
Edito da Youcanprint nel 2018 • Pagine: 308 • Compra su Amazon
"Quando l'educazione fa notizia" è il motto di questo sito redazionale nato dalla pura passione per la pedagogia e la poesia espresse con la 'sana' divulgazione in rete. Articoli, citazioni, interviste e recensioni bibliografiche sono racchiusi in queste 4 sezioni redazionali da me create in diversa tempistica e i contenuti all'interno di ciascuna seguono una loro cronologia. I temi pedagogici trattati sono d'interesse collettivo, ne cito alcuni: scuola materna, armonia familiare, le emozioni, separazione genitoriale, l'infanzia, la pedagogia e sue varie sfaccettature (ambientale, critica, etnica, evolutiva), l'arte in giro per l'Italia, resilienza, puericultura, formazione, mindfulness, l'educazione e i suoi strumenti social, l'archeo-didattica per l'infanzia, il sistema integrato 0-6, la rete delle mamme online, il potere di fiabe, colori e musica, il ruolo genitoriale tra imperfezione e supporto educativo, la cecità e sua "lezione" pedagogica, le app didattiche, web sicuro per i bambini, autismo, disabilità, educatore e pedagogista, la disostruzione, la violenza contro le donne, gli stili genitoriali e molto altro...

Pedagogia ambientale tra cielo, terra e mare: quando è la natura a salire in cattedra.
Nella preistoria i primi uomini e di conseguenza le prime famiglie non avendo l’uso della parola e di altre cose non andavano a scuola, o per lo meno non come la intendiamo oggi con aule e pareti, quindi l’iniziale modo di comunicare era principalmente non verbale composto da gesti, sguardi, pianto, risa, posture, silenzi… Loro in un certo senso han avuto l’iniziale fortuna di imparare in maniera istantanea dalla natura, dagli eventi atmosferici che li orientavano nello svolgimento delle attività proprie del bosco e venatorie, dalle sensazioni prodotte dai primi fuochi che avrebbero portato alla cottura dei cibi e a una forma arcaica di cucina rustica, dai rumori notturni dei volatili e degli animali, passando per il rumore delle pietre nella costruzione degli utensili da lavoro ai segni lasciati nelle rocce con primitive forme di colore… Pensiamo per un attimo, cosa doveva essere l’estate dell’antichità, il dormire sotto le stelle di notte o all’ombra degli alberi di giorno e ancora, al sole che risvegliava la natura e al tempo stesso fungeva da bussola col suo sorgere e calare. E ancora, il mare fonte di sopravvivenza e di trasporto con le rudimentali zattere, sia in bassa sia in alta marea e la terra col suo habitat rigoglioso offriva ai primi abitanti del pianeta l’Educazione secondo natura e in questo, una quota notevole dipendeva dall’apprendimento visivo che, come sappiamo, porta a interiorizzare e quindi a memorizzare velocemente, proprio perché la vista funge da “registratore” in diretta. Trascorsi milioni di anni e passando a periodi diciamo più recenti, accanto alla riscoperta e al rispetto dell’infanzia (considerata prima alla stregua dell’adultità) si orienta l’interesse in campo educativo anche al mondo della natura, quale complemento imprescindibile di un apprendimento scolastico senza noia favorente una sana curiosità unita all’esplorazione. Elaboro quest’articolo in un’assolata giornata cagliaritana, col mare a pochi km penso ad altro insegnamento “didattico” della natura: alla spiaggia, al manipolare infantile dell’arenile per creare castelli effimeri ma “ricchi” di fantasia, cercare conchiglie per creare poi dei collage, o le “patate” di alghe, queste ultime sono materiali ideali per “produzioni” artistiche in cui la vera “regina” è la creatività dei bambini mista a immaginazione. Cos’altro ci può insegnare la natura? Il rispetto di forme di vita piccole e dell’habitat che si scelgono: penso a quando i bagnanti scorgono sulla sabbia i segni del passaggio di una tartaruga che, trovato un punto distante dalle maree, depone il suo “corredo” di uova, le ricopre e se ne torna al largo. L’indomani alle prime luci, succede che, gli esperti dei centri marini delimitano un quadrato sabbioso a protezione delle uova fino alla schiusa: quel confine è una forma di rispetto verso futuri esseri viventi ancora inermi, il cui guscio e la sabbia soprastante fungono da barriera. Il rispetto di quell’attesa favorirà la nascita e