
Edito da Edizioni Il Ciliegio nel 2021 • Pagine: 304 • Compra su Amazon
Il castello in cima alla collina è abbandonato da anni. Lo sanno tutti, in paese. Gli adulti hanno imposto ai loro figli il divieto tassativo di avvicinarsi alle sue mura pericolanti e al bosco che le circonda. Ma quando Emmet viene sfidato a toccarne il portone, sente di non poter resistere: il richiamo di Castaspell è troppo forte.
Scopre allora che il maniero non è affatto disabitato, anzi, brulica di vita... per così dire.
Mentre conosce gli abitanti del castello e le loro storie, inizia a porsi delle domande: che cosa accomuna tutti presenti? Perché lui e i suoi nuovi amici sono bloccati lì?
E, soprattutto, come faranno a uscire?

CAPITOLO I
Ne sa più un matto in casa sua
che un saggio in casa d’altri
Nessuno andava mai in cima alla collina.
Il cimitero che si trovava lassù era stato abbandonato da anni, e le ruvide e semplici lapidi erano rimaste a invecchiare da sole.
Non si andava nemmeno a giocare, in cima alla collina.
Tutti i bambini lo sapevano bene. Vigeva un DIVIETO TASSATIVO. Se un aquilone finiva per sbaglio tra i rami di quel boschetto che guardava tutti dall’alto, non lo si andava a recuperare. Lo si ammirava dal basso, incastrato tra le fronde. Si provava tristezza, certo, ma riportarlo indietro era impensabile. Perfino i pochi turisti che visitavano la zona, da anni si tenevano alla larga dal pendio. Anche i più coraggiosi al massimo arrivavano a metà salita, ma si fermavano quando vedevano quello. Lui se ne stava lì, silenzioso, senza dar fastidio a nessuno, cupo e imponente. Dal paese lo guardavano con sospetto e paura. Non vedevano l’ora che quel rudere fatiscente venisse giù, costretto dalla forza di gravità. Il Comitato per la protezione dell’Ambiente Locale insisteva debolmente per l’abbattimento, sostenendo che un suo crollo improvviso e incontrollato avrebbe rischiato di causare danni, ma le imprese edilizie contattate si erano sempre rifiutate di accaparrarsi l’onere dei necessari lavori, siccome la zona era troppo impervia per poter operare in sicurezza; inoltre, a detta loro, non avrebbero potuto distruggere una parte così importante del patrimonio culturale del territorio.
Tutte chiacchiere. Da tempo nessuno gli dava importanza. Non riceveva visite, non portava guadagno, non faceva altro che occupare spazio. Per di più, il fitto bosco che lo circondava offriva da vivere a un piccolo branco di lupi che sembra crescere di anno in anno: dopo diversi avvistamenti di animali in paese e molte lamentele espresse poco ufficialmente da finestrini di auto in corsa, le autorità avevano permesso una caccia selettiva, per ridurre la minaccia che potevano rappresentare.
Il terreno era dunque fertile perché circolassero storie tremende su quel posto. Gli adulti le raccontavano ai loro bambini durante le lunghe sere invernali e le calde notti estive. Mettevano paura, certo, e i piccoli dormivano facendo brutti sogni, ma non c’era niente di meglio di questo per scoraggiarli dall’avvicinarsi.
Si parlava di alberi maligni che inghiottivano i passanti, e di corvi enormi che di notte volavano in cielo intorno alla torre più alta e di giorno se ne stavano appollaiati sulle merlature, immobili, a sorvegliare il villaggio. Ma le storie più terrificanti in assoluto, che dissuadevano chiunque dal provare anche solo a raggiungere il ciglio della foresta, erano quelle sui fantasmi che lo abitavano. Vivevano lì da sempre, e non uscivano mai. Un giorno si diceva fossero cinque, quello dopo, dieci, quello ancora seguente cinquanta, nessuno lo sapeva con certezza: le voci e i gemiti che uscivano da dietro le pietre scure erano indecifrabili. I più sarcastici sostenevano che era solo il rumore del vento, ma in realtà, in fondo al cuore, tremavano anche loro.
Non era una bella fama, quella di Castel Castaspell.

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea de “Le ombre di Castaspell” è nata attraverso i giochi inventati durante l’infanzia con i miei cugini. Nelle molte estati passate insieme, abbiamo dato vita ai personaggi che oggi popolano il libro e alle loro storie.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Ho iniziato a scrivere di Castaspell senza un vero obbiettivo. Semplicemente, mi piaceva l’idea di rivivere le avventure vissute nell’immaginazione, potendole leggere in ogni momento. Una volta deciso di farne un libro, perciò, la difficoltà più grande è stata trovare un trait d’union tra i racconti degli abitanti del castello, e così è nato Emmet, il protagonista.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Sono un’amante dei libri per ragazzi, che apprezzo soprattutto per la loro capacità di riuscire a parlare di temi importanti in modo chiaro, semplice e, spesso, ironico. I miei autori di riferimento sono Bianca Pizzorno, Terry Pratchett, Neil Gaiman, Stefano Benni e Diana Wynne Jones.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Torino, ma sono originaria di Alba. I numerosi castelli delle Langhe sono una delle fonti d’ispirazione per questo libro.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Alla tenera età di ventinove anni, ho stabilito che la mia vita deve ruotare intorno ai libri: li correggo essendo un’editor, li vendo essendo una libraia, e li scrivo. Con il prossimo romanzo in cantiere, amplierò l’universo sfiorato con Castaspell, e cercherò di dare una risposta alla domanda che mi attanaglia da sempre: quanto è grande il potere di una strega?