
Edito da Attilio Miceli nel 2021 • Pagine: 138 • Compra su Amazon
Vista dalla fine, la vita di Attilio Miceli è quella di un normalissimo ferroviere in pensione che vive nel suo tranquillo paese del sud.
La verità però, è che Attilio ha dovuto attraversare molte guerre prima di raggiungere la meritata pace. Nato in una famiglia benestante che diventa povera all’improvviso, nel 1943 a soli 22 anni, viene spedito a combattere in Russia come migliaia di altri giovani. Tornato miracolosamente illeso dall’inferno di ghiaccio, quando capisce che lo avrebbero rimandato al fronte decide di fuggire nei boschi. Finita la guerra si innamora di una ragazza che è costretto ad abbandonare temporaneamente per mancanza di mezzi, pratica mille mestieri nel tentativo di affrancarsi dalla povertà.
Una storia d’altri tempi, di coraggio, intelligenza, rivalsa, senso di giustizia, fortuna, sfortuna e onore. Dove Attilio, un eroe normale, pieno di difetti, finisce per vincere la battaglia più importante di tutte: VIVERE!

Attilio Miceli però era nato in un palazzo, figlio davvero dei signori di Paola. In una famiglia di contadini ricchi che non erano nobili, ma all’epoca faceva poca differenza.
Terre a olivi e vigna che si estendevano oltre le possibilità degli occhi, fino alla marina e oltre la montagna di Longobardi. Generose di vino a fiumi, olio d’oro profumato, coloni, animali, macchia, frutta e grano. Cantine sempre piene di botti grosse come case dove Attilio entrava sano sano spinto nel gioco di raschiarne le pareti che già era lavoro.
Lampi nella mente più che altro, flash che sembravano provenire da un sogno sfuocato o dalla vita di qualcun altro. Come le sue scarpette di cuoio lucide, il letto pulito e acconciato di fresco in quella casa sempre in ordine, con le finestre alte a far entrare l’aria salata del mattino, la tavola della domenica piena di ospiti e cibo, la serenità orgogliosa di sua madre “Chiara” nel nome e nella volontà di potenza che aveva una donna arrivata.
Della sua infanzia da signorino, Attilio ricordava solo che un bel giorno era finita. Con l’immagine indelebile dei centotredicci fogli da mille grossi come lenzuoli, che qualcuno, nella tristezza gelata di quando qualcosa finisce, poggiava sul tavolo della cucina contandoli attentamente. Centotrentamila lire, in un epoca in cui un porco adulto e pasciuto si poteva comprare con cinque lire in totale. Tanto valeva in quel momento tutta la sua vita, quella dei suoi genitori, delle sorelle e dei fratelli finiti all’asta. Unico modo legale per svaligiare una casa.
C’è chi dice, con un pizzico di malizia, che suo padre fosse un megalomane esaltato, che alcuni parenti lo avessero truffato dandogli apposta cattivi consigli, oppure che, semplicemente, Papà Gaspare non era abbastanza istruito per gestire tutta la fortuna che gli era capitata per le mai e non fosse riuscito a capire esattamente cosa significava indebitarsi con l’ufficio postale. La ricchezza, agli occhi di chi non la possiede, ha sempre più magagne che meriti.
Più realisticamente, a rovinarli, fu una stagione andata male con la conseguente perdita del raccolto.
Tragedia frequente all’epoca, e assoluto spauracchio dei latifondisti che usavano investire a debito per allargarsi calcolando il rischio volta per volta. Di solito andava bene e si vedeva il feudo crescere, in caso di grandine o secca però, in un attimo si poteva finire vecchi e soli in mezzo ai topi.
Questa fu la prima delle molte vite possibili che Attilio poteva fare e non ha fatto per cause a lui sconosciute, per destino, fortuna o volontà di Dio.
Da lì in poi sarebbe stato quasi sempre cosi, per novant’anni. In un tempo fermo e sempre uguale, con minimi segnali di cambiamento percettibili più nelle persone che nelle cose, dove i bambini diventano uomini, le ragazze diventano madri e i vecchi muoiono sostituiti da altri vecchi che un attimo prima erano ragazzi, è difficile inquadrare date,
epoche e fatti storici con precisione. Mentre il sole bruciava alto ogni giorno sul mare infinito in cui si specchiava padrone, i monti scuri d’ombra rigati dalle fiumare nascondevano gli animali feroci, e la terra asciutta nella polvere estiva lottava con le povere zappe, Attilio sapeva poco o niente di Mussolini, Stalin o Hitler, delle loro leggi, le loro guerre, dell’orrore che sarebbe presto venuto a travolgere il mondo circoscritto di quelle vite piccole, ma importanti per ognuno come l’universo stesso.

Come è nata l’idea di questo libro?
Quando cominciai a pensare alla realizzazione di questo lavoro, avevo da poco terminato di leggere una famosa biografia che non mi aveva particolarmente entusiasmato, e ricordo perfettamente che pensai: “la storia di mio Nonno è così particolare e avvincente che potrebbe essere la trama di un libro molto più avvincente di questo”. Sarò di parte, ma senza alcuna presunzione, penso che la sua non sia stata una vita come tutte le altre, anzi. Una vita coinvolgente e piena di sacrifici, di sogni e di colpi di scena, che solo un uomo pieno di coraggio e caparbietà poteva condurre in quel modo, una vita piena di Sliding Doors dove ogni episodio, ogni decisione, ogni scelta diversa, avrebbe potuto cambiare totalmente la sua e le nostre vite.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Tutto il lavoro è durato circa 12 mesi, è stato faticoso ma anche entusiasmante. Mesi di studi, lavoro e ricerche con la preziosa e indispensabile collaborazione di Roberto Pietrucci, che ringrazio. Oggi mi trovo a vivere uno dei momenti più importanti della vita di ogni uomo o donna, essere genitore. È arrivata Elena, principessa di casa, e questo libro è anche per lei, così che in un futuro potrà leggere e sapere di quanto grande è stato il suo bis nonno.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Preferisco scrittori italiani contemporanei, molti di loro hanno saputo lasciare un segno nella letteratura e nella società contemporanea, come Oriana Fallaci e Tiziano Terzani, Mi piace molto Andrea Camilleri e Massimo Bisotti.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Fuscaldo, un piccolo paese in provincia di Cosenza. Per lavoro ho vissuto a Milano e Modena per diversi anni. Oggi ho ritrovato la mia tranquillità e serenità nel mio paese natio anche se il lavoro mi porta spesso a muovermi per tutto il Sud Italia.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Al momento voglio godermi questo momento, per me è un sogno che si realizza, penso che conservare la memoria storica e tramandarla attraverso un libro, rappresenta la migliore testimonianza di valorizzazione delle proprie radici.