
Edito da Maratta Edizioni nel 2019 • Pagine: 214 • Compra su Amazon
Alice Gigli è una ragazzina di sedici anni figlia di contadini in un piccolo paese della provincia perugina.
È l’inizio dell’estate del 1986 e Alice, dopo un furibondo litigio con suo padre (e trovandosi contro pure sua madre) scappa di casa e si reca in riva al lago Trasimeno, luogo che da sempre le trasmette calma e sicurezza.
In serata decide di tornare a casa, ma per strada incontra Donatella, una sua compagna di scuola, ma di tutt’altro rango sociale. Donatella si sta dirigendo a casa di Teresa, anch’essa compagna di classe, così Alice decide di seguirla. Appena raggiunta la casa scoppia una lite tra le due per questioni amorose e Teresa rimane uccisa. Donatella scappa e Alice viene accusata di omicidio e condotta nel carcere minorile di Firenze.
Durante la detenzione Alice conosce Marina, una ragazza allegra che le insegna alcuni trucchetti per vivere al meglio le giornate in carcere. Tra le due nasce una sincera amicizia. Grazie all’aiuto di Mara (psichiatra del carcere) e agli stimoli di Marina, Alice riesce a diplomarsi e a seguire dei corsi di inglese e di informatica, seppur in cambio di ricatti sessuale da parte del direttore dell’Istituto.
Trasferita nel carcere ordinario di Perugia, viene assegnata al “Purgatorio”, una cella provvisoria al di fuori dei normali bracci, dove viene violentata sistematicamente da un poliziotto soprannominato dai colleghi Hulk Hogan per la sua prestanza e imponenza fisica.
Una volta ottenuta una cella ordinaria, Alice, si trova a dividerla con Eliana, una donna che grazie ai suoi modi di fare garbati e alla capacità di ascoltare le ridona la voglia di vivere e le insegna quella che è la sua più grande passione: l’origami. Mentre Eliana insegna ad Alice a costruire fiori con la carta il loro rapporto si consolida fino a che le due diventano amanti e durante le lunghe notti insonni si scambiano coccole e confidenze.
Alice, durante uno dei corsi indetti dal carcere, conosce Andrea, un giovane secondino che in breve si innamora di lei e la vuole al suo fianco per un progetto di digitalizzazione e diffusione dei libri della biblioteca del carcere.
Alice, durante le ore di lavoro con Andrea, scopre il mondo di internet, ma soprattutto scopre il mondo del Dark Web, dove conosce FullWord, un hacker che la invita a entrare e fare parte del “Nido delle Vespe”, un sito illegale in cui si vende di tutto, dalla droga al sesso, dalle armi ai killer a pagamento. Alice in breve diventa un mito del Dark Web sotto lo pseudonimo di AliceInWonderland prima e QueenSwaps poi, rendendola regina indiscussa del sottomondo della rete.
Quando il “Nido delle Vespe” comincia a ingrandirsi e i guadagni a prosperare nascono i problemi. I soci che ne fanno parte cominciano a pretendere i frutti del lavoro e FullWord inizia a eliminarli uno dopo l'altro.
Alice, uscita finalmente dal carcere, sapendo di essere rimasta l’ultima preda di FullWord si prepara a incontrarlo, ma alla sua porta non arriva chi si sarebbe aspettata di vedere...

Rimasi seduta con le gambe incrociate per molto tempo. Stringevo ancora in mano il coltello ma non ne avevo la percezione, poteva essere qualsiasi cosa. Non riuscivo a staccare gli occhi dalla cucina, in alcuni punti il sangue si stava già coagulando, in altri gocciolava; il silenzio che regnava ora sembrava irreale.
«A… li… ce», sentii sillabare piano.
Mi si accapponò la pelle e lanciai un urlo. Avrei sperato tutto tranne di constatare che Teresa fosse ancora viva.
Forse posso salvarla, pensai. Questa consapevolezza mi dette il vigore necessario per tornare alla realtà. Provai a mettermi in piedi, ma un forte giramento di testa mi fece crollare di nuovo sul pavimento; allora strisciai fino a raggiungerla.
«Non ti preoccupare», le dissi all’orecchio con una voce che non riconobbi come mia, solo allora mi ricordai che avevo il naso spezzato. «Cerco subito aiuto, vedrai che tutto si sistemerà.»
«A… li… ce… a… iu… to», ma il tono era così basso che riuscii a malapena a sentirla.
«Resisti! Presto arriveranno a salvarti», pronunciai tra le lacrime. «Sforzati di restare con me.»
