
Edito da Simonetta Corrado nel 2021 • Pagine: 121 • Compra su Amazon
“Viaggiando, scoprirai territori incantevoli e tremendi, non segnati dalle mappe. In alcuni ti sentirai a casa; in altri, sempre straniero. Questi luoghi sono persone. Siamo mete. E siamo il viaggio”.
Simonetta CorradoUno/Appunti per un viaggio breve.
Quasi 50 anni e solo tre mesi di vita davanti. Anita ha un “penultimo” desiderio: incontrare ancora una volta tre amici, persi di vista da un po’. Spedisce la stessa lettera a tutti loro, annunciando che li andrà a trovare. Il primo sarà Luca, un avvocato dal passato nebuloso. Un’amicizia nata alle medie, proseguita fra cameratismo e sentimenti ambivalenti, fino a prima della laurea. Non si vedono da allora. Forse da troppo tempo…“Appunti per un viaggio breve” è il primo capitolo della trilogia PRESENTE.
Un viaggio in tre itinerari. Tre incontri in cui sfumano i confini fra passato e
futuro, fra buono e cattivo, fra te e me. Un diario, come guida e promemoria.
La narrazione al presente, come unico, urgente tempo possibile. Le distanze
in chilometri e in scelte di vita che non riescono a separarci del tutto. Inutile
allacciare le cinture di sicurezza.Simonetta Corrado, copywriter di professione e per passione. Ama leggere di tutto: libri, giornali, spartiti, mappe, tarocchi, paesaggi, fragranze, piante, animali, persone. Poi scrive. È autrice di \"Donne Private, 12 ritratti su carta\" (2017).
La trilogia PRESENTE è il suo secondo, terzo e quarto libro.

A NASO.
Ho sempre sofferto di claustrofobia. Pensavo di aver superato la paura del buio. Ma ora non ne sono più tanto sicura. Le fibre lasciano trapelare qualche bagliore, inghiottito dall’oscurità soffocante. Sento il battito e il respiro amplificati. Un po’ attutita, mi
giunge la voce della moglie di Luca:
“Sembra terribile, ma cerca di rilassarti. Fidati di me. Fra pochissimo ti accompagneranno da lui. Non ci metterai molto. Io non posso dire di più. Lo hai detto tu poco fa, no? Finché non andiamo fino in fondo alle nostre paure non conosceremo davvero i nostri limiti. E non sapremo mai chi siamo davvero.”
Con la vaga sensazione di essere presa in giro, mi affido. Non posso fare altro che stare al gioco. Anche se come gioco sembra decisamente poco divertente.
Lei prosegue, dolcemente, in un sussurro sedativo:
“Vedrai che a poco a poco respirerai tranquillamente. All’oscurità, ti adatterai. Sono altre le cose a cui non ci si abitua mai, proprio mai.” Attraverso la stoffa pesante del cappuccio, percepisco la sua vicinanza, il suo calore, il suo profumo leggero. La rassegnata determinazione. La familiarità inaspettata.
Sento mani piccole, delicate, gentili che afferrano le mie, forse qualche istante più del necessario, o almeno così percepisco il gesto, menomata dalla vista.
“È pronta, potete andare. Ciao Anita, sono davvero contenta di averti conosciuto, Luca mi ha parlato molto di te. Di tutti voi. Non ti dimenticherò. Grazie”.
Come anestetizzata (nonostante il caffè di poco fa), docile come un
fantoccio, mi lascio sollevare e poi guidare da braccia robuste, quelle di due uomini. Avverto la loro forza, impregnata di sudore, di tensione, della paura e dell’urgenza. Immagino i loro bicipiti palestrati, tatuati. Scambiano suoni asciutti, pratici, non distinguo parole, non sono rivolte a me. Cercano di guidarmi con i gesti nella discesa delle scale.
Anche odori e suoni mi arrivano più attutiti, allo stesso tempo amplificati e dilatati. Mi domando se qualcuno mi stia vedendo, conciata così, completamente dipendente, inerme, probabilmente ridicola.
Non ho idea di dove mi porteranno. Neanche se incontrerò davvero Luca. Né tantomeno se il mio viaggio sia giunto al capolinea. Non ho altra scelta se non fidarmi.
In ogni caso lo scoprirò presto. Lo spero, visto che devo di fare pipì. Trattengo, aggrappandomi a questo.
