Edito da Università degli studi di Trento nel 2013 • Pagine: 266 • Compra su Amazon
Questo volume rappresenta il primo contributo critico italiano interamente incentrato sulla figura della grande poetessa australiana Oodgeroo Noonuccal. Libro ibrido e strutturalmente composito, esso ospita la prima versione italiana integrale della raccolta poetica d’esordio di Oodgeroo (all’epoca Kath Walker), We Are Going (1964). La raccolta, una delle pagine più intense della poesia di rivendicazione politica nel contesto culturale indigeno australiano, si costituisce, nel suo divenire, come una grande epica del popolo aborigeno, sospeso tra passato coloniale e passato ancestrale. Precedono il testo poetico il commento critico di Francesca Di Blasio e l’analisi testuale e contestuale di Margherita Zanoletti.
PARTE SECONDA
MARGHERITA ZANOLETTI
I
L’OPERA DI OODGEROO NEL CONTESTO DELLA LETTERATURA ABORIGENA AUSTRALIANA
Il capitolo d’apertura del presente studio intende porre in evidenza l’originalità e l’importanza del contributo artistico e intellet- tuale di Oodgeroo. A tale scopo, nella prima sezione esso illustra alcune caratteristiche fondamentali della letteratura aborigena, ripercorrendone lo sviluppo durante la seconda metà del XX secolo; nella seconda sezione, fornisce una succinta biografia di Oodgeroo; nella terza sezione segnala, prendendo in esame la critica prodotta dagli anni Sessanta a oggi, l’assenza di un’analisi della raccolta poetica We Are Going.
I.1.Primi passi di una nuova letteratura
L’anno che fa spartiacque tra storia e preistoria della letteratura aborigena australiana è il 1929. In questa data, David Unaipon pubblica Native Legends, la prima trascrizione delle voci che, per millenni, si sono tramandate i miti e i racconti della tradizione.1 La seconda data significativa è il 1964, anno in cui compare il primo libro di poesie di Kath Walker (dal 1988, Oodgeroo Noonuccal), We Are Going, che costituisce anche la prima opera poetica in as- soluto pubblicata da un autore aborigeno.2 Precedentemente a queste due date, si snoda la linea dei millenni di quando la parola abitava solo gli spazi della memoria e quelli, immensi, del continente australiano, sconosciuti alla cultura occidentale e alla lingua inglese.3
I tentativi di elaborare per iscritto una rapsodia millenaria, per- tanto, si concentrano in questi ultimi ottant’anni. Le prime pubbli- cazioni editoriali riportano un successo immediato: il primo romanzo aborigeno, Wild Cat Falling, esce nel 1965 per opera di Mudrooroo Narogin (Colin Johnson);4 First Born and Other Poems, di Jack Davis, compare nel 1970.5 Tre anni dopo, esce Because A White Man’ll Never Do It, di Kevin Gilbert, il primo saggio di politica, mentre nel 1978, lo stesso autore cura Living Black, una raccolta di storie tradizionali aborigene raccontate, finalmente, da un punto di vista aborigeno.6
Oltre a ciò, dagli anni Ottanta, svariate produzioni audiovisive (cinematografiche e televisive), tra cui, nel 1980, Women of the Sun, di Hyllus Maris e Sonia Berg, portano alla ribalta la questione aborigena e la trasformano in un prodotto mediatico.7
Lo sbocciare di questa nuova stagione creativa porta con sé due importanti risultati. In primo luogo, gli autori aborigeni si rendono conto di essere in grado di rielaborare e proporre la propria cultura meglio di chiunque altro. Le loro leggende, infatti, erano già state narrate e avevano fornito lo spunto per la creazione di opere scritte: si trattava, però, di contenuti rielaborati da autori occidentali, e che perciò conservavano un punto di vista straniante rispetto all’ori- ginale. In secondo luogo, accanto al fiorire della produzione artistica (non soltanto poetica e letteraria), la cultura aborigena diviene oggetto di studio nelle università: ci si chiede chi sia il poeta abori- geno, che differenza passi tra questi e un qualsiasi altro scrittore in lingua inglese, e si comincia a pensare che valga la pena occupar- sene in modo sistematico e scientifico. Autori di spicco, tra i quali Oodgeroo, proponendosi all’attenzione del pubblico occidentale sia attraverso la produzione artistica, sia in virtù del proprio impegno sociale e civile, hanno spesso ottenuto riconoscimenti ufficiali da…
1 Originario del South Australia, David Unaipon (1872-1967) fu predicato-re, scrittore e inventore. A partire dai primi anni Venti, Unaipon iniziò a inte- ressarsi di mitologia aborigena e a comporre raccolte di leggende e miti indige-ni, tra cui Hungarrda (1927), Kinie Ger, The Native Cat (1928) e Native Legends (1929). Degli anni Trenta sono le sue prima raccolte di poesia, mentre ne-gli anni Cinquanta e Sessanta l’autore si concentra suraccontimitologici,e opere autobiografiche, tra cui My Life Story e Leaves of Memory. Sulla vita e l’opera di Unaipon, cfr. P. Jones, Unaipon, David (1872-1967), in Australian Dictionary of Biography, Vol. 12, MelbourneUniversityPress,Melbourne1990, pp.303-305.
