
Edito da Edizioni Efesto nel 2021 • Pagine: 226 • Compra su Amazon
Una corsa notturna a perdifiato per le strade di Parigi, una scanzonata coppia di amici, una vita di espedienti. Un furto maldestro e un sogno d’amore portano i pittoreschi Sorcio e Banana in un viaggio attraverso un’Europa senza confini. È l’avventura di una vita, il tanto atteso riscatto per un’intera generazione. O è forse, solamente, una confusa illusione, la fantasiosa distrazione di un Dio stanco e annoiato, capace di mettere in scena le proprie nevrosi personali attraverso la scrittura. In fondo, nessuno può separare il sogno dalla realtà.
Dalla prefazione di Sandro Bonvissuto: “Per questo i libri non bastano mai. E nemmeno gli scrittori, cialtroni anch’essi, individui confusi, che hanno semplicemente scambiato la scrittura per il loro destino. Ma anche la scrittura ha un destino, che si compie proprio attraverso chi scrive, che poi è l’unico dio del mondo contenuto nel libro che ha scritto, ed è quello di essere lo strumento più adatto, fra quelli esistenti nell’universo, per cantare la vita proprio così com’è, sempre al confine fra commedia e tragedia."

A seconda della velocità di ripetizione di questa apparentemente semplice manovra, la maggior parte dei vocabolari chiamano tutto questo camminata, cam- minata di buon passo, marcia, corsetta, corsa e in molti altri modi.
Sorcio e Banana stavano correndo con il diavolo alle calcagna, laddove il diavolo era momentaneamente rappresentato da diversi figuri intenzionati a far loro molto ma molto male. Tutto questo, maledicendo quella assurda credenza popolare secondo la quale fumare un pacchetto di Gauloises senza filtro al giorno mal si accompagna all’eccellenza nella corsa. Proprio l’uso, a dirla tutta, l’abuso, di quei rassicuranti cilindri di tabacco stavano causando un rallentamento della velocità di uno dei due.
«Se non vuoi farlo per me, fallo almeno per Alice.»
«Ma ci stanno ancora seguendo?».
Sorcio spalanca i suoi larghi occhi sulla strada per meglio raccogliere ogni possibile informazione sul percorso di fuga. Scorgendo una stradina dietro l’insegna poubelle del vecchio mercato, prende per la spalla l’amico e lo sprona a un ultimo sforzo: nulla di meglio della calca turistica serale del Quartiere Latino potrà far loro da scudo.
«Arriviamo alla Mouffettard.» dice ridendo.
«Ora questa me la spieghi.» Banana avanza con andatura storta e dinoccolata, il fiato corto, i pensieri rossi di una rabbia che, lo sa bene, sarà presto smontata, distrutta e polverizzata da Sorcio. «Ci siamo… fatti… mezza Parigi a piedi… e tu ancora…»
«Shhh! Guarda, ascolta».
Una mano unta e sudaticcia copre la bocca di Banana che, normalmente, avrebbe ben più di una cosa a che ridire su quell’inaspettato quanto sgradevole contatto. In questo caso, il naturale pensiero di mordere la mano amica e tornare indietro di un paio di passi per poter meglio calcolare la traiettoria perfetta allo sputazzo che avrebbe voluto dirigere verso il viso dell’amico deve necessariamente essere messo da parte a causa di un improvviso riflesso metallico proveniente, forse, dalle mani di entrambi gli inseguitori. Suo malgrado, Banana deve anche rinunciare alla domanda che ha preso fortemente a rimbombare nella sua testa: seppur di scottante attualità, chiedere per quale motivo al momento gli sembra superfluo e vigliaccamente pericoloso.
«Quei due coglioni hanno preso la strada per il fiume, li abbiamo seminati!» Sorcio non tenta nemmeno per un attimo di mascherare l’infantile divertimento che sta provando e parla con il tono di voce di chi ha appena vinto il primo premio a una sagra paesana. Su sette miliardi di persone, solo altre due avrebbero usato lo stesso tono dopo aver scampato un numero decisamente elevato di sberle, anche se meritate. Nessuna di queste altre due persone, però, può lasciare il proprio istituto senza permesso medico.
«Cosa cazzo ridi, idiota? Hai anche il coraggio di essere contento? Fare queste cazzate alla nostra età: noi dovremmo passare le serate con il plaid sulle gambe e un bicchiere di vino caldo al fianco, non rischiare la vita correndo per Parigi.»
«Finito?»
«No.»
«C’è altro?»
«Stronzo.» sorride. «Adesso ho finito.»

Come è nata l’idea di questo libro?
Il libro in realtà racchiude in sé due libri: la vicenda principale (l’avventura scanzonata dei sedicenti Sorcio e Banana) e una metanarrazione che ragiona, attraverso l’espediente di dialoghi che un Dio-autore intrattiene con se stesso, sul ruolo della creazione, dell’amore e della scrittura. Questa seconda parte è più datata, mentre la prima risale a un anno fa, durante il grande lockdown, e ha lo scopo tipico di una commedia: raccontare attraverso il sorriso, l’equivoco, lo scherzo e il fraintendimento. Raccontare con “leggerezza”, seguendo l’esempio di Calvino. E in più è un viaggio attraverso molte città europee: Parigi, Barcellona, Lisbona, Istanbul, solo per citarne qualcuna.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Ogni cosa che scrivo ha una sua dose di difficoltà. Durante la scrittura vera e propria questa difficoltà è commisurata ancora al piacere della scrittura, atto libero e creativo. Il peggio arriva sempre dopo: nel confronto, nelle riscritture, nell’editing. A differenza del mio primo romanzo (“Il mercante d’acqua”, 2015) però questa è stato un romanzo più immediato.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Se ragionassimo in musica, questa “messa in scena posticcia” sarebbe un’opera buffa, tipo la storia di Falstaff (e anche lì, neanche a farlo apposta, c’entrava una certa Alice). In ogni caso ho provato a mantenere il mio stile di scrittura più tipico: dal sopraccitato Calvino a Murakami. Leggerezza, semplicità, sospensione, lirismo. Per quanto concerne invece i dialoghi del Dio-autore con se stesso lo stile è necessariamente più crudo: Kundera, Roth, Miller.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Romano al 100%, con tutto ciò che ne concerne: difetti, vizi e virtù. Ho vissuto un anno a Parigi tanti anni fa (e questo emerge nel romanzo). Ho sognato per un tempo molto esiguo di vivere a Barcellona (e anche questo emerge nel romanzo).
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Come quest’opera non era stata programmata, spero di poter scrivere soltanto quando sento giusto farlo. Quindi a ora direi, felicemente, “Non lo so”. Per il resto continuo a lavorare nella scrittura attraverso la piattaforma di “Scrittura Efficace”, un punto d’incontro imprescindibile per chi ha questa passione!
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