
Edito da Arcana Edizioni nel 2019 • Pagine: 175 • Compra su Amazon
Tempi strani, quelli che stiamo vivendo: un rapper spagnolo finisce in carcere per le sue rime, la stessa sorte tocca agli artisti russi e nel mondo angloamericano nuove leve e musicisti affermati prendono posizione su Trump e Brexit.
Insomma; in altri paesi gli artisti si espongono e lo fanno con album, canzoni, interviste, concerti o partecipando a iniziative di vario genere, qui in Italia numerosi articoli sottolineano il letargo della canzone politica. Al contempo testate estere – tra cui il «New York Times» – raccontano di come i rapper afroitaliani e non stiano fronteggiando il clima xenofobo che attraversa la penisola. Allo stesso tempo, dibattiti sulla presunta «italianità» delle canzoni in radio e di quella vincitrice a Sanremo, la querelle sui porti chiusi, i duelli a suon di tweet tra politici e cantanti, nonché la mobilitazione per Riace da parte di un folto gruppo di artisti, mostrano che qualcosa si muove.
Patriots è un’indagine sul complesso rapporto tra politica e musica in Italia negli ultimi vent’anni, un tentativo di capire cos’è rimasto delle canzoni di protesta degli anni Sessanta e verificare se il nostro paese si allinea con quanto sta succedendo in Gran Bretagna e Stati Uniti. D’altronde, l’ascesa di Salvini e del Movimento 5 Stelle non sono fenomeni destabilizzanti come il referendum britannico e le ultime elezioni presidenziali americane?
Queste pagine provano a comprendere le reazioni del mondo musicale italiano a eventi importanti come il G8 di Genova, i casi Aldrovandi e Cucchi, così come alle esternazioni dei politici nostrani. Patriots è un viaggio negli ultimi due decenni di storia e musica italiana, una fotografia di come l’Italia sta cambiando e, di conseguenza, di come stanno mutando gli italiani. Perché, in fin dei conti, non sono mai soltanto canzonette.

Come è nata l’idea di questo libro?
Subito dopo aver pubblicato il mio precedente libro “Politics, la musica angloamericana nell’era di Trump e della Brexit” in molti mi hanno fatto la stessa domanda: “e in Italia?”. Ecco, quindi, l’idea di “Patriots”.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Come per “Politics”, si tratta di analisi fortemente ancorate al presente, quindi la difficoltà principale in entrambi i casi è stata quella di mettere un punto e non rimanere schiavo dell’attualità.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Sicuramente Simon Reynolds, col quale ho avuto l’enorme piacere di parlare spesso per il mio precedente libro.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Attualmente vivo a Cosenza.
Dal punto di vista letterario quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Avendo appena pubblicato il mio terzo libro in tre anni, una pausa! Continuerò in radio e a scrivere per l’online e il cartaceo, sempre di musica.
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