Edito da Antonella Tomassini nel 2018 • Pagine: 180 • Compra su Amazon
Micio è i suoi a-mici - La favola del gatto che voleva fare lo scrittore è un romanzo ricco di emozioni e tenerezza, un viaggio fantasioso in un mondo immaginario dove vivono felici tutti gli animali. Micio, il protagonista, è un gatto randagio che vive sul Ponte dell’Arcobaleno, ma per un prodigio scende sulla Terra per affrontare avventure e disavventure e per dare una zampa ai suoi a-mici più sfortunati, soprattutto quelli che non conoscono i pericoli della strada. Una favola rivolta a grandi e bambini, nata da un progetto con Associazione DI.A.N.A Onlus, che si occupa con impegno delle colonie feline di Roma e alla quale sarà devoluto in beneficenza il ricavato del libro, per la sterilizzazione e le cure veterinarie dei gatti randagi.
"...Ma quelle lettere e quei numeri posizionati in un modo che non ne ho mai capito il motivo, mi attiravano più di una qualsiasi corsa alla ricerca di una lucertola e ci avrei passato le ore come un musicista che suona le note sul suo pianoforte, e nottate a schiacciare una A, poi una M, una O, una R e infine una E..."
Prefazione
I cani e i gatti che vivono per strada dormono dove possono, mangiano quello che trovano, agonizzano, soffrono freddo d’inverno e caldo d’estate, sono maltrattati da persone senza cuore, combattono tra loro per un pezzo di carne e hanno cuccioli ovunque.
Devono sopravvivere in qualsiasi modo, implorando un pezzo di pane, una carezza o una parola gentile. Le campagne di sterilizzazione non sono suff icienti e la crescita della popolazione di cani e gatti è un problema.
Le istituzioni sembrano non rendersene conto. Si accapigliano e si battono per inezie.
Facciamo alcuni conti: 4 coppie di cani possono avere, in 7 anni, più di 4700 cuccioli.
Randagi anche loro. Di questi ne sopravvivono (selezione naturale) circa due terzi che una volta raggiunta la maturità sessuale cominceranno a riprodursi.
Inutile dare la colpa a chi alleva i cani di razza. Non sono loro a far crescere il randagismo. Il colpevole è sempre l’uomo che per non sterilizzare fa mettere al mondo cuccioli meticci che, anche se trovano casa, alla prima occasione verranno abbandonati come fossero scarpe vecchie. Perché molti umani non hanno considerazione della vita altrui. Specie se si tratta di vite di animali differenti da loro.
E quindi?
Le Istituzioni dovrebbero attuare una vera campagna di sensibilizzazione pro sterilizzazione per tutti i cani randagi o comunque ospiti dei canili. Si chiede il rispetto della legge già esistente.
Inoltre i Comuni ove sorgono canili di loro proprietà, dovrebbero stipulare convenzioni con veterinari per la sterilizzazione prima della possibile adozione. Perché chi adotta diff icilmente poi sterilizza.
Sorvegliare i vari canili e le varie associazioni di volontariato al fine di evitare speculazioni sulla pelle dei cani e dei gatti. Troppe volte, infatti, sono saliti a onor di cronaca per via di canili lager dove i randagi venivano fatti riprodurre per avere più introiti da parte dei Comuni e troppe volte non ne veniva dichiarata la morte.
Perché chi lavora male e solo per interesse (canili lager) rovina e danneggia chi invece lavora bene e con sacrif icio.
I gestori dei canili potrebbero lavorare in sinergia con veri addestratori che rispettando la natura del cane, potrebbero addestrarli in modo da aumentare le possibilità di adozione.
Sono solo idee. Ma mi auguro che qualcuno ascolti.
Mi auguro che questo libro venga acquistato consentendo con i ricavi una vita migliore a tanti randagi sia cani che gatti.
Enzo Salvi
Introduzione
Il randagismo è una piaga sociale e morale, alimentata da abbandoni e riproduzione incontrollata, che colpisce cani e gatti che hanno disperatamente bisogno del nostro aiuto. Purtroppo
questo fenomeno allarmante non accenna a diminuire. Bisogna fare di più. Dobbiamo fare di più. È nostro dovere morale!
