
Edito da Vocifuoriscena nel 2019 • Pagine: 82 • Compra su Amazon
Misterioso, inquietante e dotato di un fascino magnetico, padre Thibault – il prete nuovo – irrompe in un piccolo paese italiano degli anni ’60, sconvolgendone il quieto e abitudinario vivere. Forse è un santo, forse un folle, forse uno stregone, ma le sue parole spingono la gente a rinunciare all’ipocrisia condivisa e a porre dinanzi al tribunale della coscienza, se non addirittura a confessare, i propri segreti più oscuri.
Si fanno spettatrici e complici di questa rivoluzione Brigida, esperta in pettegolezzi, e la dodicenne Bianca: saranno loro, in una intrigante complicità tra nonna e nipote, a dipanare i tanti garbugli, a ricostruire i non detti, ad anticipare le verità poi rivelate. E quasi sempre guardando dalla finestra, come nel capolavoro di Hitchcock.
Un piccolo gioiello di narrativa che offre un combattuto e insieme delizioso stralcio della vita com’era, e nel contempo della vita com’è ancora oggi.

Padre Thibault era alto, massiccio, con uno sguardo nero e cupo che contrastava con la pelle chiara e i capelli rossi. Dal nome, e dal suo accento, era evidente fosse uno straniero, ma nessuno aveva avuto il coraggio di avvicinarlo e di chiedergli da dove venisse, e come fosse finito nella nostra comunità. Lui, del resto, non sembrava tipo da chiacchiere e confidenze. Così in paese tutti cominciarono a parlare di lui, a scommettere sulle sue origini, tedesche per alcuni, francesi per la maggioranza, e a subire comunque da subito il suo fascino inspiegabile.
La prima domenica, alla fine della messa cantata delle undici, annunciò che ci sarebbero stati cambiamenti sostanziali nella nostra vita religiosa, in preparazione alla Pasqua ormai vicina. Tutti i martedì e i venerdì sera ci avrebbe aspettati in chiesa per il Rosario e per confessarci. Senza ricevere l’assoluzione almeno una volta alla settimana, non avremmo potuto accostarci alla Comunione la domenica successiva, né le domeniche seguenti, fino a quando le nostre colpe non fossero state confidate e rimesse nel nome di Dio.
Uscimmo in silenzio, stupiti e pieni di domande, che cominciammo a bisbigliarci l’un l’altro non appena fummo lontani dal sagrato. Cosa significava questo? E non era un regime troppo rigido per una piccola, onesta comunità come la nostra? Quali peccati mai pensava quel prete avessimo da confessare ogni settimana?
Ma poi qualcuno disse che era giusto così, che ci avrebbe fatto bene riavvicinarci con più serietà alla fede, che ormai molti di noi andavano in chiesa la domenica solo per fare due passi e salutare gli amici. Parecchi approvarono, qualcuno tacque per non sembrare superficiale o miscredente. E il martedì sera la chiesa era quasi piena, per il Rosario e per le confessioni. Padre Thibault aveva compiuto il suo primo, piccolo miracolo.
Io vivevo allora con la mia famiglia nella casa gialla a due piani che stava all’angolo tra la piazza principale di Mongenesio, quella della chiesa, e via Mazzini, la via dei pochi negozi e dell’unico bar del paese. Io e i miei genitori abitavamo al piano di sotto; sopra, al primo piano, stava mia nonna Brigida. Viveva da sola, ma soffriva di dolori alla schiena e ogni tanto doveva restare seduta o sdraiata per giorni. Allora mandavano me, che a quei tempi ero una ragazzina di dodici anni, a dormire con lei e ad aiutarla.
Io e nonna Brigida eravamo perfette, insieme. Lei diceva ridendo che eravamo uguali, due pettegole impiccione. In effetti mia nonna, quando le prendevano i suoi dolori, si sedeva dietro la finestra del salottino (che dava sulla via più frequentata del paese) e rimaneva per ore a scrutare chi andava e chi veniva, scostando appena la tendina di pizzo per non farsi notare. Sapeva quello che la gente comprava, con chi se la facevano uomini, donne e ragazze, sapeva come andavano i matrimoni: e mi raccontava tutto, in quei lunghi pomeriggi in cui io avrei dovuto fare i compiti in casa sua e tenerle compagnia. Di compiti ne facevo pochi, in verità, perché la nonna conosceva un sacco di storie meravigliose o spaventose, di quaranta o cinquant’anni prima. Tutta la gente del paese, direttamente o indirettamente, attraverso antenati più o meno lontani, aveva qualcosa a che fare con le storie di nonna Brigida. Io ascoltavo a bocca aperta, o ridevo fino alle lacrime: i pomeriggi volavano, le serate pure, e la notte restavo sdraiata accanto a mia nonna nel lettone, nel posto dove prima dormiva il nonno, con gli occhi spalancati sul soffitto buio, a rivivere quelle storie e a veder passare i loro protagonisti che non avevo conosciuto, ma che forse somigliavano ai nipoti che venivano a scuola con me e passeggiavano nel mio stesso mondo.

Come è nata l’idea di questo libro?
Sono arrivate per prime le due protagoniste, nonna Brigida Musso e sua nipote, la dodicenne Bianca. Intorno a loro si è costruita quasi da sola l’ambientazione: Mongenesio, un piccolo paese italiano (non è un luogo reale, ma potrebbe esserlo) dei primi anni ’60. Infine sono nate le storie degli abitanti del paese, i loro segreti a lungo nascosti e infine svelati sotto l’influsso quasi ipnotico del misterioso prete nuovo, padre Thibault.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Scriverlo è stato facile, nel momento in cui tutta la storia e i personaggi erano ben presenti nella mia fantasia. Più lunga è stata la fase ideativa.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Ho sempre letto molto e di tutto. Non credo di avere uno o pochi autori “di riferimento”. Spero di aver rubato qualcosa da tutti gli autori che ho amato: classici, contemporanei, romanzieri e poeti.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nata a Taranto e, in vita mia, ho traslocato e viaggiato moltissimo. Ora vivo e lavoro da parecchi anni in provincia di Milano, anche se ogni tanto torna a farsi sentire il mio istinto nomade e mi viene voglia di scappare il più lontano possibile. Per ora resisto.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho cominciato la mia avventura letteraria assecondando la mia inclinazione per poesia e narrativa breve. Dopo alcune raccolte di racconti, ho pubblicato il mio primo romanzo, “Un cattivo esempio”, che ha vinto nel 2017 il concorso a cura di Mondadori-Kobo-Passione “Romanzi in cerca d’autore”. “Il prete nuovo” è il mio secondo romanzo edito. Esistono già altri due romanzi in attesa di revisione e pubblicazione, e molte idee per altri progetti.
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