
Edito da Books&company nel 2016 • Pagine: 128 • Compra su Amazon
Questo agile libretto raccoglie 100 "diapositive" scattate fra le mura scolastiche di alcuni licei romani da Simone Bulleri, professore di Filosofia, che negli ultimi cinque anni di insegnamento ha accuratamente annotato dialoghi, battute, situazioni surreali avvenute durante le sue lunghe giornate di lavoro in classe, e che costituiscono "quei momenti irripetibili" resi decisamente eterni dalla Memoria scolastica che appartiene a ognuno di noi. In altre parole, questo lavoro è un vera e propria raccolta di occasioni umoristiche capaci di illuminare il backstage scolastico, di fornire quindi il quadro vivo di una scuola segreta, più leggera, ma non per questo meno formativa o inadeguata ai suoi compiti istituzionali. Questo viaggio nel sottobosco tragicomico della scuola italiana permetterà così ai genitori di scoprire finalmente il lato pubblico dei propri figli, ai professori di ridere di sé e ai ragazzi di rivedersi in brevi sketch che elevano (perché no?) i loro comportamenti al rango di dignità letteraria.

PREGHIERA DEL PROFESSORE
O Signore,
vado a correggere i compiti,
sostienimi, proteggimi, consigliami.
Fa’ che non pronunzi invano il tuo sacro nome,
quello dei santi tutti, quello delle beate anime empiree.
Non farmi scomodare i parenti defunti degli scriventi,
nemmeno i parenti dei parenti dei defunti.
Preserva le mie coronarie,
fa’ che avendo terminato il pantheon cristiano
non me la prenda con quello induista, buddista, armeno, animista
nemmeno con Zeus, Apollo, Artemide e tutti gli olimpici.
Fa’ ch’io non senta l’intima necessità di tornare a lavori agricoli e/o bracciantili
che consentono un unico commercio, quello con animali da cortile che non vogliono diplomi classici e/o scientifici eppure dànno così tanto, ma ch’io tenga duro nell’inarrivabile, stremante, logorante
lavoro intellettuale.
Se questa marmellata che mi ribolle in testa ha ancora nome di Intelletto.
Cerca di non farmi trovare parole come “l’ampante” o “restrutturazzzione” o “probblematico”
ovvero definizioni tipo il poeta quando è un filosofo o il filosofo quando è un perito industriale
Dammi la forza di restare in classe,
sempre e comunque,
preservami dall’abbandono della nave e dal crollo nervoso.
Vado, ci conto,
Amen.
16. PUNTO DI FUGA
Mi affaccio nel corridoio.
Via libera.
Musica di Gatto Silvestro.
Giro l’angolo e un’orda di adolescenti supplicanti mi circonda ̶ Professore la prego!!
Indietreggio ̶ E che è?
Un alunno ( in ginocchio ) ̶ Professore, la prego, mi interroghi sennò mi madre me spegne la vita!
Io ̶ Non fare il cretino alzati!
Coretto lagnoso ̶ Anche a me, anche a me, devo recuperare storia pure io!
Io ̶ Eh! Pazienza il dado è tratto.
Coretto ̶ Nooo!!
Io ̶ Ragazzi, non è più possibile. Avevate a farvi interrogare prima!
Provo ad uscire invano dalla falange oplitica. Da lontano vedo il collega di matematica che fugge inseguito da una masnada di pirati berberi minorenni, cercando riparo in biblioteca. Ma, ahilui, viene raggiunto e costretto a stipulare agghiaccianti interrogazioni programmate.
Un alunno appoggiandomisi alla spalla con gli occhi a spirale tipo serpente di Robin Hood della Disney ̶ Prof, ce l’ho l’8? Me lo dà vero? me l’ha promesss
Io ̶ Non ho promesso proprio nulla! E non t’appoggiare!
Un altro ̶ Prof a me manca il voto a filo!
(acc questo m’è sfuggito!)
Poi si avvicina una sconosciuta ̶ Scusi, lei è il prof di filo?, sa io sono arrivata oggi.
Io ̶ Mi spiace.
Sconosciuta ̶ Ho visto che voi siete parecchio avanti col programma, la mia exprof era sempre malata.
Alunno (triste) ̶ Eh, invece il proffe qui spiega (tacci sua).
In debito d’ossigeno bercio ̶ Ragazzi PUZZATE state larghi!
D’un tratto la campanella della ricreazione trilla.
Come per magia la falange si apre a ventaglio, giusto in tempo per mettermi in salvo, quindi si sparpaglia tipo api impazzite per avvolgere poi a sciame l’uomo dei panini che indietreggia dicendo piano ragazzi PIANOOO!
Tiro un sospiro e mi accascio davanti la macchinetta del caffè, devastato.
Da lontano il collega di matematica in lacrime dice fra sé e sé ̶ Non è giusto sigh sigh, ai miei tempi le interrogazioni programmate non esistevano buahhh!
Sipario
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17. L’IDENTIKIT
L’Antefatto.
Alunno ( tronfio) ̶ Carissimo prof, sappia che ho fatto la relazione.
Prendo la relazione giulivo, vado a casa fischiettante, la analizzo, ci perdo tempo. Tanto tempo.
Ruminando fra me ̶ Uhm ben scritta. Un momento: troppo ben scritta!
Illuminazione e…a pagina DIECI di Google salta fuori la stessa relazione scritta però da una certa Angela.
Confronto, identiche.
Il problema è che il mio alunnO non si chiama Angela.
The day after.
Prima ora.
Entro in classe con nonchalance.
Faccio alzare gli alunni.
