
Edito da Helios Edizioni nel 2020 • Pagine: 71 • Compra su Amazon
Arriva la stagione in cui si perde la leggerezza. Quando resta poco asfalto da poter divorare e ci si rassegna all’idea che le cose, fuori e dentro di noi, non possano cambiare. Ci osserviamo e osserviamo il mondo con le sue brutture, inermi, dal braccio della morte, mentre batte incessante nella testa un martello. E arriva il momento in cui rischi di impazzire, quello in cui l’unica salvezza è gettare su un foglio bianco le frequenze di quel battere.

Prefazione
Ho conosciuto Stefano Fortelli sui banchi della scuola elementare, grembiule blu e sussidiario. Era l’epoca in cui ci avvicinavamo alle prime letture, ma anche delle partite a pallone in Villa Comunale e dei sogni in bianco e nero.
È trascorso tanto tempo, ma com’era Stefano allora, io me lo ricordo bene. Un ragazzino silenzioso, introverso e sensibile. Un bambino diverso, più maturo degli altri, forse anche un po’ più sofferente. Poi, come quasi sempre accade, le nostre strade si sono separate, abbiamo attraversato percorsi diversi. E quando, un anno fa, ci siamo di nuovo incontrati, non è avvenuto per
caso. Ci siamo abbracciati e ci siamo raccontati le nostre
vite, lui poeta e artista, io magistrato e scrittore, e ci siamo scambiati i nostri libri.
Devo ammettere che quando ho letto la sua prima opera – L’ultimo giorno (versi dell’aldilà) – ne sono rimasto letteralmente folgorato. La potenza dei versi e l’intensità della composizione mi hanno lasciato senza parole. E così, il ragazzino dolente e taciturno che avevo conosciuto molti anni fa se ne era andato per sempre: al
suo posto c’era un gigante, uno spirito creativo capace di
imprese liriche sorprendenti.
Per Stefano Fortelli, l’aldilà è un luogo dell’anima. L’aldilà è dovunque, non ci lascia scampo, è il contrario
di tutto ciò che vorremmo. È il rimpianto, la nostalgia, il
dolore e la mancanza di ogni certezza, il pensiero della
morte che incombe insieme a tutto il fardello che ci portiamo dentro ogni giorno, nel nostro vivere-non vivere
quotidiano.
Ne Il martello nella testa Fortelli torna a indagare certi abissi dell’anima, e lo fa alla sua maniera, con toni spesso ermetici, decadenti, a volte persino squilibrati,
ma sempre ispirati e ricchi di dolente espressività.
Non sembri irriverente il rievocare l’opera di Cesare Pavese, ma ci sono dei passaggi in questa silloge che richiamano alla memoria tutto il pessimismo, il travaglio intellettuale e la fatica di vivere del poeta delle Langhe.
Il disagio esistenziale che trapela dai versi di Fortelli ha molto di misterioso e di inespresso, eppure, nella sua inspiegabilità, ci avvicina a un possibile contatto. Nonostante tutto, in un mondo che sembra non conoscere pace né amicizia, resta il tentativo, per chi vive
in un equilibrio precario, di darsi la mano e di scambiarsi
un gesto di umana comprensione:
rimango come sempre
ad aspettare che arrivi
l’auto uguale alla mia
Compare dal nulla
parcheggia con cura
e spegne fari e motore.
A cura di Paolo Itri.

Come è nata l’idea di questo libro?
Non nasce da un’idea. Prende forma poco a poco dall’osservazione della società che ci circonda e l’interazione con essa. In bilico tra vissuto e immaginato, narra punti di vista personali sui macrotemi del passare del tempo e della morte. Illumina le periferie del non detto e del non visto, laddove sarà il lettore a decidere se voler vedere rischiarato il gravoso cammino.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Nessun lavoro risulterà difficile se portato avanti con passione. L’impegno maggiore è stato profuso nella ricerca della parole e nella loro collocazione, unico mezzo per dare peso e potenza ai versi.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Nei versi aspiro l’innovazione, per cui i riferimenti sono relativi a un puro piacere di lettura, piuttosto che di ricerca. Apprezzo alcune cose di Pavese, Saba, Ungaretti, Pasolini, Montale, e tra gli stranieri Emily Dickinson.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nato, ho vissuto e vivo a Napoli.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Pubblicherò a breve un’edizione riveduta e ampliata del mio primo libro e ho due manoscritti inediti, pronti per la pubblicazione. Per quanto attiene la poesia è mia intenzione proseguire un lavoro di ricerca indirizzato verso una frammentazione e un ermetismo sempre più spinti. Ho inoltre avviato la scrittura di un lavoro in prosa: un romanzo che non vedrà la luce prima del 2023.