il trascinamento delle tartarughine verso il mare e quindi all’inizio di una nuova vita. La natura è foriera di meraviglia e stupore continui, ma anche le rovine di antiche costruzioni “trasmettono” notizie sulle abitudini passate dei suoi abitanti. La “sete” di conoscenza non va soddisfatta solo tra i banchi, libri e tecnologie varie, ogni giorno che apriamo gli occhi, impariamo qualcosa di nuovo, semplicemente osservando, proprio come i primitivi, il cui “sapere” si costruiva giorno dopo giorno e sul momento, non esistevano i calendari per programmare le attività, come avviene oggi nella scuola e nella vita quotidiana. Pedagogia ambientale significa che, la natura “sale in cattedra” e ci invita a esplorarla come ogni volta fosse la prima, cercando di cogliere con calma le “sfumature” che la routine “copre”: a ciò si rifà un nuovo (?) modo alternativo d’insegnare e imparare al tempo stesso, sto parlando dell’Asilo nel bosco. L’idea ispiratrice per quest’articolo me l’ha fornita “il gigante buono” (così l’ho definito) dell’educazione Paolo Mai nella sua full immersion tra Cagliari e Quartucciu (cittadina fuori Cagliari) in fattoria didattica: non ero mai stata in una fattoria e l’evento me ne ha dato l’occasione. Il quadro che emerge da quest’educazione alternativa è che, non servono aule né pareti perché un Asilo possa definirsi tale: l’aria aperta offre miriadi di possibilità per l’infanzia di giocare con la natura, di sporcarsi senza la paura di esser sgridati, di imparare osservando il cielo, la terra, il mare, creare giochi con materiali che la natura stessa mette a disposizione: legno, pigne, pietre, foglie, frutta… L’evento nel Cagliaritano in Fattoria si è svolto in modalità circle-time, maestro e discenti in parità formativa compreso il look casual, anche quello è un aspetto non da poco per sintonizzarsi con la natura e con gli altri. Mai pensare e non ridurre l’insegnamento e l’apprendimento alla classica cattedra e lezione frontale: via all’aperto e tutti alla pari, grandi e bambini, perché la curiosità e l’interesse non hanno età. Chiudo con una breve rima, mi diletto in composizione e qui ne dedico una appena elaborata per i lettori/lettrici:
“La natura sì educante
tra animali, fiori e piante
di grandi e piccoli è maestra,
che guardando oltre finestra
scorgeran certo una ginestra.
Per insegnare in modo sano
non serve andar lontano,
tra bosco, cielo, terra e mare
curiosando si può imparare,
per riscoprire ed apprezzare
cosa il creato ci sa regalare.”

Come è nata l’idea di questo libro?
Quando ho iniziato la “carriera” di blogger digitale su piattaforma il 16 Aprile 2015, l’idea di un libro era lontana, anche se, in un’intervista rilasciata nel 2015 per un sito affine, l’idea di un progetto editoriale seguiva proprio quella della creazione del mio sito. Proseguendo nelle stesure, pensai seriamente all’idea di auto-pubblicarmi al raggiungimento dei 50 articoli (spalmati su 4 sezioni redazionali) ma proseguii a 54 includendo gli ultimi 4 articoli del 2017, rendere tangibile “Redazione Pedagogica” pagina nata virtualmente su FB da idea personale. Gli articoli da sito sono già di per sé pubblicazioni ma, ci tenevo ad avere tra le mani quella pagina, sfogliarla, sentirla mia e poi…Una pubblicazione valorizza la competenza professionale e al tempo stesso significa il raggiungimento di un obiettivo insperato, dietro al quale c’è tanto impegno! In un’era digitale al massimo però, non tutti sono dei geni al pc, navigare in un sito e leggere news. Ragion per cui, Redazione Pedagogica è passata dal virtuale al cartaceo e annesso epub per la lettura su dispositivi con app dedicate. Pedagogista per titolo di laurea, blogger digitale e autrice per passione verso la pedagogia e la “sana” educazione trasmessa in rete sia nei temi e sia nei modi. Il mio libro non ha un target specifico, si rivolge a tutti, non serve essere “addetti ai lavori” per una sana lettura pedagogica! Con i caratteri di stampa espressi nel font Candara 16 altamente leggibile e senza fronzoli, Redazione Pedagogica può benissimo essere inserita anche in bibliografie universitarie umanistico/sociali, non è pesante da tenere in mano e su display touchscreen scorre benissimo tra colori, poesie e argomenti sensati. Buona lettura!