Ogni volta che ripenso a quel frangente mi emoziono un po’. Troverete brutto ciò che vi dirò, però fu una delle esperienze più importanti che ho vissuto. Mi ha fatto capire cos’è l’uomo e di cosa può essere capace, ma al contempo è stato il momento che mi ha portato a credere in qualcosa di divino. Non penso a un mondo felice dopo la morte, a mio avviso il Paradiso e l’Inferno si trovano nella nostra vita terrena, sta a noi decidere dove orientarci; voglio dire che quando pronunciò le sue ultime parole, ebbi la sensazione di sentirla felice, come se fosse stata liberata di un peso. Questo mi fece pensare che, in fondo, la morte non è la cosa più brutta che ci possa capitare, ce ne sono di peggiori e forse, ho avuto il dispiacere di provarne più di una.
«Salvami, ti prego», riuscì a pronunciare e ancora oggi non sono certa che si riferisse a me. Fu l’ultima frase che disse, poi dal suo corpo scaturì un forte rumore, come se qualcosa dentro di lei si fosse rotto. Fu la fine di tutto.
Le strinsi forte la mano, sebbene non potesse più sentirmi, era l’unico modo per darle l’ultimo saluto.
Le baciai le dita insanguinate, poi un urlo straziante provenne alle mie spalle.
«Teresa. No!» sentii gridare.
Mi voltai a guardare i genitori: la madre piangeva inginocchiata a terra, il padre osservava la scena interdetto, con gli occhi che gli schizzavano in tutte le direzioni. Avrei dato chissà cosa per poterli consolare, provai a offrire un’espressione di cordoglio; non potevo fare altro.
Ma fui travisata.
Quando il padre mi fissò trafiggendomi, compresi che nonostante non avessi fatto nulla ero nella merda fino al collo.
La polizia arrivò in un quarto d’ora, un tempo che mi sembrò interminabile.
Nell’attenderla rimanemmo tutti in cucina, come se vegliare il cadavere di Teresa potesse servire a qualcosa. Avrei preferito allontanarmi, vederla lì senza poter più fare nulla mi faceva sentire impotente. Avrei voluto spiegare cos’era successo, ma ogni volta che ci provavo venivo zittita in malo modo. Alla fine, preferii chiudermi in me stessa, la testa mi girava e il naso mi faceva molto male.
Sentii le sirene delle auto avvicinarsi. Due poliziotti molto giovani, avranno avuto al massimo cinque o sei anni più di me, varcarono la soglia della cucina.
«Ma che cazzo!» esclamò quello con il grado più basso. Aveva i capelli biondi e ricci che gli sbucavano dal cappello come batuffoli d’ovatta colorata.
L’altro era l’opposto, aveva un caschetto di capelli lisci e neri che gli sfioravano le spalle. Non saprei dire se avesse molta esperienza, ma di certo era più controllato, staccò la trasmittente che teneva agganciata in vita e, portandosela alla bocca, disse:
«Centrale? Abbiamo un 10-54. Richiedo l’intervento immediato di un’ambulanza e delle forze speciali», rimase in ascolto qualche secondo, poi: «Perfetto, passo e chiudo».
Loro avrebbero compreso l’accaduto con più facilità rispetto ai genitori di Teresa.
Ma non fu come avevo sperato.
Venni portata in caserma e subii sette ore d’interrogatorio. Seduta su una sedia scomoda, con una luce puntata contro e incalzata da quattro agenti che si davano il cambio, passai tutta la notte a raccontare la stessa storia. Ero stanca, intontita e spaventata. Avrei gradito che qualcuno si fosse mosso per verificare la mia versione. Sarebbe stato sufficiente che una pattuglia fosse partita per prelevare Donatella dal suo letto e interrogarla come stavano facendo con me.
Si aspettavano che sarei crollata, ma non avvenne mai.
Credo che quella notte non sia morta solo Teresa, ma anche la mia fanciullezza.
Ho detto sempre la verità. Nemmeno le minacce avevano avuto l’effetto che speravano. Vedevo rabbia nei loro occhi. Alla fine, uno si spazientì: mi colpì con uno schiaffo facendomi cadere dalla sedia. Rialzandomi notai che il naso aveva ricominciato a sanguinare, da quando Donatella me lo aveva spezzato nessuno si era premurato di medicarmi.
Avevo bisogno di cure, invece mi chiusero in cella.
«Pensa a quello che hai combinato, stronza. Fosse per me ti lascerei marcire lì dentro in eterno.»
«Io non ho fatto nulla», risposi tra le lacrime.
