Edito da Elison Publishing nel 2020 • Pagine: 390 • Compra su Amazon
Alfredo Panico, 23 anni, lavora part-time nell’agenzia investigativa di famiglia: la No Panic. Il ragazzo e il padre Giancarlo sono chiamati da un misterioso cliente a ritrovare la sua vecchia amante, Matilde, e la figlia, Magda. Il viaggio li porta in un paesino all’interno di una vallata dell’Italia nord occidentale, Foce di Quinsia.
A Quinsia vivono due specie di uccelli uniche. Si narra di una entità dominata dall’odio e dal rimorso, il Corvo Funereo, che accoglie Alfredo al suo arrivo, e di una entità dominata dal senso di giustizia e verità, il Merlo Sognatore.
Alfredo comincia a scoprire le terribili verità che si celano dietro la Valle di Quinsia e conosce una vecchia signora che gli offre l’immortalità in cambio della morte dei parassiti che infestano il suo territorio.
Alfredo conosce Magda, ragazza timida, ma piena di carattere e forza interiore. Comincia l’avventura e la lotta per la sopravvivenza dei due ragazzi contro la follia umana e la forza sovrannaturale della vecchia. Tranelli, misteri e sacrifici si susseguono fino allo scontro finale tra Alfredo e la vecchia, pronto a tutto per ricongiungersi con la ragazza e a salvare la vallata di Quinsia.
Mi sembra di intravedere qualcuno all’interno. Poggio la mano sulla grossa porta per fare meglio capolino da una delle fessure. Appena il palmo entra in contatto con il portone, sento un altro suono metallico. Questa volta, così stridulo da farmi chiudere gli occhi mentre cerco di portare le mani alle orecchie. Si interrompe solo dopo alcuni secondi, poi silenzio.
Lentamente sale il brusio di diverse persone che parlano e il rumore di macchinari in funzione. Apro gli occhi non appena sento una mano sulla spalla sinistra che mi scuote. La sua voce si fa sempre più nitida, man mano che il fischio nelle orecchie si attenua.
“Hai capito, Alfredo? Cerca di darti una mossa, non abbiamo tutto il giorno” – un uomo fa in tempo a finire l’ultima frase e scappa via indaffaratissimo.
Nonostante un forte giramento di testa e tanta confusione, basta un giro della testa a trecentosessanta gradi per capire che mi trovo all’interno della fabbrica. Avevo visto alcune foto nei fascicoli di papà e appare identica. C’è solo un dettaglio, le foto mostravano lo stabilimento come era negli anni ’80.
L’edificio alterna sulle pareti un sistema di grosse vetrate e pannelli di acciaio. I finestroni sono molto in alto, irraggiungibili per entrambi i piani della struttura. La luce proveniente dall’esterno mi abbaglia per un istante. È quasi il tramonto. Si comincia a sentire anche un certo calore e un odore fortissimo di carbone, legno e grasso.
Cerco di sbottonarmi la camicia e noto che indosso panni diversi da quelli che avevo fino a qualche attimo fa. Ho un foulard annodato al collo che sciolgo immediatamente per asciugarmi il sudore. Il resto è una camicia a quadri, un pantalone piuttosto largo e pesanti scarpe rinforzate. Se è un sogno, è fin troppo realistico.
Ci sono tante persone che lavorano senza sosta e molti che corrono avanti e indietro. Chi mi passa a fianco mi guarda stranito, come se si domandasse perché sono lì impalato invece di lavorare.
La realtà è che non capisco cosa stia succedendo. Per di più non riesco ad orientarmi tra i diversi macchinari, a più livelli, che occupano lo spazio attorno a me. I miei colleghi di università avevano ragione a dire che sarebbe stato meglio studiare ingegneria meccanica piuttosto che ingegneria civile.
“Alfredo, sei ancora qui?” – lo stesso uomo di prima si avvicina di corsa verso di me. “Devi finire subito la qualità del blocco tre.”
“Blocco tre?”
“Abbiamo appena iniziato con la verniciatura del blocco due. Se non ti dai una mossa è un bel problema.”
L’uomo comincia ad irritarsi mentre indica un punto preciso, dove una grossa macchina sputa matite in ceste di acciaio. Con una mano mi spinge la schiena verso la direzione indicata e io mi incammino, non ancora cosciente di cosa stia succedendo.
Passo di fianco a diverse apparecchiature. Da un’altra ala della fabbrica, probabilmente la falegnameria, arrivano piastre di legno impilate. Un ronzio molto fastidioso, poco più avanti, intaglia i blocchi che si alternano in un valzer di nastri trasportatori per essere levigati e incollati prima di accogliere le mine. Un grosso rotore alloggia il materiale scrivente nei cannelli di legno.
