Edito da Porto Seguro Editore nel 2019 • Pagine: 522 • Compra su Amazon
Il professor M. vive una vita in una vuota e struggente sequenza di scatti, talmente aggrappato alle proprie abitudini da non essere più capace di modificarle. Ma la sua esistenza di ex professore di italiano e scrittore fallito cambierà quando, per aiutare la famiglia, dovrà iniziare a dare lezioni private a domicilio.
Conoscerà così Stefano, un diciassettenne ermetico, fragile, spaventato per la sua identità sessuale. Fra il professore e il ragazzo nascerà un amore sincero e pericoloso, in grado di riportare a galla, dopo venticinque anni di oblio, ricordi e ferite profonde, mai rimarginate.
Quando ieri Stefano si è presentato a casa mia era raggiante in volto.
«La nuova prof. mi ha dato sette all’interrogazione di latino e sette più alla versione di greco!»
«Fantastico!»
«Il merito è tutto tuo.»
«Non tutto, solo in parte. Il resto ce l’hai messo tu.»
«Comunque senza di te non ce l’avrei mai fatta.» Mi ha baciato sulla bocca. «Grazie.»
Ha lasciato cadere lo zaino ai piedi della porta, e mentre continuava a baciarmi mi ha spinto contro la parete. Le sue mani, che negli ultimi tempi erano diventate ancora più audaci, insistevano per intrufolarsi sotto ai miei vestiti. Non ero preparato a resistere a un assalto di quel tipo, consumato a tradimento sulla porta di casa, e non è stato facile scrollarmelo di dosso.
«Smettila!» l’ho fulminato. «Sei impazzito?»
«Dobbiamo festeggiare.»
«Non si festeggia proprio un bel niente!»
«Voglio stare con te!»
«Gesucristo, no!»
Ha tentato di baciarmi ancora, ma mi sono fatto trovare pronto e ho potuto spingerlo indietro: «Finiscila!» ho gridato.
«Perché?»
«Perché dopo non si torna più indietro!»
«Già adesso non si torna più indietro!»
«Non è la stessa cosa e tu lo sai.»
«Ma io voglio stare con te!»
«Se lo ridici un’altra volta, giuro che ti caccio!»
«Non lo faresti mai. Mi desideri quanto io desid…»
«Sta’ zitto! Non voglio più starti a sentire. Vattene!»
«Se me ne vado, non mi rivedi più.»
«Esci da casa mia!» ho alzato la voce, mentre con il dito gli indicavo la porta.
«M…»
«Fuori!»
Stefano ha raccolto lo zaino, ha dato uno strattone alla porta e se l’è richiusa pesantemente alle spalle. Nei suoi occhi la rabbia galleggiava sopra alle lacrime.
Mi sono appoggiato con la fronte al legno duro della porta. Ero dilaniato, e il cuore mi rullava nelle orecchie minacciando di esplodere a ogni istante. Non ero stato io a parlare, quelle parole non mi appartenevano. Ho assestato un pugno al muro con l’obiettivo di farmi male. Forse non era ancora tutto perduto. Ho aperto la porta e mi sono lanciato a precipizio giù per le scale.
«Lasciami!» si è divincolato quando l’ho afferrato per un braccio nell’androne.
L’ho implorato con lo sguardo di non fare scenate.«Vieni, torniamo su» l’ho invitato.
«Mi hai cacciato!»
«Torniamo su… Ti prego…»
Ha continuato a guardarmi storto ancora per qualche momento, poi ho visto la rabbia abbandonare i suoi occhi come il riflesso di una nuvola sull’acqua. Esitava a seguirmi, e ancora per un istante ho temuto che non ci fosse nulla che potessi fare.Ma solo per un istante:quello successivo salivamo le scale, le dita aggrappate a un prudente abbraccio che si rafforzava a ogni gradino che guadagnavamo alla nostra riconciliazione.
Ho passato gran parte della mia vita fingendo di avere un’altra età, nel perenne tentativo di dimostrare a me stesso e agli altri qualcosa in più – o comunque di diverso – rispetto a ciò che in effetti ero. Così, da giovane, mi davo odiose arie saccenti e mi atteggiavo a persona saggia ed esperta, rovesciando all’esterno, sui miei lineamenti incurvati, naturalmente inclini a farsene carico, tutta la gravità del mio animo. Ora invece, ora che la senilità marchia le mie carte e fa cigolare le mie ossa, ora che l’arco della frode che fu minaccia di spezzarsi sotto al peso del rimorso, solo ora mi accorgo di non essere mai stato veramente pronto per la ciceroniana senectus, che in essa non c’è niente di bello o di allettante, e soprattutto che non c’è niente nell’odierna dignità intellettuale che non immolerei in cambio di una seconda possibilità.
Di quel che è avvenuto dopo è bene che non resti parola. Dico soltanto che quando ci si è già spinti oltre, poi non serve a nulla appellarsi al «controllo decoroso del raziocinio» (per dirla con Thomas Mann), cercando di sottrarsi a quella sequenza inarrestabile di fatti che è tanto dolce e rasserenante chiamare destino. Esistono degli individui per i quali l’adolescenza non è una stagione della vita, ma una disposizione connaturata dello spirito.
Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea del romanzo mi è venuta dalla lettura di due libri per me molto significativi, a poca distanza l’uno dall’altro: Lolita di Nabokov e L’essere e il nulla di Sartre. Di Lolita ho amato tutto, dalla storia allo stile in cui è stata scritta, ed è come se mi avesse acceso qualcosa dentro. E’ una storia universale, in cui tutti possono ritrovarsi a prescindere dall’orientamento sessuale, e così ho iniziato a pensarla dal punto di vista lgbt. Del saggio di Sartre mi sono invece interessato al concetto di malafede, quel meccanismo psicologico che porta gli uomini a negarsi e a convincersi di essere diversi da quelli che sono. E’ passato del tempo ma non invano, e un bel giorno mi sono accorto di avere una storia da scrivere: quella di un ex professore che, pur negando la propria identità di omosessuale da tutta la vita, si innamora di un suo studente di diciassette anni.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Scriverlo alla fine non è stato molto difficile: avevo chiara la storia e man mano che la mettevo nero su bianco si arricchiva di dettagli. In quattro mesi la prima stesura era pronta. Molto più difficile è stato convincermi che il libro era finito e che non avevo più bisogno di ulteriori aggiunte, ma solo di migliorare quello che già avevo scritto. Questa fase è durata cinque anni, cinque anni di lavoro pressoché ininterrotto.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Nabokov e Sartre sono stati ovviamente i miei autori di riferimento, ma nel romanzo c’è l’influenza anche di altri scrittori e filosofi, tipo Pasolini, Gide, Nietzsche. Mi piacciono i classici della letteratura, ma leggo anche autori contemporanei come Ammaniti, Siti e Cabré.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo in Toscana da sempre e da un paio d’anni mi sono trasferito a Firenze. Gli studi invece li ho compiuti a Siena. Ma non chiedetemi quale fra le due città preferisca: questa è una domanda che non si fa a un toscano! :)
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In futuro mi piacerebbe pubblicare le altre storie che ho in testa o nel cassetto. Scrivere mi piace troppo, quindi sono sicuro che da là usciranno prima o poi. Nel frattempo coltivo la mia passione per la scrittura curando il mio blog, dove ogni occasione è buona per parlare di libri e cultura. Si chiama Lo Specchio di Ego e invito tutti a visitarlo!
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