
Edito da Alessandra Nucida nel 2021 • Pagine: 151 • Compra su Amazon
Una donna, testimone di un omicidio, viene uccisa da un pirata della strada. Vent'anni dopo, strani e inquietanti delitti si ricollegano a quei vecchi crimini. Quale rapporto lega questi omicidi e queste vittime tra di loro? Quali segreti nasconde il killer? Un thriller intrigante da leggere tutto d'un fiato, con un finale sorprendente e una trama che si basa non solo sui delitti, ma anche sugli intrecci tra i vari personaggi. Tra i temi affrontati ci sono l'amicizia, l'amore, il tradimento, la solitudine, l'arte di arrangiarsi, il volontariato, l'emarginazione, l'omosessualità. Tra i personaggi principali ci sono Mauro, giovane aspirante giornalista che ama Giacomo, un avvocato affermato, ma viene continuamente lasciato solo e tradito; Sara, studentessa universitaria innamorata di Mauro, che ovviamente non è interessato a lei, e si chiede perché sia così sfortunata con gli uomini; Camilla, una donna matura e sola, la "vicina della porta accanto" che spia tutto quello che succede fuori da casa sua. La storia è popolata anche da altri personaggi tra i quali dei barboni, dei volontari, dei ladruncoli che saranno presenti di volta in volta, come protagonisti o semplici spettatori, nelle varie vicende che accadranno. Per alcuni dei personaggi ci sarà il lieto fine: l'amore busserà alla loro porta!

Prologo
15 dicembre 1998, ore 17.
Maria era seduta in quel bar da un’ora. Ma non si decideva ad alzarsi e ad andarsene.
Il bar era semivuoto. Forse per questo nessuno l’aveva ancora invitata a lasciare il suo posto.
Ogni tanto si avvicinava un cameriere per chiederle se desiderasse qualcos’altro.
Lei faceva un cenno negativo con la testa senza nemmeno sollevare lo sguardo.
Aveva gli occhi fissi su quella tazzina di caffè, che aveva ordinato un’ora fa. Ormai era diventato freddo e lei non ne aveva bevuto nemmeno un sorso.
Era troppo stanca per fare qualsiasi cosa.
Poteva solo fissare la tazzina. Era bianca, poggiata su un piattino bianco ed il caffè aveva smesso di fumare già da un pezzo. Ma lei non aveva voglia di avvicinarlo alle labbra.
Continuava a tenere il gomito di un braccio sul tavolino e la testa poggiata sulla mano chiusa quasi a pugno.
Perfino la testa le sembrava troppo pesante.
Ogni tanto il rumore della porta del bar che si apriva e poi si chiudeva con un pesante tonfo la faceva sobbalzare. Entravano dei clienti. Ma lei non aveva neppure voglia di sentire quel che dicevano.
Sembravano troppo allegri in confronto a quello che era il suo stato d’animo in quel momento e quel continuo scambio di battute col barista la infastidiva.
Continuava a pensare, ma aveva troppi pensieri che le ruotavano in testa vorticosamente. Credeva di impazzire.
Improvvisamente si accorse che le mancava l’aria, si sentiva soffocare, quasi come se qualcuno le stringesse la gola, o se avesse un peso che le schiacciava il cuore. E lei non riusciva a liberarsene.
Il cuore le batteva fortissimo, se lo sentiva quasi in gola. Non poteva respirare. Si sentiva venir meno.
Si aggrappò con tutte le sue forze al tavolino per non cadere a terra.
Ma cadde ugualmente.
I camerieri, accorsi all’udire il tonfo, provarono a rianimarla.
La sentirono pronunciare frasi sconnesse, parole senza senso e si chiesero se fosse il caso di chiamare un’ambulanza.
Ma lei d’un tratto s’alzò da terra e, barcollando, si diresse verso l’uscita.
Se ne andò così, senza dire niente a nessuno.
Prese a camminare a passi lenti, trascinando a fatica le gambe, che le sembravano pesanti come macigni.
Aveva lo sguardo fisso davanti a sé, gli occhi sbarrati, e camminava senza seguire una direzione precisa.
Percorreva il marciapiede della lunga via che si apriva di fronte a lei andando sempre avanti, come se una forza la spingesse in quella direzione.
Non voltava mai la testa né da un lato, né dall’altro. Teneva una mano aperta sulla fronte quasi a volersela reggere, come se sentisse ancora il peso dei suoi pensieri.
I passanti che la incrociavano si spostavano di lato, quasi atterriti dalla vista di quella donna, che aveva un che di folle nello sguardo, nell’aspetto e nei movimenti.
Lei continuava ad andare avanti, percorrendo il centro del marciapiede, senza guardare nessuno e sempre con la stessa andatura pesante e dondolante.
Improvvisamente, si fermò, prese fiato, si voltò a destra, si fermò sopra le strisce, guardava la strada come se volesse attraversare, ma non si decideva. Iniziò ad avanzare lentamente per raggiungere il marciapiede opposto. Sembrava non passassero macchine, quindi lei incominciò ad avanzare più velocemente.
