
Edito da Argento Vivo Edizioni nel 2019 • Pagine: 327 • Compra su Amazon
«Questa è l’ennesima riprova che il male seminato germoglia con un vigore e una facilità terrificanti. Paghiamo oggi gli errori che altri hanno fatto nel passato...»
Le parole di Peelìa accompagneranno il viaggio dei cinque ragazzi di Roksteg, partiti alla volta della nazione di Gherrod, sulle tracce di un mistero racchiuso in due antiche armi naniche. Ormai adulti, si troveranno a fare i conti con sentimenti e situazioni nuove: aspri contrasti tra loro, l’odio e il disprezzo di un’altra razza. Anche l'affetto che li lega si evolverà in un sentimento più forte, portatore di gioia inebriante per alcuni, turbamento per altri. E mentre i cinque combatteranno per la propria vita contro l'incarnazione di un rancore millenario, pronto a corrompere il mondo, il destino darà gli ultimi ritocchi allo sconvolgente disegno che ha in serbo...

Prologo
«Quindi mastro Gored, a quale scopo Thainarv ci ha fatto amanti della terra e dello scavare, se poi ha posto un limite al nostro ardore?»
«Sciocco Filto, e sì che pensavo che la tua testa vuota potesse essere adatta a contenere tutto ciò che desideravo insegnarti… La volontà del divino Thainarv è quella, e non c’è bisogno di indagarne le ragioni, ma solo rammentarsi e temere le conseguenze in cui incappano coloro che non rispettano il divieto: ricordi la storia di Thorlum e Therlum i fratelli, che per sete di ricchezza scesero alle profondità estreme e ciò che ottennero fu soltanto il “morbo della terra”? La loro mente obnubilata li spinse a uccidere moglie, figli e nove persone del proprio casato… Forse solo tu, sciocco Filto, potresti scendere sotto i mille cubiti e rimanere indenne: nemmeno il morbo della terra attecchirebbe nella tua testa vuota…»
Nella stanza della sua locanda, Reklo distolse l’attenzione dal libro che stava leggendo, Dialoghi tra mastro Gored e il discepolo Filto e dette un’occhiata alla clessidra sul comodino. Era più di mezzanotte ormai, ma decise di rituffarsi tra le pagine del tomo. Andò avanti di qualche pagina finché scelse un altro dialogo: Su bene e male. «Cosa intendevate, mastro Gored, quando a Krellon avete spiegato quella cosa della gramigna e del grano, ieri mattina?»
«Ascolta bene Filto, forse il buon Thainarv oggi illuminerà la tua mente per un istante e renderà più agevole il mio compito improbo… Ricordi il tenore del dialogo con Krellon?»
«Si, maestro, Voi sostenevate che nonostante le mille cure riservate al grano, esso crescerà sempre con maggior difficoltà della gramigna lasciata a se stessa nel campo…»
«Bene, Filto… e cosa ti dice tutto questo?»
«Forse che è più saggio coltivare la gramigna che il grano?»
«Per la barba del divino Thainarv, no, Filto! Questa è una metafora… il grano è il bene e la gramigna rappresenta il male. Con questo concetto vorrei tu capissi che per il male è molto più semplice attecchire, rispetto al bene. Se tu pianti il “grano”, il bene, dovrai spendere amore e tempo per vederlo germogliare, crescere e fruttificare, ma se lasci che un solo seme di “gramigna” si insinui nel terreno e non strappi i primi ciuffi della pianta, vedrai come questa crescerà rigogliosa, sottraendo nutrimento al “grano”…»
Reklo controllò di nuovo la sabbia nella clessidra. I granelli indicavano quasi l’una.
Nonostante la stanchezza per il lunghissimo ingaggio che aveva portato a termine nella giornata appena trascorsa, non riusciva a prendere sonno, tanta era l’emozione che sferzava il suo animo quella sera.
Con ogni probabilità non si sarebbe addormentato molto presto, ma decise di provarci.
Posò il libro sullo scendiletto e soffocò la fiammella della candela tra l’indice e il pollice. Dopo pochi granelli la sua mente era proiettata su Ghalor, scacciando le prime timide avvisaglie di sonno.
L’indomani sarebbe stato un gran giorno.

Come è nata l’idea di questo libro?
Questo mio secondo romanzo è il secondo capitolo della mia saga, “Le memorie di Roksteg” e fa quindi parte di un progetto già delineato che ho avviato con la pubblicazione del primo volume della trilogia “Le memorie di Roksteg – Il risveglio di Lephisto”. In questo sequel si svelano i misteri nascosti nelle armi naniche recuperate da Kharvus e Rako e si gettano le basi per il capitolo finale, già in lavorazione, che fornirà tutte le risposte mancanti, chiudendo la saga.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Rispetto al primo, molto di più. Se il primo romanzo è nato quasi di getto, questo secondo capitolo ha richiesto molta più attenzione e riflessione. E la difficoltà è ancora maggiore per quanto riguarda la scrittura del terzo capitolo su cui sono attualmente al lavoro. La difficoltà crescente immagino sia una conseguenza inevitabile di un lavoro complesso come la stesura di una trilogia: quanto più ci si inoltra nella storia, tanto più diventa complicato gestire e rispettare le mille variabili in gioco. Il rischio di contraddirsi, di lasciare qualche plot hole, di deludere le aspettative di chi ha deciso di seguirti in questo viaggio è sempre più elevato. E poiché il mio desiderio è che il lettore apprezzi ciò che legge, cerco di porre la massima attenzione a tutti i dettagli.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Per il fantasy senz’ombra di dubbio Tolkien. Ma anche Andrzej Sapkowski, l’autore della saga “The witcher”. Adoro anche la fantascienza, di cui vedo Asimov come il re indiscusso. Confesso, però, che spesso e volentieri mi ritrovo a ispirarmi allo stile di Fredric Brown, autore meno conosciuto ma che con i suoi finali spiazzanti (cito “La sentinella”) mi ha stupito più di una volta.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho sempre vissuto nella zona di Firenze. L’infanzia e la prima adolescenza a Rifredi, nella vivace periferia cittadina. Poi la mia famiglia si spostò a Sesto Fiorentino. Dopo il matrimonio ho vissuto con la mia nuova famiglia nei pressi di Poggio a Caiano per trasferirmi a Greve in Chianti, dove abito tuttora, in seguito alla nascita dei nostri due figli.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ora che anche il secondo capitolo della saga è sugli scaffali, la mia aspirazione è giungere al compimento, con il terzo romanzo. Il progetto successivo che ho in cantiere e che sarebbe già pronto, a dire la verità, è una raccolta di racconti brevi da pubblicare a scopo benefico. La mia intenzione sarebbe quella di devolvere l’incasso dell’iniziativa alla A.I.R.C., poiché mio padre morì di tumore qualche anno fa. Ho già contattato l’associazione e sono in attesa di una risposta. Spero che il progetto venga accettato perché tengo molto a questa idea. Se poi l’associazione preferisse non aderire, proverò altre strade, sempre a scopo di beneficenza. Quello che poi accadrà in seguito, lo vedremo…