Edito da Brè Edizioni nel 2019 • Pagine: 499 • Compra su Amazon
“Purple Lilies” è un romanzo Dark Fantasy la cui tematica principale è l’idea che ogni essere vivente custodisca dentro di sé, in un angolo profondo del proprio animo, qualcosa di buono, puro e incorruttibile. Nel corso del romanzo si intrecciano storie differenti che vanno via via fondendosi in un unico racconto. Le storie principali sono tuttavia tre. La prima è quella di Clara, una ragazza che presto andrà a lavorare in un istituto per orfani sul quale circolano strane voci a proposito di streghe e di bambini scomparsi nel nulla. L’estate che precede l’inizio del suo nuovo lavoro sarà segnata da un viaggio in Egitto costellato da cattivi presagi e incubi, che sembrano metterla in guardia contro un imminente pericolo. Lei e suo cugino Luke, per il quale la ragazza prova più che semplice affetto, scopriranno di avere una missione da portare a termine e una vita da salvare. Contemporaneamente viene narrata la storia di Lilith e Keith, la coppia che gestisce l’istituto nel quale Clara andrà presto a lavorare. Dalle loro parole emerge che vi sono altri motivi dietro l’assunzione di Clara e che uno sconvolgente mistero si cela tra le mura di quell’istituto. Si fa più volte riferimento a una “Confraternita” della quale i due sarebbero a capo e i cui membri non appaiono completamente umani. La terza storia è quella di Hope, nome che significa speranza, una degli orfani dell’istituto in questione. Hope è una bambina con poteri speciali ma il cui unico desiderio è quello di riavere sua madre e trovare il calore di una famiglia. Lei intreccerà i destini di Luke e Clara con quelli di Keith e Lilith, fino a fonderli, in un crescendo emozionante e sorprendente. Vivrete questo “romanzo-viaggio” come una esperienza extrasensoriale che lascerà un segno nel vostro cuore. Come un giglio viola.
Lilith era seduta nel suo studio. Dalla finestra, teneva sotto controllo i preparativi per il party di quella sera. I pensieri degli altri membri non erano molto chiari, ma iniziava a distinguerli meglio. Sembrava non avessero nulla da obiettare, niente di cui lamentarsi, quella mattina. Non sapeva se considerarlo un buon segno o se rappresentasse invece la quiete che precede la tempesta. “La mocciosa ha detto che tramano. Sarà stata sincera?” Non si dava pace. Aveva acceso l’impianto stereo e stava ascoltando Al Chiaro di Luna di Beethoven. La porta si aprì alle sue spalle. Sapeva già di chi si trattava.
“Com’è andata?” Rimase seduta di spalle, continuando a osservare gli altri membri dalla finestra.
“Non saprei dirti” rispose Keith, serio in volto.
Lilith si voltò di scatto, facendo ruotare la sua poltrona girevole di pelle nera su se stessa.
“Cosa diavolo significa questo?!” Era allarmata.
Keith la guardò, cupo.
“Non riesco a leggere nella sua mente.”
“Portamela qui, stasera. Voglio vederla prima di tutti gli altri.”
“Lilith, riuscivo a leggere nella mente di chiunque, alla stazione. Ma non nella sua.”
“Ma non ha senso. Perché?”
“Non lo so. Non è come nel caso di quella bambina. Hope sembra mostrarci quello che vuole lei, ma consentendoci comunque di entrare nella sua mente. Nel caso di Clara invece non si sente nulla. Sembra un canale tv non sintonizzato… è come se non ci fossero pensieri.” Keith si gettò pesantemente sul divano. “È terribile non poter prevedere le sue reazioni.”
“È un essere umano?” Lilith manteneva il tono della sua voce calmo.
“Cos’altro vuoi che sia?”
“Pensi possa risultare pericolosa?”
“Chi può dirlo? È comunque troppo tardi per mandarla via.”
“Lei ci serve. Non la manderemmo via in qualunque caso.”
Keith cambiò discorso: “E qui, invece, come procedono le cose?”
“Apparentemente bene.” Lei si alzò dalla poltrona e andò a sedersi accanto a Keith. “Com’è lei?”
“Insignificante. Come tutti gli esseri umani. Bella, ma banale. Le piace la musica metal. Un punto a suo favore. Ma tende a fidarsi troppo delle apparenze.”
“Di che avete parlato?”
“Di musica e un po’ di poesia. Non sapevo che argomenti toccare. Mi sono sentito spiazzato al rendermi conto di non poter leggere nella sua mente. È una sensazione orribile, non puoi mai sapere se le risposte che ricevi sono sincere o artefatte, e discutere diventa inutile, privo di senso.”
“Non esagerare. Portala da me, stasera. Io vi aspetterò in questa stanza.”
“Lilith…” Keith era come assorto nei suoi pensieri. “Secondo te, cosa c’è dopo la morte? La nostra, intendo.”