Estraggo dalla 24ore una copia della Bibbia.
Li guardo tutti molto attentamente in silenzio.
Quindi leggo la parabola di GIUDA con la voce di Luca Ward.
Ci sediamo, in silenzio.
Sguardi furtivi, scricchiolii di sedie, sussurri.
Aria da tagliare con la sega elettrica.
Nel frattempo ho assunto l’aria del Padrino a cui hanno appena comunicato che il figlio è morto.
Poi chiamo Angel-o alla cattedra.
Io (raggiante) ̶ Carissimo! Ti ho riportato la relazione corretta.
Alunno (cinguettante) ̶ Uh, grazie prof!
La leggiamo tutta nel silenzio più assordante.
La classe in PAUSE.
Alla penultima pagina lo guardo e dico ̶ Caro, devi dirmi qualcosa o andiamo avanti?
Alunno (sempre più tronfio) ̶ No, no.
Allora giro l’ultima pagina e alla fine della relazione l’alunno legge: MOLTO BENE, MA CHI E’ ANGELA? E poi vede allegata tutta la relazione stampata da Internet.
Silenzio.
La faccia dell’alunno percorre tutto lo spettro cromatico fino al rosso pompeiano e
l’ultima cosa che vede sono due gigantesche mani professorali che gli strappano la relazione in faccia.
Io ( alla classe che tentenna la testa) ̶ Bene, ora la lezione può cominciare.
Sipario.
—–
34. TU CHIAMALE SE VUOI…CONFUSIONI
Alunno – Professore, D’Annunzio mi ha deluso.
Io – Si ma…
Alunno – No, mi dispiace, ma il suo decadentismo è inaccettabile!
Io – Scusa ma…
Alunno – E poi, andiamo, fraintende la missione poetica, cosa c’entra l’estetismo con……
Io – Ma abbi pazienza…
Alunno – Questo anche perché ne l’INNOCENTE, lui…
Io – ALT!
Alunno– Perché? Ho sbagliato?
Io – No, solo che queste cose le dovresti dire alla professoressa d’italiano!
Io ti ho chiesto l’oltreuomo in Nietzsche. Scusa se è l’ora di filosofia questa!
Alunno (contrariato) – Si , però non potete interrogarci tutti lo stesso giorno eh! Uno se confonde!
Classe – Eh!
Io – Silenzio voi! Per fare gli avvocati difensori ci vuole la laurea in giurisprudenza!
Cambio dell’ora.
Alla collega d’italiano – Senti D’Annunzio lo sa, mi faresti sapere se putacaso ti parla di Nietzsche?
Sipario.

Come è nata l’idea di questo libro?
Lavoro come professore di filosofia nei Licei romani. Ad un certo punto ho notato la genialità delle risposte dei miei studenti, i quali, pur di non farsi interrogare, arrivavano a sostenere tesi molto creative quanto innaturali, tipo la plurimortalità dei loro parenti (in nonni in primis) e animali di compagnia (cani, gatti, pappagalli, castori etc). Un giorno ho deciso: basta!, tutto il mondo deve sapere. E ho raccolto queste perle di genio.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
I dialoghi raccolti sono frutto di anni di lavoro. Poi la mia compagna, con l’uso della frusta, diciamo che…ha aiutato tanto.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Svariati. Sul momento direi: Italo Calvino, Gianni Rodari, Domenico Starnone, Daniel Pennac, Franco Fiorentino e ‘Il Vernacoliere’, il diabolico giornale satirico livornese.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono un toscanaccio nato a Milano, cresciuto fra Pisa e Livorno. Attualmente vivo (e vegeto) a Roma. E aspetto Godot.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Attualmente scrivo racconti horror per Lucenera (Sensoinverso edizioni). Ho in uscita un racconto intitolato ‘Quella Notte’ per il FIPILI horror festival 2019. In cantiere, un libro di poesie ruspanti e il mio primo romanzo che è ancora in elaborazione, parla della gioventù di provincia degli anni ’90, sperduta fra discoteche, circolini, università e tanta, tanta voglia di lei. Insomma, una controstoria di Peter Pan.
Un libro fantastico, che riporta ad un’eta Fantastica. Tutto viene descritto con dovizia di particolari esilaranti ed in cui il lettore si rispecchia ricordando episodi che ognuno di noi ha vissuto sia in prima che in terza persona..leggerezza, a volte malinconia connotano episodi indelebili che ci faranno sorridere, riflettere e venire voglia di raccontare che ciascuno di noi lettori è parte del racconto.
grazie Rocco
Questo libbricino del Prof. Bulleri è un riuscitissimo contenitore, un punto di vista su un microcosmo, una scuola, ‘ma che da li parte per andare molto oltre; c’è fuoco-di quello buono come solo un toscano sa accendere-negli occhi e nella penna dell’autore nel descrivere la nuova gioventu, il rapporto con la famiglia e la società, sempre col sorriso ma senza tralasciare nulla al caso. Godibilissimo.
thank you, doc
Conosco personalmente Simone avendo condiviso con lui il banco di scuola.
Quella stessa scuola vissuta insieme attraverso preadolescenziali situazioni tragicomiche, la si rivive nelle pagine del suo libro. La si rimpiange, con amarezza, goliardia, voglia di ricominciare ma anche di crescere. Per poi tornare al punto iniziale e ricominciare tutto dal primo giorno di scuola. Ridondante, come i giorni passati tra i banchi, le pagine dei libri, la campanella che suona. Eppure mai uguale, e una volta terminato viene voglia di ricominciare tutto daccapo (compreso il libro!)
thank you, bro’