
Edito da Alcheringa Edizioni nel 2021 • Pagine: 234 • Compra su Amazon
L’innocenza di una bambina, una fiaba e il desiderio di voler guarire un padre violento. Quanto coraggio c’è in una donna?
Napoli. Sofia è una bambina coraggiosa e intelligente. Attraverso la porta semichiusa della sua stanza diventa testimone inevitabile dei maltrattamenti che si consumano tra le mura di casa, ipotetico luogo sicuro dal quale si allontana rifugiandosi di nascosto nel suo Tesorino, un libricino narrante La Bella e La Bestia, fiaba che prende come esempio credendo di poter realizzare il proprio desiderio: guarire suo padre Tommaso.
Durante l’ennesima violenza, Sofia affronta il padre e resta vittima di un incidente che lascia la sua sorte in sospeso. Un destino che si tramuta in refolo di tempo, spalancando quella porta socchiusa e che la attraversa per posarsi sul passato di Tommaso, lente d’ingrandimento di un presente inaccettabile, che mostra, con i suoi occhi, la durezza della vita.
Tommaso ha sette anni e un’infanzia calpestata. Arranca nei giorni come un randagio, rimbalzando da eventi imprevisti a traumi forzati. Cresce in fretta e i continui abbandoni plasmano il suo animo nero, imprigionato in un limbo tra giusto e sbagliato, tra rabbia e paura.
Vittima o carnefice? Tommaso ha già scelto chi essere. Lo ha fatto anche per Sofia.
Un romanzo forte, di carattere sociale, lottatore per una verità intimidatoria. Un riflettore che vuole illuminare angoli di mondo trascurati dalla società. Un megafono che vuole zittire amori criminali, e urlare: “Amami come mi amerei io, perché una donna si conquista con il cuore e non con la violenza”

Sangue, tanto sangue.
La testa gira, e un macigno invisibile pressa il petto. Spinge i polmoni, bloccando l’aria.
Un urlo feroce buca i timpani, seguito da singhiozzi irriconoscibili.
Le pupille annegano in pozze di colori vivaci. Ho la nausea.
«Che cosa hai fatto?» sgola una voce.
Il suono del pianto raddoppia. Porto le mani alla testa. Fa male.
Biascico qualcosa, non sono sicuro.
Un grumo fatto di confusione e di sconcerto spinge su per lo stomaco, arrivando in gola.
Cerco di sputarlo, non esce.
Mi volto a destra e a sinistra, nel tentativo di riconoscere il mondo circostante.
Niente. Tutto sfuma, si allontana.
Luce, buio. Buio, luce.
«La mia bambina.» Di nuovo il verso straziato. «Sei una bestia, Tommaso. Che cosa hai fatto?»
Sono io Tommaso.
Cosa ho fatto?
Che succede?
Dove sono?
Perché la stanza vortica?
Basta, per favore.
Ho paura.
Chi sta piangendo?
«Sofia, svegliati! Amore della mamma, ti prego, non mi lasciare.»
43
Pianto, pianto e ancora pianto.
Sofia è la mia principessa.
Mi giro in direzione del suono, e una figura esile è accovacciata accanto al termosifone sporco di rosso.
La sagoma copre qualcosa.
Barcollando, mi avvicino.
Cosa sta succedendo?
Urla, singhiozzi, lamenti.
Sofia, mia principessa.
Perché stai dormendo sul pavimento?
Tua madre cosa ci fa lì?
Perché ti stringe al petto e oscilla?
Cosa hai fatto ai capelli? E il viso? Perché è macchiato?
Cosa sta succedendo?
Fermate il mondo, voglio scendere.
Un fascio di luce si allunga sul corpo esanime della mia piccola principessa.
Cosa ho fatto, Sofia.
Cosa ho fatto, bambina mia.
Un tonfo secco echeggia dall’ingresso.
Voci ovattate.
Spingo via Patrizia, che si rannicchia su se stessa. Trema, piange, urla.
Accolgo il viso della mia principessa tra le mani, le poso un bacio sulla fronte.
Mi gira la testa.
Veloci lacrime sgorgano dalle palpebre.
Perdonami, principessa.
Ho la nausea.
Un altro colpo violento alla porta d’ingresso. Ancora borbottii.
Un altro bacio alla mia principessa, stavolta sul mento.
«Papà.» I suoi occhi si schiudono.
Sorrido. Piango. Sorrido.
Ancora un altro bacio sulla fronte.
Le sue palpebre si serrano.
Uno schianto, una marcia di scarpe si avvicina.
«Carabinieri!»
44
Mi alzo e guardo attorno.
Ciro è in culla, rosso dal pianto mi tende le manine. Mi accosto e gliele stringo.
«Perdonami, Ciro» sussurro.
Faccio per prenderlo in braccio, e una presa decisa addenta la spalla.
Indietreggio, abbandonando il mio bambino.
Mi trascinano via.
Cosa ho fatto, Sofia.
Cosa ho fatto, bambina mia.
Urla, pianti. Un suono.
Gli occhi sono ancora incollati su Ciro, li sposto sulle manine che mi cercano ancora.
Sono macchiate di sangue, come le mie.
Lui non ha colpe però, io sì.
La sua innocenza è sporca di sangue.
Sangue della sorella. Per mano mia.
La vista salta sul carillon dietro di lui. Il mio udito si aggrappa alla ninna nanna.
La mente inizia a rimbalzare da un ricordo a un altro, proiettando immagini. Gettano un ponte che conduce a una porta.
È semichiusa.
La apro, oltrepassandola.
Quella ninna nanna mi accompagna ancora.
Sono io, Tommaso.
Sono io, Tommaso, a sette anni, chiuso in una stanza ad ascoltare la ninna nanna.

Come è nata l’idea di questo libro?
Una sera, al TG davano la notizia dell’ennesimo femminicidio.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Portare a termine il romanzo è stato abbastanza difficile. Per scriverlo ho impiegato un anno e mezzo, perché ho voluto ricercare, studiare la psicologia di determinati soggetti violenti, ho dovuto fare conti con il mio passato da Sopravvissuta.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Nessuno.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Nel 2021 la Sicilia ha adottato me e il mio bambino. Prima, vivevamo a Napoli da cui siamo dovuti fuggire.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
6. Ho tanti progetti. Ho iniziato il terzo romanzo, sto prendendo il patentino da giornalista pubblicista, voglio continuare con il mio mestiere di professionista dell’editoria, vorrei scrivere un libro sulla scrittura creativa, vorrei aprirmi una libreria indipendente polifunzionale e soprattutto (impossibile) prima di morire vorrei vincere il Premio Nobel per la Letteratura.
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