
Edito da VGS LIBRI nel 2020 • Pagine: 272 • Compra su Amazon
10 Dicembre 1946. Un Curtiss Commando C-46/RC5, partito dalla stazione aerea Santa Ana – El Toro di San Diego con a bordo trentadue Marine degli Stati Uniti d’America, è diretto alla stazione navale aerea di Sand Point a Seattle. È metà pomeriggio quando il pilota, dopo quasi sei ore di volo senza scalo, trasmette via radio la sua ultima posizione. Sta sorvolando la zona a sud-ovest del Mount Rainier e le condizioni meteo sono rapidamente peggiorate. Nessun’altra comunicazione radio dopo quella ma, da lì a qualche minuto, il Curtiss scompare dai radar. Le ricerche che si susseguono nei giorni successivi al probabile schianto su uno dei ghiacciai della montagna non permettono il ritrovamento del relitto, dei corpi dei passeggeri e di ciò che l’aereo trasportava.
San Diego 2018. La notizia della segnalazione di uno scalatore, che giura di aver visto la carlinga di un aereo durante un’escursione sul Rainier, riaccende le speranze del signor Stevens ex Marine e fratello di una delle vittime del disastro aereo del 1946. Mai rassegnatosi alla perdita del fratello e desideroso di recuperarne il corpo per garantirgli una degna sepoltura, Stevens decide di contattare le redazioni di alcuni giornali. Per dare maggiore risalto a una vicenda di cronaca rimasta avvolta nel mistero ma oramai dimenticata dai più, asserisce che il fratello era possesso di documenti di importanza nazionale, assai compromettenti, che andavano consegnati a un contatto di Seattle. Colin Tolman, ambizioso e squattrinato giornalista dell’American Enquirer, è l’unico a rimanere incuriosito dalle parole dell’anziano signore e, sebbene cosciente delle difficoltà intrinseche a un simile progetto di recupero, decide ugualmente di organizzare una spedizione sul Rainier che affida a due esperti scalatori, Aaron Fischer e Jennifer Jones, a cui si uniranno il capitano Russo dell’NCIS, Edward Connely, glaciologo dell’Università di Washington e Randy Carpenter un giovane film-maker. I componenti del gruppo di ricerca non sanno ancora che li aspettano i cinque giorni più rischiosi e intensi della loro vita. Tra tradimenti, imboscate, difficoltà logistiche inaspettate e antichi rancori che riesplodono incontrollati, i cinque metteranno in pericolo le loro vite per un segreto che forse sarebbe dovuto restare sepolto sotto il Rainier.

Monte Everest – Maggio 2017
Aaron Fischer non era lucido. Stava riscendendo da quello che fino a qualche anno prima era l’Hillary Step perdendo la cognizione del tempo; la mancanza di ossigeno a quella quota, appena sotto i novemila metri, e la stanchezza di quasi venti ore di scalata e discesa nel tentativo di raggiungere la vetta, lo avevano lasciato praticamente senza forze. L’ultima bombola d’ossigeno si era svuotata da quella che gli sembrava ormai un’eternità e, in mezzo alla bufera, non era riuscito a trovare quella di riserva che si trovava lungo il percorso.
La tempesta era arrivata all’improvviso, come spesso accadeva su quella stramaledetta cima. Ancora una volta non era riuscito a raggiungere la vetta. E ora, al buio, con il vento urlante che lo sballottava da una parte all’altra con una potenza inaudita, i piedi al limite del congelamento, la gola in fiamme e le gambe che parevano di piombo, non era nemmeno sicuro di aver preso la direzione giusta per il campo IV. L’unica luce era la torcia in dotazione fissata sulla parte anteriore del casco di sicurezza, coperto a sua volta dal cappuccio del giaccone d’alta montagna.
Non riusciva a pensare a nulla, tranne che a continuare a scendere, poi, all’improvviso, una forma a cupola parve spuntare da un mucchio di neve in mezzo alla tempesta.
Una tenda!
Era forse un’allucinazione?
La mancanza di ossigeno poteva provocare pericolosi e alquanto fatali scherzi, in una situazione simile. Ma ecco comparire una seconda tenda, e poi un’altra ancora, man mano che avanzava trascinandosi a fatica, un passo alla volta, respiro dopo respiro.
Il campo IV! Finalmente!
«Sono Fischer! Sono qui!» provò a gridare. Ma a causa del vento non riusciva nemmeno a sentire la propria voce. O forse l’aveva persa. Magari stava delirando.
Proseguì in stato confusionale in mezzo al campo mentre il vento continuava a prendere a schiaffi le basse tende monoposto, che sembravano volessero volare via da un momento all’altro.
Una luce si accese all’interno di una di esse e qualcosa si mosse. Uscì una figura che corse verso di lui. Aaron non la riconobbe subito.
«Cristo Santo, Aaron! Dov’è Mike? Dov’è Mike?» diceva quella voce femminile.
Era Jennifer, la moglie di Mike.
«Dov’è Mike?» continuava a chiedergli mentre lo accompagnava alla sua tenda e gli sistemava una maschera d’ossigeno sul viso.
Dov’è Mike?
Gli pareva ancora di sentire quelle parole mentre si assopiva, sfinito, nella propria tenda.
Dov’è Mike?

Come è nata l’idea di questo libro?
In realtà è iniziato tutto da un sogno.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Dopo una falsa partenza, con un’ambientazione diversa e un plot che non mi pareva funzionare, ho ricominciato daccapo mantenendo i personaggi principali e alcune situazioni, scrivendo di getto la prima stesura. Poi, quando ho presentato il manoscritto alla VGS LIBRI, c’è stato un accurato lavoro di editing per rendere la storia ancora più avvincente e accattivante.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Posso citare sicuramente Stephen King (c’è stato un periodo in cui non leggevo altro), Jeffery Deaver, Stuart McBride e, soprattutto, Michael Crichton. Fra i tanti autori italiani, mi piace molto Donato Carrisi, ma vorrei citare anche il mio amico Giovanni Melappioni, scrittore marchigiano ormai ben affermato nel panorama italiano dei romanzi storici.
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