Le mine arrivano su un nastro da un’altra ala dell’impianto, il forno. Una mistura di grafite e argilla viene impastata per circa mille ore, trafilata, tagliata, essiccata a centosettantacinque gradi e cotta a ottocento gradi in casse ricoperte di carbone, che aiuta a far acquisire durezza alla mina. Queste arrivano all’impianto attraverso diversi canali a seconda delle caratteristiche del prodotto, cioè del rapporto grafite-argilla. Più grafite, più durezza, più scuro. Più argilla, più morbidezza, più chiaro.
Come faccio a sapere tutte queste cose? Mentre cammino verso il punto indicatomi dall’uomo, mi rendo conto di riconoscere una certa familiarità nell’ambiente circostante. I pensieri e i muscoli si muovono da soli, sotto il controllo di qualcosa di più grande. […]
[…] Mi fermo sull’uscio quando qualcosa coglie la mia attenzione. Al misto di odori della fabbrica, si frappone qualcosa di insolito.
È puzza di bruciato. Passano solo pochi secondi prima che le emanazioni diventino fortissime. Improvvisamente suona la sirena di sicurezza. Luigi è il primo ad affacciarsi dalle scale di acciaio che portano al piano di sopra. Accende un megafono e scandisce con calma.
“È scoppiato un incendio in falegnameria. Aprite il portone principale ed usciamo in gruppi. Signori, rispettate il protocollo.”
I macchinari vengono spenti e la gente si raduna ordinatamente. Tutto sembra sotto controllo, mentre io mi stavo già impanicando.
“La porta è bloccata!” – urlano dall’altra parte della fabbrica, vicino l’ingresso principale – “Non riusciamo ad aprirla!”
Come è nata l’idea di questo libro?
La storia de “Il Merlo e il Corvo” doveva essere destinata ad un videogioco di genere visual novel. La potremmo definire come una avventura interattiva in cui il giocatore vive una esperienza immersiva in un ambiente molto dettagliato e può effettuare alcune decisioni che influenzano la trama del gioco. La caratterizzazione dei personaggi principali, la città di Foce di Quinsia e i blocchi principali della trama sono eredità di quel lavoro, ma il libro ha preso connotazioni uniche e originali pagina dopo pagina. Una scelta con cui ho coniugato diverse passioni e che spero possa appassionare i lettori.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Scrivere questo libro è stata una delle avventure più belle della mia vita. Sul treno per il lavoro, nel corso dei viaggi, a casa, nelle stazioni, negli aeroporti, negli hotel, a letto. La mattina, il pomeriggio, la sera e la notte. Per dieci minuti o in maratone di giorni interi. Con un lavoro a tempo pieno e tante cose a cui badare è stato veramente difficile in alcuni momenti, ma la passione, l’ispirazione e l’entusiasmo non sono mai mancati.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Potrebbe sembrare strano, ma i miei autori di riferimento vengono da generi molti distanti da quello di “Il Merlo e il Corvo”. Uno dei miei scrittori contemporanei preferiti è John Grisham, noto per trattare tematiche giurisprudenziali con trame avvincenti. Mi piace anche Haruki Murakawa, ammiro molto l’alternanza di realtà e fantasy e la scorrevolezza di alcuni suoi romanzi, più vicina al mio modo di scrivere. Dovendo scorrere il tempo, invece, non avrei dubbi su George Orwell.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Attualmente vivo a Milano, ma sono stato Roma, in Olanda (Delft) e, ovviamente, la mia città di origine, Pomigliano d’Arco. Sono stato molto attivo nel movimento culturale della mia città natale, tanto da ricevere anche il Premio alla Carriera per le Arti e le Scienze dal salotto della poetessa Tina Piccolo. Per lavoro viaggio molto, mi piace vivere culture diverse dalla mia e vorrei pensare di essere un cittadino di tanti posti che ho visitato. Ma sento con orgoglio le mie radici italiane, napoletane e pomiglianesi.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Adesso punterò a promuovere “Il Merlo e il Corvo” e la collana dei racconti di Foce di Quinsia. Ho già in cantiere diversi progetti letterari, al momento il più avanzato si chiama “Sveglia, Unity” ed è un thriller distopico con elementi sci-fi e noir. Ma non facciamoci ingannare dai generi, sarà molto scorrevole.
è sempre interessante leggere retroscena sulla scrittura di un libro, soprattutto in questo caso con una caratterizzazione così estesa e ben fatta di luoghi e personaggi… assolutamente consigliato