(appunti di Anita)
“Come puoi fotografare la mano fiduciosa che lascia andare il sellino della bicicletta? O il lento che hai ballato alla festa della scuola proprio con quel ragazzo che non credevi ti avesse notata? E il mare in tempesta che hai bagnato di lacrime e sogni? E i capelli impigliati in una carezza fugace? E il buio della pineta ammaliato da lucciole e stelle? E la voce che inventa fiabe sconosciute per farti addormentare? Gli album di fotografie si guardano con gli occhi aperti. Aperti sul passato. A me non sono mai bastati. Ho un album segreto. Una valigetta. Ci custodisco flaconi di profumi ormai finiti, ma che ancora conservano molecole attive. Manciate di sabbia, aghi di pino, conchiglie, cortecce. Lembi di stoffa, saponette degli hotel, un pigiamino taglia un mese e dei calzini azzurri di spugna, così minuscoli che ci sta un pollice. Sassolini di mare e di fiume, fiori e foglie secchi, nastri, incarti di caramelle Rossana e mon cherì. Un tovagliolo macchiato di vino rosso e caffè. Sottobicchieri in sughero da birra. Lo stecco in legno con ancora la traccia azzurra di un ghiacciolo all’anice. Un piccolo orsetto di peluche spelacchiato. Una confezione di mastice e toppe di camera d’aria. Un palloncino sgonfio a forma di cuore. Un petardo (già esploso). Confezioni usate e non di cerini. Il cappuccio di una penna bic tutto mangiucchiato, un mozzicone di matita, perfettamente appuntito.
‘La’ cassetta di David Bowie consumata dagli ascolti e dai chilometri. Un quaderno delle elementari che sa di merenda, di paura delle interrogazioni, di calzettoni che cadono, di lodi e castighi, di scuola. Un chewingum attaccato a un biglietto del cinema (film: The blues Brothers). Un rossetto rosso in un astuccio dorato. Il fondo di uno smalto indurito, rosso pure quello. Il biglietto per il concerto degli U2. Un pezzo di fumo d’annata. E le cartine, ingiallite e secche. Un rasoio usa e getta. Un tappo di champagne con la data scritta sopra, capodanno 1987. Un cerotto, usato. Alcuni dentini da latte. La boccetta vuota, incrostata da residui rinsecchiti di shampoo alle mele verdi. Il polsino da tennista liso, intriso di terra battuta e sudore. La palla da tennis logora e ingrigita, dilaniata dai morsi di Shadow. Plettro giallo e una corda rotta di chitarra. Una barattolo piccolo di Coccoina. Una pallina di Pongo, dal tipico colore indefinito dato dal miscuglio di tutti gli altri. Due figurine di Jacovitti. Un numero di tombola consunto, il 7. Monetine levigate da 1, 2, 5 e 10 lire.
È il mio album dei profumi. Lo sfoglio a occhi chiusi. Vale solo per me. Ho sempre guardato, toccato, ascoltato, gustato il mondo attraverso le mie narici. Le mie porte principali, curiose e spalancate. Non diffido degli altri sensi, ma mi affido senza dubitare al mio olfatto. Non è che faccia preferenze, semplicemente lo considero un talento innato. E incontaminato. Un fedele segugio sguinzagliato nell›invisibile. Dal naso al cuore e viceversa non ci sono ostacoli o intermediari. Non ci sono pose e inquadrature, solo essenze di possibilità. E qui, nella mia valigetta a righe rosa e lilla (regalo per il mio sedicesimo compleanno) non trovo mai singoli frammenti di memoria, o aneddoti. Ma istantanee fluide, presenti. Reali. A piacere, posso: coccolare mio figlio da piccolo, ridere con mio padre, parlare finalmente con mia madre (come non siamo mai riuscite a fare), posso baciare il mio primo ragazzo, o quello che non ho mai baciato, posso ululare alla luna anche a mezzogiorno. Non rovisto nel passato ma richiamo futuri intatti. Inspirando mi ispiro. Mi affido a tracce sottili della mia storia in cui, con la guida del naso, il tempo e lo spazio si prendono una pausa caffè.
È una semplice evocazione di presenze. Non c’è esperienza o fenomeno che non passi attraverso le mie narici. Giù fino ai miei polmoni, e poi nel cuore e poi nelle viscere. Un raggio di sole, una canzone dei Beatles, i girasoli di Van Gogh, tutto pulsa e fluisce. Ed emana fragranze. Non ci sono profumi giusti o sbagliati. Magari alcuni sono più gradevoli, ma l’odore è la dimostrazione che non esistono gli errori. E comunque, magari forse vale solo per me ‘sentire’ il mondo, nutrirmene attraverso i suoi aromi. Celebro un rito personale, per pacificare quello che conosco con quello che non so. E poi, accendo candele profumate, brucio incensi, spargo oli essenziali: i profumi nutrono l’invisibile. Che è presenza. Ecco perché so che potrei essere menomata della vista, ma non dell’olfatto. Non so se lo fai anche tu. Se anche la tua anima ‘sniffa’. Non mi risulta sia reato, annusare la vita. Non ancora, comunque.”

Come è nata l’idea di questo libro?
