
Edito da Mauro Barbarito nel 2018 • Pagine: 140 • Compra su Amazon
Un ingegnere insoddisfatto della sua vita, un colosso dell'industria aerospaziale e una misteriosa organizzazione sovranazionale, legati da un'arma potenzialmente devastante. L'unica certezza è che nulla è come sembra.
A metà strada tra il thriller e la fantascienza, una storia che affronta le teorie del complotto e del controllo climatico, presentandole in chiave romanzata.

Si incamminarono lungo un viale alberato, incrociarono gruppi di operai dalle caratteristiche tute rosse e grigie, muletti elettrici che sfrecciavano frenetici e impiegati in bicicletta. Rimasero affascinati dall’ordine e dalla pulizia di quello stabilimento, notarono macchine automatiche lavare i viottoli secondari, vigilanti in coppia che facevano la ronda e auto di servizio procedere lentamente verso le aree di manutenzione. Il viale era costeggiato da ampie aiuole, alle spalle delle quali sorgevano imponenti capannoni. Max ne contò sei, visibili da ogni lato del viale, prima che lo stesso si trasformasse in un enorme piazzale rettangolare, al centro del quale si ergeva un piedistallo in granito sul quale era montata una struttura in acciaio che sorreggeva due enormi ali in composito.
«Sono le ali del Sonic Transporter?» chiese Max guardando l’installazione.
«Si» rispose Jennifer. «Imponenti vero?»
«Cavolo sono impressionanti viste da qui!» esclamò Paky.
«Quel programma è il nostro vanto, meritavano un posto d’onore.» esclamò Jennifer, con malcelato orgoglio.
Il Transporter era stato il primo velivolo per trasporto passeggeri in grado di coprire la distanza Parigi – Vancouver in meno di tre ore, a costi contenuti e con un comfort superiore alla media della categoria. C’erano voluti anni di studi e di ottimizzazioni, ma alla fine quell’enorme velivolo, in grado di trasportare mediamente cinquecento persone, con un impatto ambientale simile a quello di un piccolo regionale, era stato un successo mondiale. Il largo utilizzo di materiali compositi, le ridotte ore di manutenzione necessarie, e l’aspetto nel contempo aggraziato e futuristico, ne avevano fatto un punto di riferimento, una svolta nella storia dell’aviazione civile.
In breve il piazzale lasciò nuovamente il posto ad un viale alberato, lungo il quale sorgevano alti edifici, le cui facciate erano costituite da enormi vetrate a specchio. All’ingresso di ogni fabbricato era installato un tabellone su cui si leggevano il numero della palazzina e la destinazione.
«Ecco, siamo arrivati, qui troverete il vostro ufficio.» disse ad un tratto Jennifer.
Imboccarono un breve vialetto che portava ad una palazzina il cui tabellone riportava “Unità A8 – Divisione sistemi”.
Seguirono Jennifer all’interno palazzina, presero l’ascensore al centro della hall e salirono al quarto piano. Si incamminarono lungo un corridoio alla destra dell’ascensore, in un susseguirsi di uffici e ripostigli, quindi si fermarono davanti ad una porta tramite la quale si accedeva ad una sala conferenze. Sulla soglia sostava un uomo sulla sessantina, intento a trafficare con un tablet. Non doveva essere più alto di un metro e settanta, indossava un completo beige stropicciato e una camicia nera. Era completamente calvo, il volto ovale, un naso largo sotto il quale spuntavano folti baffi grigi. Al bavero della giacca era attaccato con una clip un badge rosso, sul quale si leggeva “J. Hungers”.
«Dottor Hungers» disse Jennifer «sono arrivati i signori Brown e Stone, della ADM.»
L’uomo alzò lo sguardo perplesso, non li aveva visti arrivare.
«Ah certo, certo, vi stavamo aspettando.» disse, mettendo da parte il tablet.
«Io sono Jeff Hungers, responsabile della divisione sistemi e avionica. Come sapete abbiamo richiesto espressamente la vostra presenza, data la vostra esperienza pregressa sui sistemi. Stiamo ultimando la progettazione del sistema di erogazione dei liquidi antincendio, con cui verranno equipaggiati alcuni modelli del Phoenix, la nostra ultima creatura. Immagino che il vostro superiore vi abbia passato tutte le informazioni di base, giusto?»
Max annuì.
«Parliamo di un UAV subsonico con configurazioni multiple, con applicazioni militari e civili.» rispose.
«Esattamente, è stato originariamente progettato per eseguire compiti di telerilevamento, supporto alla guardia costiera e lotta agli incendi, ma le applicazioni militari sono ovviamente un risvolto estremamente interessante per la compagnia. Il modello basico è stato già certificato, qui ci occupiamo degli aggiornamenti custom in funzione del cliente finale. Ma seguitemi, andiamo a vedere le vostre postazioni. Jennifer, tu puoi andare, grazie.» concluse, rivolgendo un cenno alla sua assistente.

Come è nata l’idea di questo libro?
Dalla voglia di trasporre in chiave romanzata alcune esperienze di vita reali, mutuate dal mio lavoro reale. E dalla voglia di mescolare elementi “complottisti” che di tanto in tanto vengono riproposti sui social.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
In realtà è stato abbastanza semplice. Mi sono entusiasmato e divertito nel trattare argomenti che, ad ogni modo, facevano parte dei miei interessi.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Sono cresciuto con Asimov, Poe, Heitz. Ma ho amato anche la produzione della Troisi. In generale amo i generi fantasy e sci-fi.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho sempre vissuto a Pomigliano d’Arco, una cittadina industriale alle porte di Napoli.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Completare una trilogia fantasy, della quale sono stati attualmente pubblicati due volumi. Poi, probabilmente, mi dedicherò al seguito di “Protocollo Genesys”.