Edito da NPS edizioni nel 2019 • Pagine: 93 • Compra su Amazon
Perla ha dodici anni. Vive con il nonno a Villa dei Gabbiani in cima al promontorio, e tutti i giorni osserva la Baia di Tagea dall'alto, inebriandosi degli aromi del mare. Ha un dono, un'eredità che fatica ad accettare: può parlare con gli animali, può sentirne il dolore e la paura.
Aiutata dal suo amico Tommy e da un gabbiano pasticcione, Perla dovrà trovare un modo per proteggere la la Baia e tutti gli abitanti del mare dagli infidi scaricatori di rifuti e impedire che il suo incubo si avveri. Una storia di avventura e coraggio, perchè la salvezza del mare è un dovere, anche dei più giovani.
Improvvisamente dalla finestra sul retro del capanno, sentii la voce di un uomo che sbraitava ordini a qualcuno.
«Voi! A mezzanotte in punto, fatevi trovare al molo 3 per sistemare il carico a bordo. Partiremo su- bito dopo. Dovremo scaricare tutto in piena notte e rientrare prima dell’alba».
«Capo…siamo sicuri che non ci sarà nessuno?»
«Ma chi vuoi che ci sia a quell’ora? Dormono tutti in questa città. Anche se qualcuno ci sentisse, sem- brerà una normale operazione di porto. Una volta fuori dalla baia, nessuno ci noterà e voi farete in modo che non ci siano curiosi, capito?»
«Certo, capo. Siamo qui per questo».
«Bene. A stasera».
«Certo, capo».
«E non chiamatemi capo».
«Certo ca… ehm, signore».
Udii i loro passi allontanarsi sul pontile di legno e lasciai andare il fiato che avevo trattenuto. Il cuore batteva a mille all’ora. Rimasi in silenzio per diversi minuti, per essere sicura che se ne fossero andati.
Riposi le conchiglie nella scatola, contandole due alla volta in tutta fretta. In quella voce avevo ricono- sciuto l’eterno nemico di mio nonno: il Colonnello Lionello.
Dovevo aspettare il suo rientro per raccontargli ciò che avevo sentito, anche se ultimamente mi ascol- tava sempre meno.
Da quando mamma e papà erano spariti in mare, non era più lo stesso. Tutti i giorni usciva a bordo dell’Intrepido, non voleva confessare che ancora li cercava, ma io l’avevo capito.
Si ostinava a non volermi portare con sé, trovava sempre un sacco di scuse, ma avevo intuito che non voleva la mia compagnia. Forse perché gli ricordavo la loro misteriosa scomparsa.
Da quel giorno eravamo andati ad abitare con Anna a Villa dei Gabbiani, sul promontorio che guarda il Golfo di Tagea. La cittadina incastonata nella baia è un piccolo gioiello a forma di conchiglia.
La mattina mi svegliavo respirando il profumo di mare, sgranocchiando le delizie che Anna amava prepararmi per colazione. Non era esattamente mia nonna, perché non aveva mai sposato Marino, dopo che la mia vera nonna era scappata. Vi garantisco, però, che era ciò che di meglio potevo desiderare.
Anna era sempre allegra, ottima cuoca e anche una compagnia divertente; nei pomeriggi invernali, quando il brutto tempo mi costringeva in casa, lei mi apriva le porte del suo laboratorio dove amava creare: dalle borse ai tappeti, dagli oggetti per la casa alle creme di bellezza, e allora sì che era proprio una festa!
Con lei potevo parlare e mi sentivo libera di dirle sempre ciò che pensavo, senza paura di essere sgri- data, per questo fu la prima persona alla quale pensai di raccontare cosa avevo sentito quel pomeriggio.
Presi il secchiello per i pesci dalla rimessa e imboccai la strada verso casa, passando dalla spiaggia del porto.
Il vento era aumentato e il mare aveva cominciato a ruggire con i cavalloni sempre più alti, le conchiglie portate dalle onde catturarono la mia attenzione.
Ne trovai una quantità e una varietà come non ne avevo mai visto e rimasi incantata dalle loro forme, dai colori che passavano dal madreperla alle striature colorate. Mi fermai a raccoglierne qualcuna.