Osservavo il soffitto bianco, macchiato da chiazze di muffa, ma con la mente ripensavo a quando il mio naso non era ancora un pugno di piccole schegge d’osso e Teresa era viva.
Ora la realtà mi rammentava ogni azione, parola, sbaglio che avevo commesso.
Le lacrime tornarono a scendermi lungo il viso e un nuovo pensiero mi colpì come uno tsunami: che cosa stava succedendo a casa mia? Papà e mamma erano stati messi al corrente di tutto?
E Giorgio? Cosa diranno al mio piccolo fratellino?
Fu un pugno allo stomaco: sarebbe rimasto senza la sorellina per chissà quanto tempo, dimenticandosi dell’amore che provavo per lui.
Mi ero processata da sola.
Strinsi forte gli occhi e portai le mani al volto nel tentativo di proteggermi dalla realtà.
Nel giro di poco tempo mi addormentai, rivivendo tutto in un sogno. Teresa, una volta morta, apriva gli occhi e mi accusava di essere un’assassina perché non l’avevo aiutata.
«Andrai all’Inferno e brucerai in eterno tra mille dolori», mi diceva.
Io provavo a discolparmi, avevo fatto del mio meglio per aiutarla, ma non era bastato.
«All’Inferno», mi riecheggiò nella mente, mentre un secondino mi svegliava puntandomi un manganello di metallo sulla spalla.
«Ho fatto del mio meglio…» risposi a metà tra il sogno e il reale.
Pigiò più forte, stavolta al petto, il dolore fu lancinante e mi svegliai del tutto finendo la frase:
«…non andrò all’Inferno!»
Il poliziotto mi scrutò quasi incredulo.
«Tesoro… ci sei già!»

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea è nata poco a poco. Il mio obiettivo era quello di creare, da una persona fragile nel mondo reale, un personaggio dominante nel mondo digitale. All’inizio non sapevo se sarebbe servito il, o la, protagonista, ma man mano che nella mia mente si delineava la storia, il personaggio di Alice cominciava a prendere forma. Per quello che sarebbe successo poi era più adatto un personaggio femminile, più consono al romanticismo anche nei momenti cruenti.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Questo è il mio terzo romanzo, e dei tre è stato sicuramente il più veloce da scrivere, ha visto la luce in circa sette mesi. Ho delineato in partenza le parti salienti del testo appuntando quello che serviva raccontare, poi, inutile dirlo, quelle parti si sono evolute nei capitoli del romanzo. La parte più complicata è stata la stesura del primo capitolo, in cui si racconta l’omicidio e tutto ciò che ne consegue giuridicamente. La fantasia non mi manca, ma quando si raccontano certi fatti si deve essere il più veritieri possibile e io, purtroppo, non sono esperto in materia. Per mia fortuna sono stato supportato da un importante magistrato che non solo ha accettato di leggere e commentare la parte riguardante le indagini, ma mi ha fornito addirittura una sorta di editing procedurale in cui mi sottolineava nei dettagli l’iter che dovevo seguire, i tempi e altre particolarità dettate dalla giovane età della protagonista. Siete curiosi di sapere chi è? Leggete il romanzo, troverete il suo nome nella “nota dell’autore”.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Non faccio molto riferimento alle tecniche di scrittura di autori famosi, anche perché non sarei capace di imitare il loro stile. Perderei solo tempo, e forse anche la voglia di raccontare, se tentassi di scrivere in un modo che non mi appartiene. Ho il mio modo di scrivere e spero piaccia a chi si troverà a leggere un mio romanzo. Ma non sono solo scrittore, sono anche un lettore ovviamente, e se devo fare dei nomi posso citare, tra i miei preferiti: Stephen King, per la sua forza descrittiva e la capacità di rendere magica anche la cosa più insignificante. Mary Shelley e Bram Stoker per aver creato dei personaggi che non tramonteranno mai. Chiara Palazzolo, per aver dato importanza al genere gotico anche in territorio italiano.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Dal 2012 abito a Perugia con mia moglie Chiara e due splendide bimbe: Federica e Miriam. Prima della prigionia del matrimonio abitavo a Magione (che dista una ventina di chilometri), luogo che ha ispirato tutti i miei romanzi.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Di progetti per il futuro ne ho molti che mi passano per la testa. devo solo vedere quale di questi riuscirò ad afferrare e sviluppare al meglio. Ho scritto due romanzi gotici e un thriller, sono uno a cui piace sperimentare, potrei anche cimentarmi in un genere ancora (per me) inesplorato. Seguitemi e sarete di certo i primi a scoprirlo :)
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