2 K. Walker, We Are Going, The Jacaranda Press, Brisbane 1964. Tutte le citazioni contenute nel testo fanno riferimento a questa edizione.
3 L’avvento dell’alfabeto nella civiltà aborigena australiana, tema che rie- mergerà spesso nel corso del primo capitolo, è un fenomeno complesso, che ha contribuito a generare una cultura ibrida fatta di memoria ed esperienza, oralità e scrittura. Sull’argomento, cfr. P. van Toorn, Writing Never Arrives Naked: Early Aboriginal Cultures of Writing in Australia, Aboriginal Studies Press, Canberra 2006.
4 Mudrooroo Narogin (1938-) fu uno dei primi autori aborigeni a riscuotere successo e popolarità non solo in Australia, ma anche su scala internazionale. La sua opera prima Wild Cat Falling (Angus & Robertson, Sydney 1965; trad. it. L. Perrona, Gatto selvaggio cade, Le Lettere, Firenze 2003) è il romanzo di formazione di un ragazzo aborigeno che abita in città. Sarà nei luoghi della sua infanzia che il giovane riuscirà a ritrovare se stesso, incontrando un anziano cacciatore aborigeno che riesce a infondergli il senso di appartenenza alla sua terra. Non va dimenticato che nel 1996 l’identita aborigena di Mudrooroo fu duramente contestata dalle stesse comunità aborigene. Sull’opera di Mudrooroo, cfr. A. Oboe (ed.), Mongrel Signatures. Reflections on the Work of Mudrooroo, Rodopi, New York 2003 e A. Shoemaker, Mudrooroo: A Critical Study, Angus & Robertson, Pymble NSW 1993.
5 J. Davis, The First-Born and Other Poems. Angus & Robertson, Sydney
1970. Davis (1917-2000) trascorse la fanciullezza a Yarloop, un villaggio nel Western Australia, dove lavorò come allevatore prima di trasferirsi a Perth e dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. Dopo The First Born, pubblic Jagardoo: Poems from Aboriginal Australia (1978) e John Pat and Other Poems (1988), oltre a diverse opere di drammaturgia. Sulla sua opera, cfr. K. Chesson, Jack Davis: A Life-story, Dent, Melbourne 1988.
6 K. Gilbert, Because a White Man’ll Never Do It, Angus & Robertson,
Sydney 1973. Gilbert (1933-1993) nacque nella regione del Wiradjuri, nel New South Wales. Rimasto orfano all’età di sette anni, da adulto trascorse alcuni anni in prigione accusato dell’omicidio della moglie. Durante la prigionia, ini- ziò a studiare e documentarsi per esprimere artisticamente la propria esperien- za. Ne derivarono opere di poesia (tra cui End of Dreamtime, Island Press, Sydney 1971 e People are Legends, University of Queensland Press, Brisbane 1978) e saggistica (Living Black: Blacks Talk to Kevin Gilbert, Allen Lane, The Penguin Press, Melbourne 1977) che si aggiudicarono importanti riconosci- menti. Because a White Man’ll Never Do It, pubblicato nel 1973 (Angus & Robertson, Sydney), illustra tutte le problematiche affrontate da Gilbert nel corso della sua vita e della sua produzione letteraria.