Glielo dobbiamo a loro, tante anime innocenti che ogni giorno combattono per la sopravvivenza, perché vivere da randagio molto spesso significa morire di stenti, fame e sete, investiti da auto o dalla mano crudele dell’uomo.
Il sogno di ogni volontario è quello di salvare il più possibile randagi lasciati al loro destino ed è solo facendo prevenzione che si possono ottenere dei risultati concreti. La sterilizzazione è l’unica reale e concreta politica sociale e veterinaria in grado di conseguire risultati tangibili.
Il mio sogno è diventato progetto. Un progetto che sarà possibile realizzare con le vendite di questo romanzo. Perché con il ricavato del libro, devoluto all’Associazione DI.A.N.A., sarà possibile attivare campagne di sterilizzazioni gratuite rivolte ai gatti delle colonie feline di Roma. Il problema del randagismo felino è molto forte su Roma, ogni giorno in ogni angolo della città si scoprono nuove colonie feline, nelle quali i gatti non vengono sterilizzati, anche deliberatamente, a causa dell’ignoranza delle persone.
L’Associazione DI.A.N.A. Onlus nasce dal profondo amore per gli animali dei soci fondatori, che da sempre si occupano con passione e dedizione alla cura e benessere dei gatti randagi.
L’Associazione opera principalmente sul territorio di Roma e si occupa di aiutare le colonie feline che si trovano in diff icoltà, donando cibo e offrendo assistenza veterinaria, far rispettare i loro diritti, garantire la loro tutela e benessere.
Questo libro è dedicato al mio Micio, ucciso da un’auto e protagonista del romanzo, e a tutti i randagi che non ci sono più ma che fa piacere a tutti noi pensare che si trovino in un posto bellissimo, con prati immensi dove corrono felici e spensierati, chiamato Ponte dell’Arcobaleno.
Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno partecipato a questo progetto, ma un ringraziamento speciale va alla mia amica Antonella, autrice del libro, che è stata la prima persona a credere nel mio sogno, ad Alice la nostra bravissima illustratrice ed Enzo Salvi, grande animalista dalla parte di chi non può difendersi e che da sempre da voce a chi non la ha.
Cristina Massa
Presidente Associazione DI.A.N.A.
Capitolo 1
Non volevo svegliarti, era questo il punto. Se avessi continuato a battere sui tasti di quella vecchia macchina da scrivere sicuramente mi avresti lanciato il cuscino in faccia.
Era notte ed effettivamente sentir il tic tac lento, secco e ritmato delle parole scritte su inchiostro che avevo in mente per raccontare la favola del gatto che voleva fare lo scrittore, non era certo il miglior modo per farti addormentare.
Ma quelle lettere e quei numeri posizionati in un modo di cui non ho mai capito il motivo, mi attiravano più di una qualsiasi corsa alla ricerca di una lucertola e ci avrei passato le ore come un musicista che suona le note sul suo pianoforte, e nottate a schiacciare una A, poi una M, una O, una R e infine una E.
Un suono magnifico per ogni singola lettera, un suono unico per creare una parola, ed ogni parola aveva un suono inebriante. Amore, sognavo soltanto l’amore di una carezza.
La notte era magica per me per questo motivo, quando tutti dormivano e i miei a-mici erano in giro a cercare cibo o rogne, io mi immergevo nei miei pensieri o raggiungevo le nuvole dove amavo correre felice. Potevo f inalmente stare tra le tue braccia in ogni momento volessi, entrare nella tua piccola e disordinata casa e vederti dormire.
Mi posizionavo davanti alla macchina da scrivere e cominciavo così la mia storia, scrivendo pensieri e non potendoli cancellare, strappavo i fogli in mille pezzi f inché le idee non mi fossero ben chiare.
La mattina quando ti svegliavi e trovavi tanti coriandoli di carta per terra davi la colpa ai tuoi tre gatti, che ti tenevano compagnia e amavi come bambini.