Circa tre anni fa, dopo l’uscita di “DONNE PRIVATE-12 ritratti su carta”, ho cominciato a riflettere proprio sul tema della distanza. La viva sensazione che in un mondo sempre più connesso, accelerato, misurabile, programmabile, crescessero di fatto la separazione fra le persone, la paura dell’altro, la cruda divisione in fazioni, il disagio interiore, costruendo confini apparentemente invalicabili. Un paradosso sempre più tangibile. A questo spunto iniziale si è innestato un vissuto personale, il sentirmi sempre un po’ esule e nomade: ho cambiato spesso casa e città, ho incontrato molte persone e alcuni fra i miei più cari amici vivono a migliaia di chilometri da me e in diverse località. Ho messo su carta il desiderio di accorciare le distanze, non solo fisiche ovviamente. Una necessità, anzi un’urgenza dell’incontro di persona, senza agende e appuntamenti, di conversazioni “non sottotitolate”, di ritrovarsi, ritrovando se stessi. Ovviamente, come tutti, non immaginavo quanto quella percezione così intensa poi trovasse un riscontro così duro e reale in quanto stiamo vivendo adesso, uno specchio inquietante di quanto ci siamo allontanati da noi stessi e dall’anima del mondo. PRESENTE, fa appello a quel qui e ora da ritrovare e condividere. E a quel dono prezioso e unico che è ogni istante e ogni incontro.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Semplice, ma non facile…Non so se si possa definire in questi termini. Come ogni creazione artistica, anche la scrittura parte da un nucleo autentico e incontaminato, un luogo e un tempo segreti. Per me è un agire guidato dal puro piacere, spesso negoziato fra altri impegni, che diventa progetto per curiosità, per desiderio di andare oltre, di condividere. Di certo io non avevo mai scritto un romanzo, quindi è stata ed è tuttora un’avventura molto stimolante in un territorio ignoto. Ho un rapporto intimo e quotidiano con la scrittura, sono copywriter e quindi è la mia professione. Ma scrivere (come leggere) è anche una passione antica e indomabile, che assecondo e nutro, condita da tanta indisciplina e incostanza. Ho iniziato a scrivere PRESENTE quasi tre anni fa, partendo da un’ispirazione personale e dai personaggi, con abbastanza chiaro in mente l’incipit (una lettera), il finale (che non svelo) e l’uso del presente indicativo, per “vivere dentro la storia” ogni istante. L’intreccio, lo stile, lo sviluppo narrativo, il ritmo, i dialoghi, si sono sviluppati e meglio strutturati mano a mano. La parte più difficile è stata la preparazione alla pubblicazione, la rilettura critica di tutto, la caccia agli errori e alle incongruenze, la correzione delle bozze… mi ha aiutato il mio mestiere ma, oltre all’onestà intellettuale, ho dovuto impormi severità e rigore. Per la copertina e l’impaginazione mi sono affidata al graphic designer Gianni Zardini che ha interpretato perfettamente il senso della storia, sottolineando anche visivamente il ritmo il pathos. Inoltre ho inserito i miei “scarabocchi”, schizzi che faccio “soprappensiero” ma decisamente in sintonia con la narrazione in cui si alterna l’esperienza “in tempo reale” a estratti di diario e flash-back.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Difficile scegliere chi lasciare fuori… Calvino, Buzzati, Pirandello, Merini, Bronte, Austen e Auster, Carver, Hoellbecq, Ferrante, Munro, Queneau, McEwan, Stephen King e anche Khrishamurti… e chissà chi ho tralasciato…poi ci sono i libri indimenticabili (per me) come Il Giardino di Cemento, Alta Fedeltà, Le memorie di Adriano, Stoner, I nove racconti di Salinger, Trilogia della Città di K, Middlesex, IT di King, la Divina Commedia… Leggo molto, a volte sono un po’ bulimica, “smozzico” e divoro libri, sparsi un po’ dappertutto. Ultimo libro letto Coral Glym di Peter Cameron.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Attualmente vivo a Verona, ma essendo nata a Brindisi sono “assetata” di mare che raggiungo appena posso. Ho vissuto a Bari dove mi sono laureata, a Milano e per un bel po’ a Roma. Ho girato molto l’Italia e l’Europa, ma sono ancora davvero tanti i viaggi che ho in mente. Per me la casa rappresenta il luogo da cui partire spesso. E mi sento a casa fra gli ulivi, in riva al mare e in ogni incontro autentico con le persone.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Intanto sto completando l’editing e la revisione degli altri due volumi della trilogia PRESENTE, vi anticipo i titoli: 2) Nuvole di passaggio, 3) Ritorno e andata. Qualche lettore mi ha già scritto “sollecitando” il seguito, il che mi fa piacere e mi incoraggia. Oltre a raccontare il mio libro sulle mie pagine social, ne parlerò on line e spero che la situazione generale sia tale da permettermi di presentarlo dal vivo, come era successo per “Donne Private”. Per future “imprese letterarie” annuso nuove tracce di ispirazione. Sono ancora nella fase vulcanica, un magma di idee, spunti, appunti, suggestioni, ripensamenti. Mi piace il senso di libertà e allo stesso tempo mi sorprende sempre la connessione potente, immediata e senza filtri che si crea fra chi scrive e chi legge. E viceversa.