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Direi impegnativo, quello sì.. Ma dove? Andando in auto-pubblicazione, ho portato, dove volevo, il mio progetto redazionale: supervisione, editing, bozze e scelta mia della copertina, colori sgargianti riflettenti le nostre sfumature interiori e della stessa educazione. Ho scelto di non far stravolgere le mie idee, procedendo da sola e con sacrificio, cosa ho imparato a fare? Non avendo esperienza di pubblicazione, inizialmente mandai i files separati, quindi… Dovetti impaginare da me partendo dal layout di stampa così che, la piattaforma editante dovesse solo stampare, dopo il mio ok definitivo sull’ultima bozza scambiata. Ogni scambio di bozza comportava la rilettura completa di ben 308 pagine (tante sono nel cartaceo, non pensavo!) anche fino alle 2 di notte con gli occhiali da lettura, i numeri delle pagine nell’indice dovevano coincidere con quelli indicati a margine di ogni articolo X.. Fiera di quanto prodotto autonomamente e di aver reso concreta un’idea digitale collettivamente leggibile e priva di tecnicismi cattedratici.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Non ho alcuna preferenza specifica, leggo principalmente per studio e/o interesse autori/autrici di letteratura psicopedagogica e altri che “scopro” da me trovando news educative per la pagina personale “Redazione Pedagogica”. Le ultime letture hanno riguardato la disabilità visiva (tra cecità, ruolo della famiglia, caregiver, barriere architettoniche, inclusione informatica su media e metodologie didattiche a supporto) e pedagogia digitale tra cartaceo e ebook. Nelle stesure a mia firma cerco di essere originale e riportare una pedagogia vissuta e/o sperimentata (qualche esempio: esperimenti di cecità volontaria, separazione genitoriale mista a resilienza, Artelier, educazione in colonia) diventando poi digitale su piattaforma, quindi oltre la formale teoria universitaria di cattedra. La miglior divulgazione in rete è senza dubbio quella dipendente da esperienze in prima persona (familiare e/o lavoro), perché si rende più “genuino” e vero quanto si scrive, anzi digita! Dulcis in fundo, mi diletto nella composizione di poesie/filastrocche in rima (alcune presenti in diversi elaborati), un tocco di creatività per diffondere una pedagogia non troppo seriosa e ludicamente colorata.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo in Sardegna… Terra dei miei natali su Cagliari, che mi ha visto nascere, crescere e formarmi umanamente e professionalmente. Viaggiando fuori dall’isola, ho visitato nel corso degli anni (fino al momento in cui scrivo): Roma, Pisa, Firenze, Cremona, Trentino, Londra, Torino e Pinerolo. Cognome chiaramente non sardo, ho radici liguri grazie a mio nonno paterno Luigi Ferrari nativo di Sampierdarena (Genova) che, assieme ai genitori (padre genovese e madre di Cagliari) da piccolo si trasferì con loro a Cagliari e lì mise radici… Spero un giorno di visitare i suoi luoghi.
Dal punto di vista letterario quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Dopo l’intervista rilasciata a novembre 2018 sulla divulgazione pedagogica in rete e la conduzione da relatrice del mio primo seminario in cattedra sul tema della pedagogia digitale su piattaforme a marzo 2019 con slides in Powerpoint prodotte da me (i video sono rintracciabili sul mio canale YouTube “Redazione Pedagogica”) e oltre alle redazioni pedagogiche nel sito personale e connessa divulgazione online, tra i miei progetti di scrittura posso annoverare: la revisione aggiornata (anche con foto) ai tempi attuali della mia tesi di laurea per farne un manuale pedagogico a tutti gli effetti, saggistica (accessibilità a supporto della cecità in contesti di folla, pedagogia digitale, esperienze educative), raccolta di poesie e filastrocche in rima e per la narrativa il mio primo romanzo…Che, posso preannunciarlo, avrà la stupenda Torino come ambientazione! Non so il genere che ne verrà fuori dalla trama, con varia tempistica mi auguro di cuore di centrare i miei obiettivi, che alle spalle si portano tanto sacrificio e impegno. Colgo l’occasione per ringraziare i tanti utenti che seguono la mia attività in rete espressa con educazione e garbo.