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“L’ora del diavolo” è un’antologia di racconti fantastici ispirati a leggende e tradizioni popolari lucchesi. Tredici storie che conducono il lettore nei sentieri oscuri della Lucchesia, della Versilia e delle Alpi Apuane, assieme al linchetto, alle sirene, agli streghi e a tutte le creature fantastiche che popolano l’immaginario locale. Storie di donne bellissime e maliarde, di guardiani di abissi oceanici, di uomini insicuri e inappagati, pronti a evocare il diavolo per chiederne i favori. Presenza incombente nella loro vita, mercante di sogni altrui, il diavolo tesse la sua tela all’ombra degli uomini, fautori inconsapevoli del proprio destino, e anche del suo.
Un affarista, sì, potrei definirmi in questo modo. Un mercante di sogni, che of-fre merce scelta e pregiata, tessendoli nell’animo di uomini troppo deboli per re-sistere al mio richiamo. Possono edificare tutte le marginette e le maestaine che vogliono, recitare i loro avemaria e fingersi buoni fratelli ma io, che ho passato secoli a scrutare nel loro cuore, so quello che covano e quello che sono, forse an-che più di quanto loro ne siano consapevoli.
Chi sono io? Oh beh, nomen omen. E io di nomi ne ho avuti tanti. Sulle colli-ne di Camaiore mi chiamano “l’avversieri”, altrove sono il Caprone, Lucifero op-pure il Concialana, un folletto molto cattivo; in Versilia mi identificano con il lin-chetto e, per non farmi entrare, mettono fuori dalle case un fiocco rosso o un san-tino o un ramo di ulivo benedetto, con cui al massimo posso pulirmi il naso. Ri-medi popolari gli uomini ne hanno ideati tanti, almeno quanti i rosari e le cantile-ne con cui invocano la protezione dal male, il cui unico effetto è stato farmi venire un gran mal di testa, ma non hanno mai pensato a risolvere il problema alla base, poiché, dovrebbe essere ovvio, io esisto finché loro mi evocheranno. Soltanto al-lora posso passare il varco tra i mondi e lasciare il mio segno, una bella impronta stampata nella roccia, alle porte di qualche paesino delle Apuane.
Dietro le quinte non si sta tanto male, ma nel cuore degli uomini lo spasso è garantito.
Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea di “L’ora del diavolo” è nata dal desiderio di raccontare storie e leggende della mia terra, quindi della zona Versilia, Lucchesia, Alpi Apuane, Valle del Serchio. Zone ricche di tradizioni popolari, con un folklore molto florido, che mi è piaciuto recuperare e riportarle in forma di racconti.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Non molto, anche se scrivere racconti non è semplice. Bisogna immaginare e imbastire una trama in poche pagine, svilupparla e lasciare qualcosa al lettore. Però è stato divertente, soprattutto nella fase di ricerca e documentazione.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Per il genere folkloristico e fantastico, apprezzo Luigi Musolino, che ha scritto dei meravigliosi racconti ispirati a creature del folklore italiano, riuniti nelle antologie “Oscure regioni“, e Luca Tarenzi, che mi ha avviato all’urban fantasy.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Attualmente vivo a Viareggio, e mi sposto nelle zone in cui sono ambientati i racconti. Chissà, magari un giorno mi imbatterò in qualche folletto o nelle fate di pioggia. Spero non nel diavolo…
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Attualmente sto terminando il terzo e conclusivo capitolo di “Ulfhednar War”, la mia saga fantasy ambientata in Toscana.
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