
Edito da Youcanprint nel 2021 • Pagine: 484 • Compra su Amazon
Siamo nel Regno di Napoli, a cavallo tra il 1300 e il 1400.
Ramondello è il figlio cadetto del conte Orsini. Suo padre ha previsto per lui la carriera ecclesiastica, ma il ragazzo è innamorato perso di una fanciulla destinata a diventare contessa e non si arrende a un destino che non vuole. Trova una sponda amica in Ramondo del Balzo, fratello di sua nonna. Il pro-zio, che non ha avuto figli, gli risolve tutti i problemi designandolo suo successore. Unica condizione per ereditare le sue fortune è che Ramondello aggiunga al proprio cognome anche quello del suo benefattore. Ma le cose non vanno secondo i piani e il ragazzo si ritrova costretto a partire come scudiero per le crociate del Nord, senza nemmeno un ultimo saluto alla sua amata. Liberamente ispirata alla vita di Raimondello Orsini del Balzo, è una storia di amori, amicizie, tradimenti, conflitti familiari e battaglie avventurose. C’è spazio anche per delle incursioni nel mondo della cavalleria teutonica e nei misteri del Santo Graal. Il tutto, sullo sfondo storico della disputa tra due re pretendenti al trono di Napoli e dello scisma d’Occidente, con una Chiesa cattolica retta contemporaneamente da due papi in conflitto tra loro. Una storia antica ma con molte curiose analogie con la contemporaneità.

Nella locanda non c’erano molti avventori, solo qualche pescatore, alcuni uomini di mare e viaggiatori di passaggio verso la Spagna.
La porta si aprì ed entrò un cavaliere con quattro compagni al seguito. Il loro ingresso distolse Ramondello dai suoi pensieri fissi. Lo colpì, di quello straniero, il viso sfigurato da una profonda cicatrice sulla guancia destra, che lo segnava quasi fin sotto l’occhio. Aveva una cotta di maglia con una sopravveste bianca e una croce nera appesa al collo. Dagli abiti e armamenti che indossava, capì che doveva trattarsi di un rinomato condottiero. L’uomo e i suoi accompagnatori si sedettero a un tavolo vicino al suo e ordinarono da mangiare. Continuò a osservare il forestiero mentre cenava con i suoi commilitoni e rievocavano vecchie battaglie, poi si risolse di soddisfare la propria curiosità chiedendo informazioni direttamente a lui.
«Signore, posso domandarvi dove siete indirizzati?» lo interrogò senza alzarsi dal tavolo.
Il cavaliere dal volto sfregiato puntò su di lui i suoi occhi neri, sottili come punte di spillo.
«In Prussia. Andiamo a combattere per l’Ordine teutonico nelle crociate contro i lituani.»
«Esistono forse delle crociate in Lituania?» Lo spirito di curiosità aveva ormai preso il sopravvento.
«Certo. Le crociate giù in Terrasanta, conclusesi purtroppo con una sconfitta, erano state intraprese per recuperare alla cristianità i luoghi frequentati da nostro Signore Gesù Cristo e sottrarli agli infedeli, mentre in Lituania si combatte per salvare le anime dei pagani convertendoli al cristianesimo, in obbedienza al messaggio del Cristo che ha mandato i suoi apostoli per il mondo a evangelizzare tutti i popoli della terra. Davvero non hai mai sentito parlare dell’Ordine teutonico?»
«Sinceramente no.»
Il cavaliere portò la caraffa del vino alle labbra e ne bevve un ampio sorso. Si asciugò la bocca umida con il dorso della mano e poi riprese a spiegare.
«L’Ordine teutonico, o meglio, l’Ordine dei cavalieri dell’ospedale di Santa Maria in Gerusalemme, che è il suo nome esatto, è un Ordine di monaci-cavalieri, come i templari per intenderci. Esso nacque in Terra Santa, in origine, quale ospedale militare per i crociati di nazionalità tedesca. Al termine delle crociate nell’Oriente meridionale, l’Ordine teutonico ha spostato il baricentro della sua attività nell’Oriente settentrionale, per dedicarsi a una crociata contro gli slavi pagani che abitano la Prussia e le terre limitrofe. È lì, dunque, che andiamo anche noi, sia per acquistare con il nostro contributo alla cristianizzazione indulgenze per l’aldilà, che di sicuro non guastano, sia – ed è la cosa che più conta per me, umile mercenario – per conquistare gloria, onori e bottino.»
