Edito da Pegasus Edition - collana Emotion nel 2019 • Pagine: 154 • Compra su Amazon
Un'amicizia che nasce durante un solo giorno, tra due colleghi che lavorano assieme da anni. U'amicizia, una complicità. Un amore tra un uomo solitario e una prostituta. Una storia di libero arbitrio. Un finale tinto di giallo-noir. E tutto gira attorno a un tema di grande attualità ahimè: il licenziamento degli "Over 50". Una storia vera che come molte recensioni hanno testimoniato, tocca davvero l'anima perché è l'anima che parla.
… Sono caduta e sono rimasta con il viso sull’erba, forse per cercare un rifugio.
Guardavo la casa da lontano. Poi piano piano mi sono riavvicinata. Mi sono seduta qui, in modo da guardarmi attorno senza farmi vedere, da nessuno. Noi due abbiamo sempre vissuto in segreto e restare qui a pensare a lui mi ha dato quella stessa sensazione…».
«Caspita, dev’essere stato uno shock per lei… So quanto eravate legati l’uno all’altra».
«Sa, Marcel è stato l’unico cliente che mi abbia rispettata. Mi ha accarezzato il viso come nessuno ha fatto mai. Neppure mia madre. Quando mi accarezzava la sua mano era lenta, calma, calda. Non sentivo solo il gesto ma percepivo le intenzioni che la mano, le sue dita volevano regalarmi. Grazie alle sue carezze ho sentito la mia pelle e i brividi che stavo provando. I miei “amanti” hanno trasformato la mia pelle in un abito cucitomi addosso, su misura, per loro.
La prima volta mi ha spaventata. Non veniva spesso, ma un giorno mi ha detto che voleva parlare con me di cosa significa essere solitari e ha precisato che è una cosa diversa dall’essere soli. Gli ho risposto che io ero sola nella mia solitudine. Abbiamo parlato per un’ora intera e alla fine ha insistito per pagarmi.
La volta dopo, per la prima volta, l’ho baciato, l’ho baciato sulla bocca. L’ho fatto perché lui mi chiese se poteva baciarmi. Gli ho detto che poteva, sì, ma solo se mi avesse sorpreso. Lui mi ha guardato e con quello sguardo e con un bacio mi sorprese. Mi sorprese davvero tanto. Tra noi nacque qualcosa di bello. Venivo spesso a trovarlo qui a Büren an der Aare. Ogni volta prendevo il treno e poi una bici o a piedi. Ogni volta avrei voluto solo volare sino a qui perché ogni volta che ero qui era come se fossi in volo. Mi guardava con i suoi grandi occhi e poi mi faceva degli scherzi. Mi piaceva perché io non posso godere di tanti scherzi genuini nella mia triste vita.
Un giorno mi ha detto: “Accidenti, i tuoi occhi stanchi stanno sorridendo”. Abbiamo fatto l’amore perché volevamo, dimenticando ogni cosa che poteva essere successa prima o che poteva succedere dopo. In fondo quello che succedeva, succedeva solo un momento fa, e sarebbe stato facile da dimenticare, se Marcello fosse lì con me. Non mi ha mai chiesto una relazione. Mi diceva di vivere il momento. A volte facevamo solo sesso, ci piaceva e basta. E lo baciavo! Mamma mia quanto lo baciavo. E anche lui mi baciava. Mamma mia quanto mi baciava! Mi accarezzava come fossi l’unica donna, o la donna della sua vita. Io non vorrei sembrarle sciocca. Ma credo di essere assai infiammabile».
Nonostante la poca luce scorsi il suo viso e vidi il suo arrossire. Lei aveva abbassato gli occhi e una smorfia le accentuava una timidezza sconosciuta anche a lei.
«Sa questi anni nessuno e stato capace di togliermi da quella scatola di cerini. Una scatola di cerini con l’immagine pubblicitaria di un bordello qualsiasi. È come se il passante di turno cercasse un cerino e lo cercasse frettolosamente, quasi impaurito, tra tutti i cerini, e con quelle dita impazzite mi spostasse facendomi arrivare in fondo, in un angolo buio della scatola Marcel, invece, no!