Di colpo un’auto parcheggiata parallelamente al marciapiede partì, prendendo sempre più velocità. La urtò violentemente.
Lei cadde a terra, riversa sull’asfalto.
Non si alzò più.
Premessa
15 dicembre 2018, ore 19.
L’assassino si stava preparando a colpire di nuovo.
Per diversi anni aveva smesso di uccidere, non perché la considerasse un’azione immorale, ma semplicemente perché non ne sentiva la necessità.
Poi quel desiderio era tornato più e più volte. Lo sentiva mentre lo attraversava tutto, lo faceva fremere, lo faceva sentire vivo. Doveva dare sfogo al suo istinto. Ecco perché aveva ricominciato.
Lui era il famoso killer dei barboni, eh sì, era diventato davvero famoso. Da quando aveva ripreso ad uccidere quegli sporchi esseri inutili, tutti i giornali parlavano di lui.
Tutti lo temevano, ma nessuno conosceva la sua vera identità. E così lui poteva andare avanti con la sua doppia vita, professionista rispettato di giorno, spietato assassino di notte.
Non tutte le notti ovviamente, ma almeno un paio di volte a settimana doveva farlo assolutamente! Era una necessità vitale!
Mentre si preparava pensò a lui. Lo aveva visto qualche giorno prima per caso, sarebbe stata la sua prossima vittima. Era anche lui una preda facile. Non avrebbe opposto resistenza.
Lo avrebbe riconosciuto?
In ogni caso la sua morte non avrebbe destato sospetti, sarebbe stato solo un altro barbone morto, uno come tanti altri.
Uno come tutti gli altri.
Ce l’avrebbe fatta anche questa volta. Nessuno avrebbe sospettato di lui. Era troppo intelligente ed era superiore agli altri. Si sentiva forte e potente come un dio. Lui aveva il potere di togliere la vita e riusciva a farlo benissimo.
Alcune vite non meritavano di esistere. Erano inutili. Lui faceva solo il loro bene togliendole di mezzo. Questa era la verità e il mondo doveva accettarlo.
Mentre si preparava fissò l’orologio. Era ancora troppo presto per agire. Poteva prendersela con calma.
Era sabato sera, i negozi stavano per chiudere, le persone si affrettavano a fare gli ultimi acquisti, le vie del centro erano illuminate dagli addobbi e dalle luci di Natale.
Giovani e meno giovani iniziavano ad affollare i pub e le pizzerie, le strade erano intasate per il traffico di chi tornava a casa e di chi usciva per la cena.
Di lì a poco non ci sarebbe stato più nessuno per le strade, tutti si sarebbero chiusi in casa o nei locali e la piccola città di Temi sarebbe ritornata ad essere di nuovo tranquilla. Sarebbe stato quello il momento perfetto per agire indisturbato.
Guardò fuori dalla finestra. Il buio aveva già avvolto completamente la città, la temperatura si era abbassata di diversi gradi e sembrava stesse per avverarsi quello che le previsioni del tempo avevano dato come, se non sicuro al cento per cento, almeno molto probabile: una nevicata.
Il cielo sembrava quasi bianco, l’atmosfera sembrava sospesa, quasi surreale.
Era la serata perfetta per un omicidio.

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea di questo libro è nata ascoltando uno dei tanti casi di cronaca che riguardavano l’uccisione dei propri genitori. Partendo da qui, ho creato la storia, ambientata in una piccola città, in cui nell’arco di 24 ore si muovono vari personaggi e si intrecciano le storie di tutti. L’assassino è presente sia come personaggio insospettabile, che come il killer che compie i delitti e poi li racconta dal suo punto di vista distorto e alienato di psicopatico.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
È stato abbastanza difficile portarlo a termine, ma soprattutto costruire i vari personaggi e le varie storie e legarle tra loro.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Non ho seguito un autore in particolare, nonostante io abbia letto molto. Ho cercato di creare una storia originale e dei personaggi originali, ma anche realistici, rifacendomi ad esperienze di vita vissuta. Ho cercato di approfondire molto la loro psicologia e di dare loro voce affinché raccontassero i loro problemi, ma anche le loro aspirazioni e desideri. Ho cercato di far immedesimare i lettori il più possibile nei personaggi, anche rendendo la scrittura chiara e scorrevole.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Io sono originaria di Crotone, ma vivo da dieci anni in provincia di Venezia. Insegno lettere in un Liceo e insegnavo anche quando vivevo in Calabria, dove inoltre collaboravo come giornalista pubblicista con diversi quotidiani locali.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
I miei progetti per il futuro sono di continuare a scrivere. Anzi, sto già scrivendo il prossimo romanzo che sarà un po’ meno noir e più giallo tradizionale, con una commissaria che indaga su una misteriosa sparizione..