Edito da Porto Seguro Editore nel 2020 • Pagine: 217 • Compra su Amazon
Uno strano essere di nome Selim si aggira tra le sabbie del deserto, in un mondo imprecisato. Selim non può vedere, né parlare, né pensare: può seguire soltanto uno strano istinto che lo porta sempre ad avanzare. Qualcosa però, all'improvviso, cambia. Quando l'essere rovina a terra, dal suo sangue nasce una creatura che comincia a perseguitarlo. Per sopravvivergli, Selim sarà costretto a trasformarsi abbandonando il suo essere nulla che fino a quel momento lo aveva contraddistinto. Passando dalla nascita del pensiero fino all'esperienza del mondo sensoriale, Selim sarà chiamato, per la prima volta, a vivere. "Il mondo prima di pesare 21 grammi" è un romanzo impegnato e formativo, in cui il lettore sarà accompagnato a riscoprire tutto quanto rende l'uomo umano.
Una sorta di strano manichino.
Intorno a lui si muovevano granelli di sabbia in maniera scomposta. Il deserto che aveva davanti non aveva problemi di spazio. Si estendeva fino a che l’occhio perdeva la forza di vedere.
Ma lui di occhi non ne aveva. Il pezzo di carne nel deserto non aveva occhi, non aveva sguardo, e proseguiva con la sua andatura, passo dopo passo, senza una meta.
Non poteva capire quel lungo deserto. Non poteva saggiare la sua sconfinatezza. Non poteva averne, di lui, né paura, né timore. Era un pezzo di carne con braccia, mani, gambe, corpo, testa. Ma, al pari di un manichino, quegli elementi vi erano e non vi erano.
Grottesche non-braccia, non-mani, non-gambe, non-corpo e non-testa. E la carne era solo quello.
Nient’altro che carne.
Nemmeno un cuore albergava sotto la sua pelle.
Pelle che era un semplice strato di contenimento.
Per quella carne. Con cui vagabondava errando in quel caldo giorno dai contorni eterni.
Nel deserto il giorno sembrava così.
Se si fosse dovuta dare una forma all’eternità, quello che ha posto i granelli di quel mondo uno a uno a fianco all’altro avrebbe sicuramente scelto la forma del deserto per darle corpo. In lui, un giorno poteva durare un anno, e un anno poteva volare via dagli occhi assieme a un battito di ciglia. Non c’era tempo in quel deserto.
Era finito.
La sua clessidra, composta di altri granelli, si era esaurita da un pezzo. Eppure i giorni passavano. Le notti arrivavano. Duravano quanto i giorni, eterne anch’esse. C’erano state persino delle stagioni, un tempo. Nessuno sa con certezza se ci siano ancora adesso.
In quel mondo fatto solo di deserto soltanto quel pezzo di carne vi abitava, ora. Lui assieme al mistero di ciò che c’era stato Prima e di ciò che ci sarebbe stato Dopo. A lui solo il privilegio di lasciare lì le sue orme.
Niente vi era in quel deserto che non fosse lui, e quel suo lento e continuo camminare.
Quel manichino era vuoto, eppure aveva un nome.
Si chiamava Selim.
Come è nata l’idea di questo libro?
Mi sono accorto che nasciamo con un bagaglio di emozioni comuni che poi ognuno flette a modo suo. Volevo dare un origine a quel bagaglio di cui veniamo in possesso appena nasciamo.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Non molto, è stato tremendamente divertente da scrivere! La storia è venuta fuori in maniera molto naturale, ne sono contento!
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Alessandro Baricco!
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Nato a Seregno, dove vivo tutt’ora.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Per ora ho alcuni racconti nel cassetto che però devono essere ancora lavorati per bene. Ora sto scrivendo la storia di una ragazza in crisi sul futuro e di uno specchio in grado di fare delle domande capaci di far riflettere. Si chiama “Lo specchio dei pensieri” :)
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