
Edito da Porto Seguro Editore nel 2020 • Pagine: 144 • Compra su Amazon
Le zone rosse che dividono l’Italia durante il lockdown riescono anche a scindere l’interiorità devastata da un’infanzia inaccettabile della protagonista di questa coraggiosa opera autobiografica. “Off-line” è un’incisiva raccolta di brani in forma di racconti, pagine di diario, articoli e lettere volta a ripercorrere e gridare il dolore nato dai ricordi di abusi e violenze sessuali subiti in gioventù.
Il primo testo nasce sul finire del primo mese di lockdown, descrive l’angoscia di essere sul punto di finire i giga e abbozza una critica alla scuola dal punto di vista di una giovane supplente. Nel secondo testo si introduce il tema della violenza domestica attraverso la rievocazione di alcuni ricordi. Nei pezzi successivi si evolve il recupero del ricordo di abusi e violenze sessuali subiti in infanzia che si intrecciano all’esperienza della reclusione, in cui emergono tematiche come l'evolversi della sessualità durante e dopo l’isolamento o i rapporti con amici impossibili da frequentare se non on-line.
La zona rossa inizialmente è l’Italia successivamente diviene l’interiorità stessa infestata da ricordi inaccettabili che generano flashback e forti esperienze emotive. Trasversale a tutti i brani sono riferimenti a eventi di cronaca contemporanea o riflessioni filosofiche legate all’emancipazione femminile o alla realtà fluida che vivono quotidianamente i giovani.

Asciugare questo fango è estremamente doloroso. Quello che devo fare sembra semplice: devo solo portare la mia luce, spostare lì il sole. Ma i loro occhi rimarranno accecati, lacrimeranno, si irriteranno. La loro pelle coperta da questo fresco fango umido si surriscalderà, seccherà, arriverà a bruciare. Si spelleranno e, come serpenti, uno strato della loro pelle verrà via col fango. Faranno una muta. Muteranno. Io non ho niente per loro se non la luce e questo calore bruciante. La mia voce condurrà a loro questo ustionante tepore e gli sembrerà di morire, così com’è parso a me; e gli sembrerà che sia tutto falso, così com’è parso a me; e all’inizio non capiranno che la Terra baciata dal sole è preziosa e che il fango non ha solo sporcato ma anche nutrito della forza interiore, così come all’inizio non l’ho capito io. Sentiranno altre cose che non ho provato e magari proveranno altre cose ancora che ho provato come la sfiducia, l’insicurezza, l’inquietudine, la vergogna, la colpa, il senso di fallimento. Sento di aver fallito a proteggermi in un contesto che non mi richiedeva di farlo. Non ho idea di come possa sentirsi chi aveva quel compito e non è riuscito a svolgerlo.
Sono in un quadro impressionista, sono una pennellata di un’opera circondata da tocchi di colore spessi e sconosciuti. Non so cosa aspettarmi da tutte queste persone. Sembrano di supporto questi primi sconosciuti toccati dall’esplosione, ma qualcosa finalmente la sto imparando: l’unico luogo sicuro al mondo sono io. In un momento così difficile la solitudine è l’unico luogo in cui trovare rifugio. Disconnessa, off-line, con le porte chiuse, nel nulla. Solo con me stessa. Questo non è triste, è una forza.
Sono colei che trasforma il fango in Terra. Ho la potenza di spostare il Sole, una stella, un astro e dare una chiave a tutte queste pennellate di colore che mi circondano, una chiave per comprendere il quadro scomposto che siamo. Sembra un ruolo sacro il mio. Sembro una sacerdotessa dotata di enormi poteri magici, sembro capace di cose straordinarie. Posso spostare gli astri del cielo e la mia voce incanterà le loro menti per alcuni istanti. Dopo essere stata nulla per ventotto anni ora, al ventinovesimo, sono investita di questo. Avrò l’onere e l’onore di affermare la mia esistenza, di affermare ciò che è accaduto. Eppure dico il dolore. Sì, sono portatrice di una chiave preziosa ma questa chiave è fatta di puro dolore. Ognuno di noi deve ancora soffrire. Il mio messaggio è che la verità fa male, la realtà è disgustosa, i fatti con tutti i dettagli fanno schifo e prima di avere del bene da questa vita è necessario patire ancora. Quegli occhi devono bruciare, accecarsi, arrossire e lacrimare prima di vedere. Quella pelle sotto al fango deve ustionare e staccarsi via prima che le cellule si rigenerino. Quel fango deve sgretolare prima di rivelare la sua natura di Terra madre che nutre e dà forza. Il mio messaggio è questo. Sono nulla, sacerdotessa ultraterrena, mutante e ancora non so se del bene c’è per ognuno in questa vita. So solo che prima viene altro dolore e questo è il mio muto messaggio.

Come è nata l’idea di questo libro?
Questo libro non nasce da un’idea ma da un bisogno. Solitamente scrivo molto su diari e quaderni riflessioni, appunti ecc. Durante il lockdown alcune cose che scrivevo sentivo di doverle mettere insieme in un file word perché volevo che fossero lette. Così, un pezzettino per volta ho messo insieme “Off-line. Zona Rossa” che è un insieme di frammenti di alcune cose che scrivo di consueto, dei pezzettini che seguono defili conduttori ben precisi e che in quel periodo sentivo di volere che prima o poi qualcuno leggesse.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Proprio perché il libro nasce come risposta a un bisogno di condivisione non è stato difficile terminarlo. A volte mentre scrivevo alcuni pezzi o quando li rileggevo mi rendevo conto che quella doveva essere una parte di quel file word che poi è diventato il libro. La parte più intensa è stata la stesura finale quando ho cercato di dare maggiore coerenza alla narrazione, di riprendere alcuni temi o immagini in alcuni punti, di definire al meglio i fili conduttori.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
L’autrice che più ha segnato il mio percorso universitario è Anna Maria Ortese, con il suo stile evocativo e onirico che trasfigura la realtà. In particolare ho letto svariate volte “Il Porto di Toledo”. Un’altra autrice per me molto importante è Sylvia Plath, ho amato il suo unico romanzo “La campana di vetro”. Mentre, se vogliamo andare a ritroso nel tempo, quando da adolescente ho iniziato a pensare di voler scrivere un libro prima o poi nella mia vita, a quei tempi leggevo Licia Troisi e le sue “Cronache del Mondo Emerso”. Volevo essere una scrittrice migliore di lei da grande.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho origini argentine, ma sono nata in Italia, e ho sono cresciuta tra i paesini della Brianza. Dopo il liceo ho iniziato a frequentare Milano per via dell’università ed è diventata una seconda casa dove però ho realmente vissuto solo un anno e mezzo. Ora sono in procinto di trasferirmi a Roma.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho molti progetti, infatti ho iniziato a pubblicare su diverse riviste letterarie svariati miei racconti e da alcuni mesi con la rivista Eisordi sto collaborando per la produzione di un podcast incentrato sui miei testi, ora è disponibile il trailer e a breve il primo episodio. Inoltre di recente ho scritto una favola che mi piacerebbe vedere illustrata e pubblicata in forma di libro per bambini in futuro. Infine ho quasi terminato la stesura di un secondo manoscritto che riprende molte tematiche del mio libro “Off-line. Zona Rossa”.
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