Edito da Lettere Animate Editore nel 2019 • Pagine: 100 • Compra su Amazon
Adele è una ragazza come tante, finalmente termina il lungo percorso di studi in medicina. Proprio il giorno della laurea, una scoperta cambia la sua vita per sempre. In mezzo ad alcuni cd trova una raccomandata, che non avrebbe mai voluto leggere. Ma indietro non si torna. Sorpresa e completamente disorientata, intraprende un lungo viaggio con l’amica del cuore, Cristina, alla ricerca della sua vera identità, che la porterà a Tenerife, teatro e cornice di avvincenti avventure. Incontrerà persino l’Amore, quello con la A maiuscola. Tuttavia niente è come sembra. E quando sta per avvicinarsi alla verità, un colpo di scena capovolge le carte in tavola e lascia il lettore con il fiato sospeso.
31 Maggio 2010 – Un anno prima
Ogni uomo nasce gemello:
colui che è e colui che crede di essere.
M. Kessel
Una piccola via di campagna, semi sterrata, costeggiava case rosse e vigne e conduceva a un piccolo borgo di collina, alla pe-riferia di Roma.
Oltre un muro color rame, si ergeva la villa dei Concimato. Da fuori non si vedeva nulla, la siepe oscurava gli sguardi curio-si. Un grosso cancello grigio faceva il resto.
Dentro quella casa si nascondeva una famiglia come tante al-tre. Né ricca né povera. Carla, la signora Concimato, l’aveva ere-ditata da suo nonno. Colpivano l’immenso giardino circondato da pini, un viottolo di ghiaia e un tavolo con un ombrellone bianco e chiazze di ruggine.
Adele adorava la sua casa. Alleviava il tedio degli studi leg-gendo un buon libro sull’albero di magnolia di fronte alla fine-stra della camera. I romanzi erano i suoi compagni di vita. Stu-diava medicina, voleva diventare dermatologa, e conosceva alla perfezione lo spagnolo, una perfetta bilingue. Quando aveva chiesto ai suoi genitori perché conosceva così bene quella lingua, suo padre le aveva prontamente risposto: «Da bambina ti lascia-vamo spesso con Carmen, una tata argentina.» Adele ricordava a malapena Carmen, ma nella sua pronuncia era più viva che mai. Suo padre, Francesco, era direttore di una filiale della Banca San Paolo, un uomo d’affari, molto premuroso nei confronti della figlia femmina. Ogni sabato, sin da quando era piccola, la porta-va in piscina in inverno e al mare d’estate. Adoravano nuotare e fare snorkeling. Non la viziava, anzi, pretendeva molto da lei. La mamma aiutava part time una sua amica in una compagnia di assicurazioni, per arrotondare le entrate mensili.
Quando Adele comunicò al padre la scelta di voler studiare Medicina, lui ne fu entusiasta. La seguiva nella preparazione de-gli esami, la consigliava nella predisposizione del piano di studi, cenava con lei e Carla e rimanevano ore e ore a conversare.
Il trenta maggio del 2010 per Adele fu una data memorabile: il giorno della sua Laurea. Eppure fu un altro quel giorno il pezzo di carta che le cambiò la vita. In quelle ore, scoprì quel che le era stato nascosto per ben ventisei anni.
«Adele Concimato.» L’ultima volta che sentì pronunciare tut-to d’un fiato il suo nome fittizio senza esserne consapevole. «110 su 110 e lode.»
Discussa la tesi, seguì un rinfresco all’interno della villa “Gli Ulivi”, a Marino, nei Castelli Romani.
Adele indossava pantaloni eleganti e una lunga giacca nera. La camicetta rosa si abbinava alle scarpe, che in punta sfumava-no nel medesimo colore. Orecchini di perla, catenina d’oro e una pietra rosata, brillavano come i suoi capelli, boccoli chiari e lunghi fino alle spalle. Gli occhi verdi davano luce al suo bel vi-so. Lei era attentissima ai particolari e ai dettagli nell’aspetto, ma talvolta non riusciva a non smarrirsi nelle cose grandi.
Accanto a lei, in tutte le foto, l’amica del cuore, Cristina. Di poco più grande, Cristina era di Milano, vivevano a distanza, ma si volevano bene come due sorelle. Adele era figlia unica.
