
Edito da Etabeta PS nel 2021 • Pagine: 500 • Compra su Amazon
“Il Prossimo Disco” è una guida, un metodo, anzi forse meglio definirlo un manuale di sopravvivenza.
Un compagno di viaggio per chi vuole imparare o sapere qualcosa in più sullo stare dietro una console, ma anche una metafora della vita e delle strade che scegliamo di fronte a un bivio, come un DJ fa con i suoi brani.
Una parte didattica e una di racconti, sull’autore, la musica e anni di serate.
Un metodo per imparare a fare il dj e per cercare il prossimo disco da mettere, così come si cerca il prossimo passo nella vita.

Il prossimo disco è un libro di musica, di amore per la musica e di storie sulla musica.
Un po’ manuale, un po’ antologia, un po’ serie di racconti.
Trovi il riferimento a una playlist Spotify, è una selezione di brani che vengono presi da esempio nelle lezioni e che hanno per me un significato particolare.
Alcuni sono diventati classici nelle mie serate, altri ancora rappresentano un periodo specifico, altri sono solo dei consigli.
Fondamentalmente mi piace pensare che tu possa ascoltare questa compilation mentre leggi queste pagine.
D’altronde per me esiste una canzone adatta per ogni singolo momento della vita, tutto va sonorizzato adeguatamente, non c’è nulla che non abbia bisogno della giusta musica in sottofondo.
Forse invece è solo una deformazione professionale, forse mi piace semplicemente un sacco o forse sto già dando troppe spiegazioni.
Ho fatto una playlist, è gratis e non ha effetti collaterali.
Se sei un dj molto di quanto segue ti sembrerà familiare, ti scapperà qualche sorriso e un po’ di malinconia per il tempo che passa. Allo stesso tempo ti verrà da dire che tu hai vissuto molte più serate, più storie, più aneddoti e così via, perché il dj per natura è competitivo e deve prevalere sull’altro.
Io non cerco alcun primato, voglio solo condividere un po’ di conoscenza musicale e della materia e alcune cose che avrei tanto, ma tanto voluto sapere quando decisi di buttarmi in quest’avventura.
Se vuoi essere un dj un giorno non ti posso assicurare che alla fine del libro tu magicamente avrai tutte le capacità necessarie: per quello serve pratica, e la pratica sai quando comincia ma non sai quando finisce. Anzi, non finisce. Mai.
Acquisirai consapevolezza così come tante nozioni necessarie a renderti meritevole di occupare una console un domani da qualche parte.
Se non sai nulla dei dj potresti scoprire un mondo inaspettato, fatto di passione e sacrifici.
Non c’è mestiere che sia immune a questa regola: se vuoi arrivare non esistono scorciatoie, solo impegno e duro lavoro.
Se sei affascinato dal mondo dei club e della notte alla fine del libro probabilmente lo sarai ancora di più.
Se sei un musicista i dj invece li odi.
Non avete idea di dove siete andati a cacciarvi
C’è un disco del 2008 di una band inglese semisconosciuta.
Saremo forse in cinque a ricordarcene. Si chiamano o chiamavano “Does it offend you, yeah?” e per quel che mi riguarda furono una rivelazione.
Approccio rock con brani perfetti per club e dancefloor.
Era il periodo dei Justice e dei Crookers, l’epoca del suono fidget e in mezzo a qualche scaffale di chissà quale negozio trovai questo disco, un po’ Daft Punk un po’ Lcd Soundsystem.
Fui attirato dalla copertina, dal nome del gruppo e soprattutto dal nome dell’album: “You have no idea what you’re getting yourself into.”
Traduzione: non avete idea di dove siete andati a cacciarvi.
Non c’è altro da aggiungere, è la cosa più indicata che mi sento di dire a chi sta iniziando questo percorso.
Tra l’altro questo disco si trova su Spotify, merita una possibilità.
Premessa
Non ti permettere di dire che un dj suona, è un insulto a tutti i musicisti.
Soprattutto in passato ho cercato di sensibilizzare nuovi ed aspiranti dj sull’annosa questione delle parole da usare per descrivere l’attività che facciamo.
Mettevo in guardia sull’uso di certi termini e certi modi di dire.
Il riferimento era ovviamente al dj che dice di suonare, di andare a suonare e cose di questo tipo.
Lo facevo forse perché sentivo una specie di obbligo nei confronti della categoria dei musicisti, alla quale appartengo io tra l’altro, ma la verità è che a me delle etichette non frega un cazzo, come non mi interessa appartenere a questa o a quest’altra cosa.
Quindi l’inizio era sempre lo stesso, io che cercavo di far capire la differenza tra mettere dischi e suonare, e che nel farlo provavo a spiegare quanto fossero sensibili i musicisti sull’argomento.
Io stesso per anni mi sono impegnato strenuamente a usare sempre la terminologia giusta, ma nel mio caso era anche per far capire a chi mi chiedeva informazioni che cosa avrei fatto la sera stessa o di lì a poco.
La verità è che mi sembra una cagata pazzesca. Se un musicista sente un dj che dice di andare a suonare sembra che gli prenda un’intossicazione.
Capisco che non sia la stessa cosa, capisco si tratti di pratiche differenti, ma perché tutta questa animosità? Da quando i musicisti si sono accaparrati la paternità del verbo suonare? Quando si parla di suonare i campanelli nessuno si incazza, come mai?
