
Edito da Helios Edizioni nel 2021 • Pagine: 230 • Compra su Amazon
L'idea di questa raccolta di racconti è nata casualmente durante un soggiorno dell'autore a Malta quando, a cena in un ristorante, vede un uomo solitario che sta assaporando un piatto tipico.
Quello che a questo punto l'autore si è chiesto è stato: che cosa starà pensando?
Dall'immagine dell'uomo con il coniglio alla maltese sono nati il racconto Riflessioni e il leit-motiv della raccolta Momenti conviviali a cui hanno fatto seguito altri racconti, tutti piuttosto diversi tra loro.
Un momento conviviale è solitamente un’occasione da vivere insieme, con amici, parenti o conoscenti, e caratterizzato da allegria e spensieratezza, divertimento e condivisione di pensieri ed esperienze, ma chi ci può garantire che questi momenti conviviali non possano nascondere un imprevisto più o meno banale?
E come possiamo essere sicuri che questo imprevisto non causi, ad esempio, un ulteriore evento imprevisto o, ancor peggio, una catena di eventi inaspettati?

Cena di classe
Il mio nome non è importante, perché chiunque abbia vissuto una cosa del genere potrebbe scrivere queste poche righe.
Sono un pensionato e trascorro le mie giornate come molti che sono nella mia stessa situazione.
Li vedo, i miei “colleghi”, molti dei quali sono ricaduti nella categoria degli “umarell” perché si piantano davanti a cantieri edili o stradali e commentano quello che gli operai fanno.
Personalmente preferisco altre attività e quasi tutti i giorni passo qualche ora in compagnia al centro sociale di via Jussi a San Lazzaro di Savena.
Ed è proprio qui che ho trovato spunto per parlare un po’ di quello che penso riguardo alla cosiddetta cena di classe.
Pensieri in libertà, ho letto qualche giorno fa su un volantino affisso in bacheca.
Mi sono informato e mi hanno detto che si tratta di un concorso in cui ognuno può esprimere le proprie idee su qualsiasi argomento.
Bella pensata, perché così sicuramente le idee non mancano.
Mi è stato spiegato anche che i migliori pensieri in libertà sarebbero stati letti in pubblico nella grande sala dedicata alle conferenze e agli incontri come momento di condivisione e aggregazione della comunità.
Non so come andrà a finire, non so se questo mio pensiero in libertà sulla cena di classe sarà tra quelli ritenuti degni di una declamazione pubblica, ma so per certo che verrà comunque letto da qualcuno, fosse anche solo per decidere se annoverarlo tra quelli da leggere davanti alla platea degli intervenuti di quel giorno futuro. E così ho deciso di scrivere quella che è la mia esperienza su questo argomento.
***
Per molti la cena di classe è una consuetudine, un’occasione per ritrovarsi con frequenza più o meno regolare alla fine di un anno scolastico oppure, ad esempio, alla fine dell’anno accademico, per tirare le somme di quanto fatto nei mesi trascorsi insieme e augurarsi buone vacanze in attesa della ripresa delle lezioni.
Secondo molti è un bel modo per salutarsi, dirsi ciao e arrivederci al prossimo anno.
Per alcuni può essere una cena di lavoro, invece che di classe, se i componenti del gruppo sono colleghi che tutti i giorni si trovano nella loro azienda.
In ogni caso il concetto è identico.
Ormai sono frequenti anche i casi di cene di classe, o di lavoro, improprie, perché coloro che si ritrovano non sono più studenti né addirittura lavoratori perché pensionati.
Sia quel che sia, la cosiddetta cena di classe rimane un momento conviviale durante la quale ci si ritrova per passare una serata insieme dopo tanto tempo, salutarsi, sentire le ultime novità sullo stato di salute, il lavoro (o la pensione), eventualmente la famiglia e altre questioni del genere.
Un bel momento, insomma.
O almeno è quello che ci si augura sempre, perché comunque potrebbe capitare il fuori programma che non ti aspetti.
E le cause possono essere le più disparate.
Chi ci dice che improvvisamente e inavvertitamente non possano tornare a galla vecchi rancori?
Cose rimaste a covare sotto la cenere, magari per anni, e basta una semplice e innocente parola per rovinare un momento di festa.
Un momento di felicità in pochi istanti può trasformarsi drasticamente e avere conseguenze che non ci si aspetterebbe mai da una cena di classe come quella che chiunque di noi potrebbe vivere.
Basta veramente poco: una parola sbagliata detta al momento sbagliato alla persona sbagliata, una parola sussurrata e male interpretata che potrebbe avere effetti di entità maggiore semplicemente perché anni prima tra due o più persone era capitato qualcosa, un episodio negativo poi felicemente risolto, almeno in quel periodo di anni prima, che però ritorna alla ribalta inaspettatamente.
Chi può dire che non potrebbe accadere?
