che poi facevo interpretare ai miei giocatori: in quei frangenti ho capito quanto si debbano lasciare liberi i personaggi di seguire il loro istinto, evitando di incanalarli in una trama obbligata. Soltanto in questo modo si possono creare storie davvero appassionanti.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Premesso che ho tracciato la trama per un totale di circa dieci libri, tutti all’interno della stessa saga (al momento ne ho pubblicati due e sto procedendo alla stesura del terzo), non è stato difficile idearli, forse proprio per il mio passato da GM. Piuttosto è difficile far convivere la passione della scrittura con la necessità di sbarcare il lunario, bisogno ben presente in ognuno di noi. L’impresa più ardua, dunque, è quella di riuscire a trovare il tempo da dedicare ai romanzi: tra il lavoro e la famiglia non è certo cosa semplice, tuttavia l’impulso che sento di dover raccontare ciò che porto nel cuore è una spinta molto forte. Invece di sdraiarsi sul divano la sera, guardando film o serie tv, dopo aver messo a letto mio figlio, mi siedo nello studio, davanti il computer, e lascio che le dita scorrano sulla tastiera in libertà. Il difficile, semmai, è trovare la forza di alzarmi la mattina, dopo che ho fatto nottata a sognare di mondi lontani.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Ce ne sono molti, in verità, e ognuno ha quel qualcosa che mi ha conquistato. Essendo un autore di fantascienza è facilmente intuibile Asimov, per come ha ideato i canoni del genere, oppure Adams, per l’ironia che si apprezza dalle sue pagine, o ancora Clarke, Verne, Dick, Orwell, Bradbury o Huxley… Tutti autori che ci hanno insegnato che l’immaginazione non ha limiti e che si può essere innovativi anche a distanza di decenni. Passando al fantasy non possono non citare Tolkien per le sue atmosfere, ma anche Martin per la sua particolare concezione del fantasy. E poiLovecraft, geniale e folle! Anche in Italia non mancano esempi di autori che apprezzo, come Cecilia Randall o Licia Troisi, mentre mi sposto su Emilio Salgari e Clive Cussler per il genere avventura. Ciò detto, non mi fermo a leggere soltanto determinati generi: mi appassiono a tutti i libri dotati di un contenuto che, in qualche modo, possa arricchire il mio bagaglio culturale. Gli argomenti? I più disparati: dai libri che trattano di storia e di personaggi del passato (vedi Manfredi), fino ad arrivare ad alcuni testi di divulgazione scientifica, o semplici racconti di vita vissuta. Insomma, mi reputo onnivoro… Però, per favore, niente autobiografie di calciatori o di pseudo-celebrità: quelli proprio non li sopporto!
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Attualmente vivo in Toscana, a Cecina, città nella quale lavoro. A parte una parentesi di un paio di anni vissuta vicino a Pontedera, è dai tempi del liceo che abito in questa meravigliosa zona, a un passo dal mare. In gioventù ho vissuto invece in Piemonte, prima vicino Torino (Castellamonte e Cuorgné), poi in provincia di Vercelli (a Borgosesia, alle pendici del Monte Rosa). Se si pensa che la mia famiglia è originaria della Sicilia, che tutti i parenti sono siciliani, e che io stesso sono nato a Catania, si può percepire quanto il viaggiare abbia inciso sulla mia vita e sui miei principi.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sicuramente quello di realizzarmi come scrittore, diventando un romanziere a tempo pieno. Non una strada facile, ma di certo molto ambiziosa ed entusiasmante. Da poco ho cominciato a sondare i mercati esteri, nella speranza di trovare anche qualche casa cinematografica a cui affidarmi. La saga infatti si presta molto bene ad una trasposizione, e non vedo l’ora di vedere il logo di LUNA sullo schermo. Forse, allora, la sera potrò rilassarmi sul divano e godermi la mia opera. Fino ad allora, beh…
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