Lui ha cercato con calma, come se mi cercasse in una scatola di cerini dorata e mi ha scelto. Mi ha acceso e lei non sa quanto mi faceva sentire così infuocata.
Poi mi ha trasformato in una candela. Sa, una candela di quelle che si mettono sulla torta di compleanno di un bimbo. Di quelle che quando soffi per spegnerla, sembra che si spenga e un istante dopo si riaccende e continua a farlo, e il piccolo ride e regala a tutti gli invitati, un sorriso spettacolare e due occhi incantati. Era sufficiente che lui soffiasse sul mio collo e io, per magia, mi riaccendevo».
Una breve pausa, e sorride. Continua, poi, subito.
«Una sera mi presentò una bottiglia di Champagne. Se penso quante ne ho viste… e quindi le posso dire che quella non era una bottiglia triste. Era una bottiglia vera che conteneva qualcosa di così bollicinoso.
Si può dire bollicinoso?» «Tu puoi dire ciò che senti».
«Allora bollicinoso».
Lilù rise e io mi commossi pensando a quanto Marcel poteva amare quel sorriso così bello.
«Sa, tutto era vero ed è per questo che lo amavo. Perché per una volta dopo tanti anni vivevo un qualcosa di vero!
Per una volta non avevo bisogno di obbedire a un mondo falso e crudele e che io, solo col mio corpo, rendevo ancora più infelice della felicità che quegli infelici vivevano con me.
Sa di cosa mi stupisco? Che sto parlando con lei italiano e l’ultima parola che dissi in italiano fu “ti amo”».
«A chi hai detto ti amo?».
«Lo aveva detto un attore a un’attrice, una donna bellissima, alla Tv. Era un film in italiano. E io lo ripetei subito dopo ed era come se lo stessi dicendo davvero a un uomo. E quella è stata l’unica volta che l’ho detto.
Imparai l’italiano guardando la tv e qualche cliente simpatico mi ha intrattenuta in italiano.
Io non ho mai detto a nessuno, ti amo».
Un lungo silenzio. Neanche a Marcel.
Come è nata l’idea di questo libro?
Nasce da una storia vera che ha segnato e segnerà tutta la vita tanto da crearmi altri scopi, diverso , piu intimi. Ma quanto tempo ho buttato via.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Scrissi la prima parte in poco tempo. Poi i miei pensieri volevano stare da soli, In compagnia di nessuno. neanche di una penna. Poi un giorno dissi a mia moglie che dovevo isolarmi e in poco più di tre giorni terminai tutto. La bozza ovviamente perché l’editing mi prese tempo eccome.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Autori di riferimento: Sepulveda, Bukowski, Carofiglio, Murakami.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Saltrio in provincia di Varese. Ma nasco e vivo sin a 53 anni in Svizzera da genitori italiani. A Stabio, un paese di confine che sa ancora di sacchi di iuta usati dai contrabbandieri. Comunque 3 matrimoni e 23 traslochi non mi fanno sentire di un posto solo.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Progetti ne ho ho tre: il primo è poter portare una compagnia teatrale marchigiana (compagnia Liolà) in Svizzera a rappresentare l’inferno di Dante. In Svizzera, parte di lingua italiana, c’è una mancanza folle di cultura. Il secondo progetto è di creare una fiera dell’autore senza editore, C’è tanta gente che scrive bene per un motivo o per un altro non ha mai pubblicato o non ha mai avuto un editore. Gente che ha il coraggio di mettersi a nudo merita una vetrina. E l’ultimo è di scrivere la continuazione di questo mio romanzo. Le idee ci sono. Vorrei trovare un’investigatrice privata che ne sa di investigazioni perché una parte del prossimo romanzo necessiterà di tale esperienza. E vorrei un investigatore donna che, come narrava Carofiglio, giri con una mazza da baseball.
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