
Edito da Leonardo Gaglio nel 2020 • Pagine: 59 • Compra su Amazon
Cosa scriverebbe chi ha combattuto in prima linea il Coronavirus nel pieno centro della pandemia?14 storie di vita vissuta, 14 storie per raccontare l'animo umano di fronte al virus. In punta di piedi un medico descrive gli uomini di fronte alle emozioni dettate dalla pandemia. Se inizialmente distaccato da tutto, l'autore finisce per cascare in pieno tra le pagine e lasciare le sue impronte. L'esperienza come medico volontario a Bergamo stravolge ogni cosa ma fa nascere una speranza per una nuova rinascita. Un libro per ricordare, metabolizzare la tragedia, per rendere omaggio a chi ha combattuto siano pazienti che personale sanitario. Un libro per capire cosa è successo per chi fortunatamente è stato distante dai luoghi dove il Coronavirus ha dato il peggio di sé.

Le giornate passavano così, tristi e veloci, mentre grondavo di sudore.
Purtroppo spesso quando la mattina prendevo servizio molti dei pazienti lasciati il giorno prima non c’erano più. Inizialmente cominciavo chiedendo allo smontante della notte “Ma il signor… c’è ancora?” e attendevo una risposta. Ora per scaramanzia non lo facevo più.
Completavo il giro dei pazienti sperando che tutti fossero nel loro letto, sperando che il letto si liberasse solo perché il paziente che lo occupava era guarito e andava a casa.
Cambiando stanza, ecco la signora Rosella, diventata anche lei un’astronauta, nella sua C-PAP, e quando diventi un’astronauta raramente puoi tornare sulla terra. “Signora Rosella” le dissi sorridente, trattenendo a stento le lacrime “Come andiamo?”. La signora Rosella era assopita, “Rosella come sta?”. La signora sbalzò nel suo casco “Bene, ho sonno” disse con un filo di voce. “Rosella ti ricordi dove siamo?”.
“Dal Parrucchiere” mi disse. Il cuore mi scoppiò nel petto.

Come è nata l’idea di questo libro?
L’esperienza come medico a Bergamo durante la pandemia mi ha segnato tanto da portarmi a scrivere qualcosa che potesse servire alla gente che non ha vissuto e che ha vissuto, direttamente e indirettamente, il COVID19. Serviva un libro per capire, ricordare e rinascere.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Dico sempre che si debba scrivere quando il torrente delle emozioni si è fermato. Durante la piena è difficile concentrarsi ed essere lucidi. Io ci ho provato in poco tempo nella speranza che il risultato sia almeno soddisfacente allo scopo di portare un messaggio di speranza.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Mi dicono che ho molto di Sacks e questo libro in particolare incarna bene la sua missione letteraria. Nei miei libri solitamente c’è un po’ di tutto: Fëdor Dostoevskij, Kafka, Buzzati. Come giusto che sia tutto quello che lo scrittore ha assorbito lascia traccia nei suoi scritti.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Io ho sempre vissuto a Montelepre, in un piccolo paesino in provincia di Palermo. Per ragioni di lavoro dal 2019 vivo a Livorno e la pandemia mi ha portato a Bergamo.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Prima di questa esperienza non ho mai voluto pubblicare nulla, nonostante avessi diverse silloge di poesia, perché credevo che queste non davano un messaggio al mondo ma erano soltanto un mio “sfogo letterario” utile solo a me. Se in futuro avrò qualcosa da dire al mondo, volentieri pubblicherò un nuovo volume.
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