E quando dovesse mai accadere, noi presenti a quella cena di classe siamo tutti lì, arrivati per divertirci, e invece ci ritroviamo in situazioni sgradevoli e impensabili semplicemente perché qualcuno ha detto o fatto qualcosa che non avrebbe dovuto.
E chi ne paga le conseguenze? Tutti, nessuno escluso.
Mettiamo il caso di un torto fatto da una persona ad un’altra e risolto con una chiacchierata di molti anni prima.
Ebbene, se ad esempio dovesse capitare un episodio infausto tra le stesse due persone durante la cena di classe, ci sarebbero buone probabilità che quel torto di molti anni precedente possa essere usato come arma di difesa o di attacco verso il proprio avversario.
E poi, che conseguenze ci potrebbero essere?
Un urlo? Un bicchiere di acqua, di vino, di birra addosso?
Un pugno dritto sul naso?
Nessuno può saperlo. Si chiamano eventualità e come tali non sono prevedibili.
Come non sono prevedibili schieramenti degli altri presenti a favore di uno o dell’altro.
E da quello… chi lo sa?… Non possiamo conoscere le evoluzioni della situazione venuta a crearsi.
Ce la si potrebbe cavare con una persona che toglie definitivamente il saluto ad un’altra, ma potrebbe andare anche peggio.
E se di queste piccole e insignificanti situazioni ce ne fossero più di una?
Due, tre… così all’improvviso… generate per motivi diversi… ma comunque situazioni coesistenti nello stesso momento e nello stesso luogo.
Come potrebbe andare a finire?
Le conseguenze delle singole situazioni potrebbero sommarsi o collidere.
In fondo è tutta una questione probabilistica.
E chissà… alla fine la gestione di questa cena di classe, voluta con l’intenzione di creare una bella serata tra persone che si conoscono da tanti anni, potrebbe terminare come nessuno avrebbe mai immaginato quella volta di molti anni fa: ad un certo punto la situazione era diventata talmente insostenibile che il gestore del ristorante in cui eravamo andati, dopo essere inizialmente intervenuto da solo, non è riuscito a sedare gli animi e ha dovuto chiedere aiuto a chi fa questo di mestiere, poi la pattuglia della polizia ha chiamato l’ambulanza perché qualcuno è rimasto ferito in qualche colluttazione dovuta a motivi apparentemente futili.
E così, come accadde quella sera di tanti anni fa, una banale cena di classe potrebbe diventare un evento fuori dall’ordinario, qualcosa di insolito che chiunque decidesse di presenziarvi non si aspetterebbe e non si augurerebbe di vivere mai.
Perché se in questa vita esiste una regola, è che non bisogna mai dare nulla per scontato e tutto può accadere.

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea di “Momenti conviviali” è nata casualmente in un ristorante dell’isola di Malta, quando ad un tavolo ho visto un uomo solitario che mangiava il coniglio alla maltese. Se lo gustava lentamente e intanto pensava… almeno così mi è parso. Così è nato il racconto “Riflessioni”, contenuto nella raccolta, e a quel punto ho pensato: quanti altri momenti conviviali esistono… dove potrebbe succedere un imprevisto? E da quel giorno ho iniziato a pensare… creando e distruggendo un momento conviviale. Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
È stato abbastanza facile perché, una volta individuato un momento conviviale, tutto quello che riguarda la creazione, lo svolgimento e la sua distruzione è filato liscio senza intoppi.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Credo che rispondere a questa domanda per me sia molto difficile perché, come è vero che fin da adolescente ho iniziato ad appassionarmi ad autori come Stephen King, è vero anche che la mia curiosità e la mia fame di cultura sono tali per cui ora leggo molti autori per vedere che cosa ognuno ha da offrire al lettore. Se devo fare un breve elenco selezionando quelli che forse mi hanno influenzato e/o colpito maggiormente, posso citare ad esempio Elizabeth George, S.S. Van Dine, Edgar Wallace, Sebastian Fitzek, Wulf Dorn, Lars Kepler, Brigitte Aubert, Loriano Macchiavelli, Carlo Lucarelli… oltre ad autori classici come Fedor Dostoevskji e Victor Hugo (sono due dei tanti). Sicuramente potrei aggiungerne anche altri, ma l’elenco diventerebbe lunghissimo.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Fin dalla nascita vivo a San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna. Per dovere di precisione, questi sono anche i luoghi in cui sono ambientate tutte le mie storie.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il progetto generale è inventare tante nuove storie. Solitamente scrivo romanzi e racconti di genere thriller, noir e dintorni, e come prossime pubblicazioni ci saranno sicuramente una seconda raccolta di racconti, dove amore e morte andranno a braccetto, e due romanzi. Ovviamente a queste seguiranno altre storie, tutte diverse tra di loro, in cui l’ispettore Zamagni, che per colpa mia ne passa di tutti i colori, sarà alternato ad altri personaggi più o meno minori. Tra le prossime pubblicazioni ci sarà anche un libro umoristico.
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