«Una dorata con le striature rosse, due nere con i riflessi blu, tre piccole conchiglie appuntite». Mentre le raccoglievo, le contavo.
Tra un’onda e l’altra, intravidi la punta di una conchiglia che spuntava dalla sabbia e, senza badare a quanto mi stessi bagnando, la raccolsi. La sua forma era davvero insolita, sembrava un piccolo sole con i raggi intorno, mai vista una così.
Il vento sferzava con forza e decisi che era il caso di uscire dall’acqua per non prendermi un brutto raf- freddore. Risalendo la spiaggia in direzione di casa, mi sedetti dietro uno scoglio per osservare la mia pesca.
Un gabbiano impacciato si era accomodato sulla parte più alta, forse il vento lo aveva spinto al riparo. Era incuriosito e mi fissava. I suoi occhietti neri e vivaci si spostavano dalla conchiglia a me, piegava il capo come volesse domandarmi qualcosa.
Pensai che forse cercava qualche mollusco da mangiare e riposi la conchiglia dentro il secchiello, avendo cura di coprirla con un fazzoletto che avevo in tasca.
Era proprio ora di rientrare, se non volevo prendermi una bella sgridata.
Con la coda dell’occhio vidi il gabbiano che mi saltellava dietro. Presi fiato e, contando gli scalini della salita, arrivai alla villa.
Nonno Marino era già rientrato e Anna stava apparecchiando la tavola in cucina.
«Perla, come sei ridotta! Come mai sei bagnata? Con questo vento ti prenderai un malanno. Fila a cambiarti e poi vieni ad aiutarmi! Tuo nonno ha fame».
Appoggiai il secchiello in cucina e andai in camera, senza controbattere: il viso del nonno era più scuro del solito e capii che aria tirava.
La cena fu silenziosa e soltanto quando il nonno accese la TV, mi appartai con Anna in cucina.
Le raccontai della conversazione che avevo sentito e le mostrai la conchiglia. Sembrava preoccupata.
«Dimentica tutto quello che hai sentito. Devi girare alla larga da certi ceffi! Lionello e i suoi sca- gnozzi portano solo guai».
Rimasi senza parole e lei continuò le raccomandazioni.
«Hai bisogno di più compagnia dei tuoi coetanei. Perché domani non chiami quel tuo compagno di scuola… come si chiama? Ah sì, Tommaso, il figlio della signora Marchi, quella che ha la libreria al porto. Almeno organizzate qualcosa insieme».
«Ehm… sì» risposi delusa.
Ebbi l’impressione che Anna mi nascondesse qualcosa o volesse evitare il discorso. Ero certa che avrebbe riferito tutto al nonno, ma a quel punto ero così stanca che preferii non insistere e andare a dormire, avendo cura di mettere la mia bella conchiglia sul comodino.
Pensando alle conchiglie trovate nella rimessa al porto, scivolai nel sonno cercando di contarle.
Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea di questo libro è nata semplicemente guardando una foto: al tramonto sulla spiaggia un adulto e una bambina guardavano il mare. Ho immaginato che l’adulto stesse confidando un segreto alla bambina, magari un’eredità nascosta che riguardava il mare.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Ho lavorato molto per trovare la trama credibile, l’ambientazione, i personaggi con le loro caratteristiche, ma quando una cosa ti appassiona alla fine è un divertimento.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Adoro la letteratura per ragazzi, leggo molto e di tutto, sono una lettrice onnivora. Se si parla di letteratura per ragazzi io adoro Roald Dahl (Le Streghe) , Philip Pullman ( La Bussola d’oro ) , A. Lindgren (Pippi Calzelunghe) per citare alcuni classici, ma leggo molta narrativa contemporanea come Elisabetta Gnone ( la saga di Fairy Oak) , Bianca Pitzorno ( Ascolta il mio cuore) e non finirei mai di citarne.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Attualmente vivo in Toscana precisamente nell’entroterra della Versilia, ma sono nata a Roma e per vicissitudini familiari ho vissuto anche a Milano per un periodo.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho una storia per ragazzi che sto scrivendo, ma ho la passione anche per gli albi illustrati e il progetto di farne uno. Occupandomi anche di laboratori di scrittura creativa per bambini ho il progetto di scrivere un piccolo manuale per bambini per aiutare nella creazione di storie.
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