A Ramondello sembrò che quelle parole avessero acceso una lanterna all’interno dei suoi pensieri e portassero luce in ogni angolo più lontano e nascosto del suo cervello.
«Portatemi con voi» disse resoluto.
Lo sfregiato volse i suoi occhi magnetici tutt’attorno, scrutando uno per uno gli astanti del locale.
«Tuo padre dov’è?» gli chiese.
«Non ho un padre.»
«E tua madre?»
«Neppure.»
«Non hai una famiglia?»
«Sono senza famiglia.»
Il cavaliere lo fissò di nuovo per cercare di capirci meglio.
«Non hai dunque nessuno che si occupi di te?»
«Ce l’avevo» rispose «ma le due persone che mi volevano bene sono morte e una di loro non l’ho mai conosciuta.» Si riferiva al pro-zio e a sua madre, quella vera.
«Sai cucinare?» lo interrogò ancora lo straniero.
«So imparare in fretta.»
«Sai strigliare i cavalli?»
«Quello sì, lo so fare bene.» In realtà, più che strigliarli, li sapeva cavalcare, perché a strigliarli, in casa degli Orsini, ci avevano sempre pensato i servi, ma lui glielo aveva visto fare ed era più che sufficiente.
Il cavaliere scambiò un rapido sguardo con i suoi amici, poi allargò il palmo della mano in segno di assenso.
«E sia, verrai con noi come mio scudiero. Avrai vitto e alloggio gratis e in più la paga di mezzo fiorino d’argento al mese.»
«Mi sta bene. Come vi chiamate, signore? Devo pur conoscere il nome dell’uomo che mi ha assunto al suo servizio.»
«Il mio nome è Guy de Chavigny, sono il signore di Chateauroux nel Berry e guido una compagnia di ventura costituita da un centinaio di nobili e soldati mercenari. Il nostro campo è montato appena fuori le mura della città. E tu, invece, come ti chiami, mocciosetto?»
«Il mio nome è Ramondo Orsini del Balzo.»
Il cavaliere scrollò la testa. Non credeva a tutte le panzane che gli aveva rifilato quel ragazzino ma, nella sua stranezza, gli ispirava simpatia.
«Figliolo, è poco verosimile che tu non abbia una famiglia quando poi ti ritrovi addirittura due cognomi.»
«Avete ragione, signore. In realtà mi sono sbagliato, perché, al momento, non li ho ancora quei due cognomi. Sono Ramondo, un semplice vagabondo, per servirvi. Se mi chiamate Ramondello, come mi chiamano tutti, andrà più che bene. Ditemi, quando si parte?»
Sul volto del cavaliere apparve un sorriso di compiacimento. Quel misterioso ragazzo lo aveva stregato. Il suo modo di porsi lo divertiva.
«Domani all’alba. Ora va’ a dormire. Il viaggio sarà lungo e faticoso. Domattina voglio che il mio cavallo sia già pronto e tirato a lucido.»
«Sarà così, signore.»
Iniziava la sua nuova vita da scudiero.

Come è nata l’idea di questo libro?
Dalla voglia di scrivere di qualcosa che non avesse a che fare con me: cosa c’era di meglio, allora, di un romanzo storico? Stavo già raccogliendo materiale sul protagonista quando mi sono trasferito nei pressi di una torre medievale eretta da suo figlio: lì, ci ho colto un segno del destino e non ho più esitato. Era la storia giusta da raccontare.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Parecchio, perché ho dovuto ricercare i documenti e libri antichi rintracciandoli nelle varie biblioteche di Puglia, poi studiarli e infine, messi tutti i tasselli insieme, mi sono approcciato alla stesura. All’incirca, ci son voluti tre anni e sicuramente il lockdown mi ha dato una gran mano, se così si può dire, perché mi sono chiuso nella stanza notte e giorno a scrivere.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Benrnard Cornwell, l’autore britannico da cui è stata tratta la serie tv “The Last Kingdom”.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Io vivo a Lecce da quasi diciotto anni e faccio l’avvocato. In passato ho vissuto a Torre Santa Susanna in provincia di Brindisi.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Nel romanzo storico ho trovato la mia dimensione congeniale, per cui sicuramente insisterò su questa strada.
Spaccato meraviglioso di uomini, donne, paesaggi medioevali. Complimenti all’autore