Lei lo guardò stupita. “Perché mi domandi questo? Noi non moriremo. Non lo permetterò.”
“Io penso che prima o poi toccherà anche a noi… forse tra migliaia di anni. Ma quel giorno arriverà.”
Gli occhi di Lilith si fecero bui.
“Non lo so, Keith.” Sospirò. “Forse diventeremo delle stelle e torneremo a brillare ancora una volta.” Iniziò a massaggiarsi le tempie. “Ma non mi piace toccare questi argomenti.”
“Non ti senti, a volte, stanca? Immensamente stanca? Stanca di lottare? Non ti andrebbe di lasciarti semplicemente andare?” L’uomo era disteso sul divano, con i suoi occhi freddi fissi nel vuoto.
La donna lo guardava a bocca aperta.
“Keith. So quello che provi. L’ho provato anche io tante volte. Ogni giorno è una dannata lotta per la sopravvivenza. E arrivi a domandarti se davvero ne valga la pena. Non è facile rimanere a galla in questo oceano perennemente in tempesta. Ma c’è sempre qualcosa per cui vale la pena lottare e continuare a nuotare, nonostante le onde, nonostante l’acqua salata, nonostante la stanchezza, nonostante il freddo e nonostante il dolore.” La donna prese la sua mano fra le sue. “E anche qualora non ci fosse assolutamente nulla di buono in questo mondo amaro, per me varrebbe comunque la pena fare di tutto per potervi rimanere il più a lungo possibile. Perché tu sei qui. Sei la ragione per cui io esisto.”
Keith si voltò verso di lei. Adesso sorrideva e i suoi occhi erano di nuovo luminosi. “Lo so, Lilith. E la mia ragione sei tu. Lo sei sempre stata. E sempre lo sarai. Se non fosse stato per te, penso che della mia vita non mi sarebbe importato molto. La storia è monotona ripetizione[1], come disse qualcuno tempo fa. Ma tu… tu Lilith, tu sei sempre nuova, e con te ogni giorno è diverso e degno d’esser vissuto.”
Lei lo baciò con ardore, sbottonandogli i pantaloni e spogliandolo. Lui fece lo stesso.
“Fammi godere, Keith…”
“Ogni tuo desiderio è un ordine.”
Fecero l’amore su quel divano, dimenticandosi del resto del mondo.
[1] De Roberto, F. (1894) I Viceré.
Come è nata l’idea di questo libro?
Nel 2012 ho lavorato come Assistente di Lingua Italiana in una scuola inglese di Newcastle upon Tyne, luogo nel quale ho vissuto per circa un anno. Una volta rientrata in Italia, mi è capitato di fare un sogno (o forse era un incubo, non saprei…) molto particolare. Ho sognato di essere in quella scuola e di scoprire che tutti i miei colleghi erano degli alieni venuti da un altro pianeta! Da qui ha avuto origine l’idea alla base del romanzo.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Ho iniziato a scrivere Purple Lilies nel 2013 e l’ho terminato nel 2019. Non ho certo impiegato sei anni a scriverlo… Tuttavia, tra il 2014 e il 2018 ho lavorato come insegnante di Lingue nelle scuole secondarie inglesi. Si trattava di un lavoro molto impegnativo, che non mi lasciava spazio per coltivare i miei hobby. Nel 2018 ho deciso di lavorare in una biblioteca inglese. Così ho avuto più tempo per dedicarmi alla scrittura e riprendere il mio romanzo. Scriverlo è stato un piacere. Creare storie e personaggi mi fa evadere per qualche ora dalla realtà di tutti i giorni, una realtà sulla quale io non ho alcun potere, una realtà che a volte mi spaventa, data la sua imprevedibilità. Nei miei romanzi, invece, trovo, per così dire, un porto sicuro. Sono io a stabilire come si svolgeranno gli eventi. So che non potrà mai accadere nulla di orribile, se non sono io a volerlo. Non ho nulla da temere, quando trascorro il tempo a scrivere: la mia mente è altrove, in un luogo dove sono io a dettare le regole.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
I miei autori di riferimento sono Stephen King e Haruki Murakami. Si tratta dei miei scrittori preferiti! Tuttavia, nel mio romanzo ho inserito anche qualche riferimento alle correnti di pensiero orientali. Altri due autori che amo e che hanno sicuramente influito sulla mia formazione sono infatti Osho e Yogananda.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho vissuto tutta la mia vita in Calabria, a Vibo Valentia. Poi, nel 2014 mi sono trasferita definitivamente in Inghilterra, a Brighton.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Non ho progetti particolari per il futuro. La vita è imprevedibile e se ne frega dei nostri progetti… Dunque, vivo giorno per giorno! Ho però dei sogni. Vorrei tanto che i miei libri fossero letti e apprezzati da quanti più lettori possibili! Questo mi darebbe un’enorme gratificazione. E poi amo viaggiare, quindi, spero di avere sempre la possibilità di visitare posti nuovi e di entrare in contatto con culture differenti.
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