
Edito da Controluna - Edizioni di poesia nel 2020 • Pagine: 96 • Compra su Amazon
Era nell’aria. E adesso il Quinto libello di Giovanni Sollima c’è, al di sopra di ogni chiusura dei tempi, distanziamento sociale e clausura degli animi, pronto a offrirsi al confronto e al dialogo con la percezione sensibile del lettore. È come se le cose e i fenomeni si presentassero con un loro linguaggio dei sensi e una lingua estetica, di cui il poeta è cercatore partecipe nel solco evolutivo di un’ancestrale naturalezza e risonanza espressiva. Un dialogo interno sulla linea dei significati aggancia il tempo e ne prende coscienza, dando continuità, ricercate forme e diversificate traiettorie agli spazi dell’essere e dell’esserci.

dietro un muro
di pianto. Passi
ritorti su d’un’esistenza
che si distende oltre.
Rimani in carreggiata
accanto alle ideali vie,
intorno ad un’uscita
che avvolge le forme»

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea del “Quinto libello di pezzi tesotici” è in cantiere da parecchio tempo. Ha solo dovuto trovare l’occasione e la maturazione dei tempi giusti per essere concretizzata. Mi piace dire che il libro era nell’aria, e adesso c’è, al di sopra di ogni chiusura dei tempi, distanziamento sociale e clausura degli animi. Un motivo ideale determinante è stato il movimento di necessaria e naturale continuità con il progetto editoriale “tesotico”, che prende corpo dalla mia fonte lirica, rappresentata dalla raccolta cronologica madre del mio agire poetico, che è “Tesos”. Questo è un mio termine originale, di classica risonanza, concepito dall’unione delle abbreviazioni “tes.” e “os.”, tessuto osseo, che è immagine suggestiva e denominativa solidale con vissuti di studi biomedici, nonché evocativa di rimandi letterari. La durezza viva della realtà, passata al vaglio interpretativo e rappresentativo del poeta, è continuità significativa del proprio spazio percepito, sintonia di coscienza e sinfonia del tempo. Il “Primo libello di pezzi tesotici” è stato pubblicato nel 1994. Il “Quarto libello” è del 2011. Intercorso un certo ampio lasso di tempo dall’ultima raccolta pubblicata, il “Quinto libello” è, così, una ripresa del progetto “tesotico” e contemporaneamente un nuovo debutto. I “pezzi tesotici” sono i singoli brani, i diversi momenti poetici della collezione proposta.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Le difficoltà riscontrate sono state tanto intrinseche, quanto estrinseche. Ho dovuto passare, pure, attraverso un periodo critico, di personale e vitale sofferenza, a cui ho avuto necessità di dedicare tempo creativo d’elaborazione. E poi, come progetto editoriale, il libro è stato portato a termine nel momento estremo, che stiamo vivendo, caratterizzato dalla pandemia, con tutti i condizionamenti d’ordine sociale e operativo, che questa peculiare situazione storica ha comportato e tuttora comporta.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
I miei autori di riferimento in un arco storico evolutivo sono i lirici greci, Dante, Leopardi, Montale.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Catania, sulla costa ionica, ai piedi dell’Etna, e ho avuto il destino di vivere pressoché sempre, come mi piace dire, “sotto questo cielo, accanto a questo mare”. Lo ritengo un privilegio. Ho, comunque, pure avuto un’infanzia paesana: avevo dodici anni, quando i miei genitori si trasferirono dal retroterra provinciale in città. E anche questo lo vivo come un intimo privilegio legato ai miei preziosi ricordi d’infanzia.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Di certo in ambito poetico vorrò dare continuità al progetto “tesotico” con il “Sesto libello”, per quanto nell’immediato e per un certo periodo sarò concentrato sulla divulgazione e promozione del “Quinto libello ”. Spero, poi, di giungere a pubblicare una raccolta di liriche, che danno corpo ad una poesia meno soggettiva e più narrativa, più inserita nel contesto d’avvenimento e riflesso storico e sociale: sono i componimenti che fanno capo al progetto di “Matelquick il folletto”.
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