7 Women of the Sun fu trasmessa in Australia in 1981 dai canali televisivi pubblici ABC e SBS. Questa serie, composta da quattro episodi, narra circa 150 anni di storia aborigena secondo la prospettiva di alcune donne indigene. I primi due episodi sono ambientati nell’Ottocento (rispettivamente, negli anni Venti e negli anni Novanta), mentre il terzo e il quarto episodio illustrano gli anni Trenta e gli anni Ottanta del secolo scorso. Sulla questione aborigena nel cinema, cfr. S. Tuccio (ed.), Sguardi australiani: idee immaginari e cinema degli antipodi, Le Mani, Genova 2003 e Ead., Cinema. I cortometraggi di Tra- cey Moffatt, Ivan Sen, Darlene Johnson e Richard Frankland, in F. Tamisari, F. Di Blasio (eds.), La sfida dell’arte indigena australiana: tradizione, innova- zione e contemporaneità. Jaca Book, Milano 2007, pp. 171-187.
Come è nata l’idea di questo libro?
Questo libro nasce dal mio primo viaggio in Australia, nel 2002, durante il quale ho scritto la mia tesi di laurea su Oodgeroo Noonuccal. Al tempo in Italia non c’era pressoché nulla su questa autrice, e pochissimo sulla letteratura aborigena australiana: si trattava dunque di un lavoro pioneristico. Per scrivere il libro è stato per me fondamentale poter accedere agli archivi della Biblioteca del New South Wales, a Sydney, e documentarmi in loco consultando volumi e materiali di ricerca relativi alla letteratura aborigena australiana. Oodgeroo in Australia è una star. Per me è stata una vera avventura! L’avventura si è conclusa con successo. Durante la discussione della tesi di laurea, sono stata incoraggiata a pubblicare la mia ricerca. Tuttavia soltanto dopo anni, trascorsi soprattutto in Australia (dove ho vissuto fino al 2010), ho osato proporre la mia ricerca a una casa editrice. Francesca Di Blasio dell’Università di Trento ha sostenuto questo progetto collaborando attivamente alla stesura del libro, che include la traduzione integrale delle poesie di Oodgeroo, elaborata a quattro mani.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La passione mi ha aiutata, la costanza nella ricerca, il lavoro di squadra che reputo l’ingrediente più importante per realizzare progetti e per amalgamare idee, prospettive, competenze. E’ stato un processo lento e complesso, che ha aperto la strada a ulteriori ricerche. Il libro è stato recensito sui giornali, letto, apprezzato, ho fatto presentazioni, reading, partecipato a festival e convegni. Da cosa nasce cosa.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Per quanto riguarda la saggistica, amo Bruno Munari. Aveva un modo unico di scrivere e spiegare: anticonvenzionale, interattivo, multimediale. Usava parole, immagini, esempi, giochi di parole. Un altro grande grande è Umberto Eco: chiaro, divertente, profondo. Se si parla di poesia, è difficile scegliere. Posso dire che il filone della poesia australiana è davvero ricco. Per me è stata una scoperta, un modo di viaggiare. In generale amo la poesia prosaica, il linguaggio quotidiano. La capacità di inventare immagini. Amo l’ironia e i “puns”. Come diceva Munari: “Complicare è facile, semplificare è difficile”.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Milano, dove sono nata. Ho vissuto anni tra Sydney e Londra. Ho viaggiato per anni per lavoro e per ricerca. Ancora oggi, quando viaggio, sogno di abitare altrove.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho un libro nel cassetto: spero veda la luce presto. Sogno poi che i miei progetti di traduzione e scrittura continuino a farmi viaggiare: con il corpo e con la mente!
Lascia un commento