Si tratta in realtà di un problema di traduzione dall’inglese e per praticità anche i dj dicono di suonare.
Le locuzioni “suonare la chitarra” e “far suonare i dischi” nella lingua di Shakespeare si traducono nello stesso modo: “playing guitar” e “playing records”.
Non è colpa di nessuno, bisogna farsene una ragione.
Ha davvero senso continuare questa battaglia?
Io personalmente non mi sento derubato dei miei sacrifici da musicista quando sento un dj che si esprime così.
Ho preso parte a così tante discussioni sull’argomento, in negozio, nei locali, alle fiere di settore, con amici, conoscenti, annessi, connessi, parenti e subordinati che mi si girano gli occhi all’indietro al solo pensarci.
Dite cosa volete, l’importante tanto non è ciò che dite, ma ciò che fate, e come lo fate.
Cosa c’è da imparare
Prima la selezione, poi la tecnica e gli strumenti.
Prima l’ascolto, poi la manipolazione, prima le orecchie e poi le mani.
Se vuoi imparare a fare il dj solitamente quello che cerchi è la conoscenza della tecnica, intesa come insieme di trucchi e diavolerie attraverso le quali mischiare i dischi.
Affascinante, non lo nego.
La vedo ripetersi ogni volta questa scena.
Mixare e mettere mano sulla console, imparare a controllare il sound.
Questo è quello che cerca chi decide di frequentare un corso, o chi vuole dedicarsi a questa disciplina.
C’è anche una certa ansia, come a voler bruciare le tappe, andare subito al sodo, e poi sembra che l’unica cosa che conti sia fare pratica, subito e ininterrottamente.
Ma che fretta c’è?
Studiare musica non è come andare dal personal trainer dove tu ti alleni e lui ti segue, questo al massimo può succedere in percorsi individuali, ma parliamo qui e ora di tutta un’altra cosa.
Frequentare le lezioni non significa andare a smanettare su attrezzatura varia, bisogna studiare e prepararsi.
La questione riguarda un percorso che parta dall’inizio, dalle basi e che formi da zero i futuri dj fornendo tutti gli strumenti necessari a intraprendere l’attività.
Sono tanti questi strumenti, molti di più di quanto si pensi. Lo stupore è gigante, me li vedo nella mente i volti delle persone spaesate nell’apprendere il programma e gli argomenti.
Tutto ciò è figlio di cattiva informazione e passaparola errati sul mondo e l’arte dei dj.
Le tecniche di mixaggio, le transizioni tra un brano e l’altro, l’utilizzo delle nuove tecnologie e degli strumenti classici assieme a quelli di ultima generazione arrivano in un secondo momento, c’è tutta una parte propedeutica che non si può trascurare.
È la causa di quasi tutti i dj impreparati che si trovano là fuori nelle console dei locali.
Il messaggio fondamentale da lanciare è che prima della tecnica e prima degli strumenti c’è la selezione.
Il dj è prima selezionatore, poi performer.
La prestazione artistica del dj arriva con la nascita della figura del dj da club che manipola la riproduzione dei dischi al fine di creare un flusso continuo di musica.
Per molti anni in passato il dj è stato semplicemente colui che si occupava di scegliere i dischi e che saltava (dal termine jockey, fantino) da uno all’altro.
Nelle radio, nei locali, alle feste.
Per un sacco di tempo non c’è stata tecnica di manipolazione, non c’erano strumenti che lo potessero permettere, c’era solo una collezione di dischi e qualcuno che li metteva.
Come una cucina con degli ingredienti, c’è chi si allaccia il grembiule e prepara da mangiare.
Noi dj facciamo lo stesso e in base a quello che abbiamo sul banco tiriamo fuori dal cappello una ricetta.
Una ricetta sempre diversa, perché anche se i fattori sono gli stessi, cambiando l’ordine otteniamo sempre qualcosa di nuovo.
La scelta musicale prima di tutto, per questo non serve conoscenza su metrica o armonia, non servono abilità manuali o capacità di gestire la strumentazione, è sufficiente un singolo elemento: amore per la musica.
Di questo si tratta, di aver passione per la musica, di ascoltarla, di sceglierla pensando a come potrebbe adattarsi nel contesto in cui ci troviamo.
Cosa c’è da imparare? Che alla fine quello che facciamo non è null’altro che selezionare la canzone giusta, al momento giusto, per il pubblico che abbiamo di fronte.
La gratificazione che proviene dalla giusta scelta è tra le sensazioni migliori al mondo.

Come è nata l’idea di questo libro?
Da anni di formazione musicale e di corsi per dj che ho iniziato nel 2010 e da anni di serate e vita tra eventi e locali da ballo.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Si tratta di un progetto che avevo in mente da qualche anno, nato dalla grande quantità di materiale creato e accumulato per le lezioni ma poi finalizzato tra fine 2020 e inizio 2021.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Come in musica così in letteratura non ho autori di riferimento, non riesco a stringere così il campo. Se devo però alla fine fare un nome cito Tiziano Terzani per nominare uno scrittore che ha lasciato una forte impronta su di me.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Nato, cresciuto e residente a Torino. Mi occupo da sempre di musica, formazione e comunicazione, questo libro si è posto in mezzo a tutti i miei progetti ed è stata un’esperienza magnifica.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Per il momento è ancora presto per pensare al “prossimo disco”, vedremo.
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