Non sapevo da dove cominciare, se scrivere dall’inizio o dalla fine, per uno scrittore gatto non è tutto semplice, specialmente se ha vissuto sempre per strada e non è mai andato a scuola.
Quando ero un gatto in carne ed ossa vivevo sulla Terra, in una via che si chiama Colli Portuensi, ed in una città che si chiama Roma. Dicono gli umani che sia una bella città ed è la capitale di un paese a forma di stivale, l’Italia, e non pensiate ora che voglia raccontarvi la storia del Gatto con gli stivali!
Qualcuno può pensare che si tratta di una strada di campagna con colline verdi, aiuole di f iori, terre profumate di frutta e verdure, ma in realtà ai Colli Portuensi regnano i palazzoni, le strade di cemento, i negozi super accessoriati, le passeggiate frenetiche e le macchine che sfrecciano a destra e sinistra.
Chi nasce gatto e decide di vivere ai Colli Portuensi non ha vita facile, deve fare i conti con molte cose.
Come è nata l’idea di questo libro?
Il libro Micio e i suoi a-mici nasce durante una telefonata con Cristina Massa, presidente dell’Associazione Onlus D.I.A. NA, che si occupa dei gatti randagi delle colonie di Roma, che mi parla del suo amore per i gatti e del nuovo progetto sulle sterilizzazioni dei randagi, che ha in mente. Alla fine della telefonata Cristina mi racconta la storia di Micio, un gattino di una colonia di cui si occupa che è finito accidentalmente sotto una macchina. Mi chiede, se posso scrivere un racconto che parli di randagismo, perché ha letto il mio primo libro Pianeta Vegan e le è piaciuto molto. Le prometto che scriverò un romanzo, meglio una favola. Diviso in 14 capitoli e un epilogo, la storia, è scritta in prima persona dal gatto Micio, che appena nato vive in un cantiere pieno di calcinacci e escavatori, in una via piena di macchine e pericoli, e che è accudito da Marilena, l’umana che si prende cura dei mici di zona. Micio finisce sotto una macchina una mattina mentre correva dalla sua amata Elisabeth, una gatta di casa che aveva conosciuto qualche giorno prima, e una volta giunto sul ponte, trova un lavoro al banchetto delle consegne, un lavoro che gli è stato assegnato, proprio perché è ancora un gatto intero, cioè non sterilizzato. Il suo compito è quello di consegnare i gioielli ai gatti che giungono sul ponte. Dal supervisore riceve un dono meraviglioso, quello di strizzare gli occhi, diventare un gatto invisibile e scendere sulla Terra, per aiutare i mici randagini. Nei capitoli, incontriamo vari personaggi, ho voluto inserire gatti che sono veramente esistiti e famosissimi sui social network, come gatto Isidoro, il mangiatore di scamorze che ha commosso i suoi fans con la sua prematura scomparsa, Rocco di Ortacesus, il famoso custode del museo del grano, scomparso anche lui prematuramente per essere stato avvelenato con il cibo per topi, e poi altri protagonisti che ho incontrato nella mia strada. Ovviamente io amo i gatti, e per sei mesi, sono entrata nel personaggio del mio nuovo libro, Micio, e sono andata alla scoperta di un mondo incantato dove tutti gli animali corrono felici e senza pericoli: il ponte dell’Arcobaleno.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La parte più difficile è stata quella di trovare un editore professionale, purtroppo oggi sono tanti gli editori che chiedono cifre astronomiche per la pubblicazione, e quelli che non li chiedono hanno già titoli fino al 2025.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Adoro Josè Saramago, sia i suoi libri che la sua vita, per me è un importantissimo autore.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Attualmente vivo a Roma, ma ho vissuto la mia infanzia e adolescenza a Taranto, mia città natale, e per dieci anni a Lisbona, dove vorrei trasferirmi nel mio futuro.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Vorrei dedicare i miei progetti futuri sempre a pubblicazioni attinenti al mondo vegan, all’amore in generale, al rispetto di tutti gli esseri viventi.
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