Nel pomeriggio, verso le 5, rientrarono tutti a casa. Cristina ripartì con il treno. I genitori di Adele che si erano presi un giorno di ferie, ne approfittarono per andare a fare un giro in un centro commerciale, scelsero Porte di Roma. Non dovevano comprare nulla in realtà, ma quando si è felici, si ha voglia di leggerezza e fare shopping insieme diventa qualcosa di diverten-te.
Adele, invece, preferì rimanere a casa in tutta tranquillità, ri-posarsi un po’ sul divano con la sua adorata gattina accoccolata sulle sue gambe, Nerina. Una micetta tutta nera, con gli occhi quasi fosforescenti, il portafortuna della famiglia Concimato. Da quando l’avevano presa, tutto era andato per il meglio.
Accese la TV, si sedette sul divano e cominciò a fare un po’ di zapping. Si fermò su MTV mentre trasmettevano un video della cantante americana Pink. Anche a lei era balenata più volte l’idea di tingersi i capelli di rosa. Il pensiero la fece sorridere. Le venne voglia di ascoltarsi tutto il cd di Pink, si alzò, si piegò sul-le ginocchia e cominciò a cercarlo. Non trovandolo, tolse tutti i cd dalla mensola e li sparpagliò sul pavimento.
Improvvisamente si accorse che nello spazio rimasto vuoto c’era una cartellina gialla, prima nascosta dai dischi. Curiosa, la prese tra le mani e lesse un nome scritto a matita: Adele. L’aprì. Dentro c’erano tre documenti. Nel primo foglio i suoi dati ana-grafici, nel secondo una specie di libretto sanitario, nel terzo la fine di un’epoca. La sua epoca. I suoi ventisei anni. Gli attimi e i mesi e i giorni vissuti fino ad allora.
Rilesse più volte, s’infilò gli occhiali del padre. Non credeva ai suoi occhi. Atto di adozione. Tre parole, tre fottutissime parole che le cambiarono l’esistenza. Prese la cartellina e corse nella propria camera, la infilò nello zaino. Rimise tutto in ordine. Vo-leva scappare, aprire la finestra e urlare al mondo là fuori la sua disperazione, distruggere quelle pareti e quella sua finta vita.
Scoppiò a piangere, aprì e chiuse la cartellina dieci volte.
Cadde una busta da lettere a terra. «Raccomandata semplice» c’era scritto sopra. Prima non si era accorta ci fosse anche quella nella cartellina. Rimosse velocemente la ceralacca, prese in mano la lettera e iniziò a leggerne il contenuto.
Cara Adele,
se un giorno per caso dovessi aprire questa busta, ti sentirai sicuramen-te smarrita nel leggerne il contenuto. Nessuno ha mai avuto il coraggio di dirti la verità in questi anni. Una verità amara e scomoda. Sappi però che le persone che finora hai creduto fossero i tuoi genitori ti hanno amata come una figlia vera. Non dubitarne mai. Ti voglio bene… bambina mia.
La lettera non era firmata.
Adele finì di leggerla e provò a dormire. Il sonno è la miglior cura per le disperazioni della mente.
Come è nata l’idea di questo libro?
Questo romanzo ha una lunga genesi. Da quando iniziai a scriverlo, nel lontano novembre 2012, mentre facevo compagnia a mia nonna che, lentamente, se ne stava andando in un letto d’ospedale. È stata la mia dolce terapia. Ho scelto di ambientarlo in gran parte a Tenerife perché la vacanza in quell’isola felice è stata l’ultima che ho raccontato a mia nonna.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Il libro l’ho scritto in un mese circa, poi l’ho rimaneggiato successivamente e nel 2018, l’anno prima di ripubblicarlo, ho aggiunto e rivisto alcune parti.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Amo tutta la letteratura, ma conosco meglio quella italiana, inglese, americana, francese e russa per ragioni di studio, professionali e personali. Amo Flaubert, Proust, Virginia Woolf, Jane Austen, Louisa May Alcott, Svevo e Pirandello, sono per citarne alcuni.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo in una frazione del comune di Marino, in provincia di Roma. Sono nata a Frascati e ho vissuto lì per cinque anni. Mi sono spostata anche al nord, in Liguria, che considero la mia seconda casa, e a Milano.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Raccomandata semplice è il mio primo romanzo. Scrivo anche poesie, saggi e opere teatrali. Ho pubblicato da poco un saggio sulla scrittura femminile e ora sto lavorando ad un testo teatrale. Nella mia mente ho già abbozzato il secondo romanzo.
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