Edito da Ego Valeo Edizioni nel 2020 • Pagine: 297 • Compra su Amazon
Cosa accadrebbe se ci ritrovassimo nel cervello di chi ci ha fatto soffrire? È quello che succede a Virginia che, catapultata improvvisamente nella mente di Sofia, riporta alla memoria i momenti vissuti con lei con cui, in un tempo passato, era legata da un’amicizia profonda ma enigmatica. Ha inizio così un viaggio, ad occhi chiusi, nel suo cervello e nelle variegate aree che parlano delle sue storie raccontate indossando maschere. Dinnanzi a tutto questo, un solo specchio su cui poter scorgere il suo vero volto fatto di magnete.
L’ultimo giorno in cui la vidi pioveva, e quell’addio mi sembrò essere un segno del cielo che, bagnando la nostra pelle, voleva dirci che avremmo potuto sempre credere nell’acqua, nella sua trasparenza e nella sua incessante presenza.
La nostra amicizia, di trasparente, non aveva nulla. Anzi, molte volte era talmente colorata che non riuscivo a vederla per bene.
E non era nemmeno bagnata, ma asciutta.
Spesso mi sembrava di essere in un deserto alla ricerca di una vita che stentava ad arrivare, mentre dall’altra parte c’era Sofia che mi guardava e rideva.
Non le ho mai parlato di quel deserto, mai.
Sarebbe stato darle la possibilità di ridere di me, ancora, come faceva spesso. E sarebbe stato anche vano quel mio raccontarle ciò che sentivo.
Con Sofia era così, e lo fu anche quell’ultimo giorno. «Ciao»
Poi non la vidi più.
Adesso sono invece catapultata in un mondo che mi sembra tanto il suo, e non so come fare a fuggire via.
La paura mi investe il corpo, lo spirito, il cuore, persino il ricordo di lei. E della mia memoria, non resta più nulla. Solo un deserto, appunto, e solo la sabbia sotto i piedi, la voglia di acqua, il desiderio di farcela.
È questo che vedo in questa nuova stanza; con i piedi faccio ombra sulla sabbia, e continuo a camminare senza fermarmi.
«Quale casa?»
continuo a dire.
Nessuno mi ascolta. Allora lo grido, lo grido talmente forte da spaventarmi io stessa.
Poi appare qualcosa, ed è il volto di Sofia.
Resta dall’altra parte, senza avvicinarsi, e inizia a ridere. Solo allora comprendo.
Sono nel suo cervello.
Così inizio a camminare lungo quella strada buia e deserta; non ci sono colori e, assieme a loro, non ci sono emozioni. Mi sembra tutto così vuoto, così privo. Di ogni cosa, di quello che ero stata in grado di costruire in quegli ultimi anni, dei sogni che ero stata in grado di produrre.
Della mia capacità di rimuovere Sofia dalla mia testa piena.
E anche di me stessa, che avevo imparato a conoscere. Cammino lentamente e, ad ogni passo, un nuovo ricordo di lei mi spunta dentro, come se bastasse quel luogo per ripensare a Sofia.
Avevo sempre desiderato entrarci, realizzando un viaggio nei suoi pensieri e nel bene che aveva fatto nonostante il male che le era dentro.
In questo momento sono qui, e non mi sembra vero.
Di vero, invece, c’è tutto.
Ci sono le mura della sua mente, lo scintillio dei suoi occhi, i movimenti dei suoi capelli lunghi e scuri; il suo volto è ovunque, e la sua voce mi rimbomba sulla pelle come fosse musica.
Ha un bel suono lì dentro, Sofia.
E ogni cosa parla di lei.
Persino il pavimento fatto di sabbia su cui poso leggermente i piedi, persino il soffitto che è troppo alto per me, ma che nonostante questo continua ad assomigliare al cielo che guardavamo ogni giorno, quando eravamo ancora noi, quando Sofia c’era ancora.
Così mi giro di spalle e inizio ad indietreggiare; vedo quel mondo e lo allontano dal mio sguardo avvicinandomi, con le spalle, alla meta.
Le immagini di lei mi scorrono davanti, ma io le caccio via. Poi sollevo le mani e, correndo sempre più velocemente, mi tuffo all’indietro, stendendomi completamente.
Resto qui per ore, forse per giorni. Chi lo sa…
Non ho mai saputo quanto il mio corpo avesse resistito in quella posizione; il tempo in questo posto non scorre normalmente, e per me è solamente una persona con cui parlare.
Solo questo. E quel tempo che tanto stavo imparando ad odiare mi rende sempre più consapevole di quanto mi sentissi sola, laggiù.
E di quanto il mondo di Sofia mi fosse sempre stato stretto. In ogni circostanza, e anche quando la vita sembrava volesse farmi un regalo. Il tempo trascorso con Sofia era per me diventato un tempo morto, o forse che addirittura non era mai esistito.
Spesso mi sembrava che Sofia fosse un’illusione, e il fatto che fossi stata precipitata qui ne è una prova.
«E’ un sogno», continuo a dirmi, «deve essere un sogno». Ma non mi sveglio mai. È stato così che ha avuto inizio il mio viaggio.
E chi può dirlo se sia stato veramente un viaggio?
Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea di “Magnete” è nata durante il primo periodo di lockdown quando, a causa dell’emergenza sanitaria che ha colpito il mondo, siamo stati costretti a restare in casa. Così ho creato questa storia, che avevo dentro da molto tempo ma che non avevo ancora tirato fuori. Mi mancava il coraggio. Il restare in casa mi ha invece ispirato a quello che sarebbe potuto accadere alla narrazione che avrei voluto costruire. Così ho pensato che, dalla mia casa, avrei potuto viaggiare davvero, ma con i pensieri. Mi sono ritrovata improvvisamente nel cervello di Sofia, e da lì ha avuto inizio tutto il resto.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La stesura di questo libro non è stata semplice. Ho dovuto studiare e approfondire alcune tematiche a me sconosciute, come l’anatomia del cervello e la sua suddivisione in diverse aree. Ho letto molto, ho guardato documentari, mi sono informata. Solo quando mi sono sentita abbastanza pronta, ho iniziato con la stesura. Per il proseguimento della storia, invece, c’era già tutto dentro di me. Ho solo dovuto tirarlo fuori e trasformarlo in parole.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Il mio stile narrativo si ispira soprattutto alla mia autrice preferita, ossia Virginia Woolf. Lei, con i suoi libri, mi ha aiutato davvero molto nella costruzione di una storia introspettiva. Preferisco parlare dei pensieri, dei sentimenti piuttosto che degli eventi e di quello che accade in sé.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho sempre vissuto a Bari, una città che adoro.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Al momento, purtroppo, non è possibile realizzare presentazioni di libri, dato il periodo in cui viviamo. Per questo, per la promozione del mio libro, sto utilizzando molto i canali virtuali che adesso sono davvero una salvezza per tutti noi.
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