
Edito da NPS edizioni • Pagine: 100 • Compra su Amazon
"Oracoli" è un'antologia di quattro racconti di genere storico-fantasy-mitologico, sulla divinazione nel mondo antico.
Sinossi:
Quattro racconti, quattro epoche remote, quattro popoli che hanno segnato la storia del Mediterraneo, accomunati da un'ossessione: la divinazione, per aprire squarci sul futuro e scoprire il volere degli Dei. I Fenici in Sardegna, gli Etruschi in Toscana, Umbria e Lazio, gli Ellenici in Campania e nel Sud dell'Italia, infine i Romani: sussurri divini nell'acqua e nella pietra, voli di uccelli e viscere degli animali, sacrifici e visioni, oracoli vergati su fogli di papiro e libri con una risposta per ogni domanda. Storia, mito e fantasia sono le basi da cui si dipanano le avventure narrate in "Porpora", "Il dono dell'aruspice", "Sibilla" e "I libri fatali".

Il mare, così profondo e mutevole nelle molteplici sfumature di colore e nelle forme originate dalle correnti, esercitava ai miei occhi di bambino un fascino magnetico a cui ero impossibilitato a resistere.
Durante il nostro viaggio sull’imbarcazione che ci avrebbe condotto a una nuova casa e a una nuova vita, trascorrevo ore a osservare gli spruzzi di schiuma e il movimento dell’acqua che sembrava spostarsi al nostro passaggio, remissiva e ossequiosa; lo sciabordio aveva un effetto ipnotico e la mia mente volava lontano, immaginando le terre meravigliose che avrei scoperto prima di arrivare all’isola chiamata Shardan.
In realtà, in quei guizzi, in quei repentini cambi di colore e direzione, cercavo altro: squarci sul futuro.
Mia madre era, come tutti noi, originaria dell’isola di Alashiya, ma anziché provenire da Kition come mio padre era nata a Pafo ed era una discendente del sacerdote Tamiras, il veggente del mitico re Kyniras. Se non avesse conosciuto mio padre, e se non si fossero innamorati e poi sposati, sarebbe diventata una sacerdotessa del tempio di Ashtart.
Era in grado di prevedere gli eventi osservando l’acqua, oppure interrogava la Dea tramite i betili. A volte le rispondeva subito, altre in sogno.
Mio padre, invece, era un mercante e anche proprietario della nave su cui viaggiavamo: aveva deciso che ci saremmo trasferiti in una delle nuove città fon-date dal nostro popolo a Shardan, isola ricca di murici e minerali preziosi; qui ci attendevano suo fratello e altri conoscenti, partiti mesi addietro. Durante il viaggio avremmo fatto tappa in altre città, per vendere la mercanzia nei vari mercati: ci saremmo fermati a Melath, a Mothya, a Qart-Hadash e infine saremmo giunti a destinazione.
Una delle attività che preferivo era dondolarmi sull’asta del timone, lasciare che il vento mi scompigliasse i capelli, osservando il rigonfiarsi della grande vela colorata che campeggiava sull’albero maestro.
Mio padre mi richiamava spesso all’ordine: «Akebr! Lascia in pace il timoniere e vai in coperta a controllare le merci».
Mi sentivo importante mentre svolgevo il compito assegnatomi. Mi piacevano le soffici stoffe dipinte di quella tonalità di rosso così apprezzata da tutti i popoli del Mare Grande, e anche quei piccoli portafortuna di vetro rotondi, su cui venivano dipinti grandi occhi, ca-pelli riccioluti ed espressione sorridente. Pensavo che mi assomigliassero.

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea del libro è nata dalla mia passione per il mondo antico; uno dei suoi aspetti più particolari è quello della divinazione, così ho pensato di scrivere alcuni racconti di genere fantasy-storico su come vivevano questa attività quattro delle più importanti popolazioni che hanno vissuto e sono transitati in italia: Fenici, Etruschi, Greci e Romani.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Abbastanza, soprattutto per quello che riguarda lo studio preliminare: non sempre è facile trovare fonti attendibili e recenti su storia, usi e costumi delle popolazioni del passato.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Non ho pensato a nessun autore specifico come riferimento per questo libro, il fantasy storico mediterraneo è abbastanza recente come genere: il fantasy di solito è di matrice anglo-sassone e medievaleggiante. Gli unici due libri che mi vengono in mente sono “La Torcia” di Marion Zimmer Bradley e “Lavinia” di Ursula Le Guin, ma il mio è molto diverso.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nata a Roma e ci vivo da sempre; ho un forte legame con la mia città, e anche se è sempre più difficile viverci non me ne andrei per nulla al mondo!
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sto scrivendo un romanzo storico ambientato nel’antica Grecia, poi vorrei rivedere una mia raccolta di poesie… Ho tantissime idee, vediamo se riesco a concretizzarle tutte! Grazie per lo spazio dedicatomi!
Grazie a te, Alessandra.
Grazie!