Edito da BASTOGI LIBRI nel 2020 • Pagine: 180 • Compra su Amazon
TESTO della quarta di copertina
In questo diario di indagine l’amico Rino è riuscito a raccontare, con un
linguaggio semplice, efficace e descrittivo, la storia di un percorso investigativo e di ricerca di una donna che è entrata a far parte indissolubile della vita di
tutti gli italiani (…) Ed è riuscito a farlo in maniera pacata e rispettosa di tutti
quelli che sono stati coinvolti e travolti da questa tragedia che ha divorato
vite, anime, idee e speranze… avanzando (anche) delle ipotesi di occultamento e distruzione del cadavere.
(dalla Prefazione dell’avv. Nicodemo Gentile,
presidente di Penelope Italia Onlus)
Aldilà di ogni ragionevole dubbio, fugato dalla legge, a me di dubbi ne
rimangono ancora tanti su questo caso, domande e sensazioni che l’amico
Sciuto riesce a dipanare nel suo libro, raccontando come ha svolto le indagini, cos’ha man mano scoperto, come si risolve un giallo di questa portata
nazionale.
(dalla Introduzione di Francesca Carollo,
giornalista Mediaset, inviata di Quarto Grado)
una donna in stato confusionale e ciò, almeno in quei frangenti, portò sicuramente acqua al mulino di Antonio. È stato nella fase successiva che noi investigatori impegnati nelle indagini, man mano che avevamo contezza degli eventi e dei risvolti sin lì celati, col passare dei giorni, ci indirizzavamo verso quella storia che ormai tutti conoscete.
Quindi, come già delineato, la complessità dell’evento ci ha portati a mettere sulla bilancia delle possibilità ogni saggia congettura sulla sorte di Roberta.
Malgrado le analisi investigative, sin dalle prime battute, ci abbiano immesso su strade che conducevano in modo inequivocabile nella direzione dell’omicidio, senza perdere di vista però, i viottoli secondari e i percorsi alternativi, per un periodo
di tempo non abbiamo abbandonato la pista del possibile e volontario allontanamento della mamma di Gello. A tal proposito, infatti, è stata presa in esame l’ipotesi di una scelta volontaria
di abbandonare la famiglia o di girovagare anche in inadeguate condizioni psichiche. Ipotesi che poi si rivelò infondata. Andava comunque analizzata.
Le ricerche, come ben sappiamo, in quegli anni non sono praticamente mai cessate. Carabinieri, unitamente ad altri organi dello Stato, della Protezione Civile e volontari, hanno esaminato, palmo a palmo, il territorio di San Giuliano Terme, della provincia e anche di quelle vicine. Ricerche sono state effettuate in strutture sanitarie e ricettive, sono stati analizzati posti riferiti da amici, parenti e conoscenti, sono state esaminate tutte le segnalazioni ritenute oltremodo verosimili. Nessun tangibile risultato è stato acquisito.
Adesso, anche se sappiamo già che tutti i nostri sforzi sono stati vani almeno per quanto riguarda l’esito delle ricerche,
parlerò di queste intense attività attuate per la ricerca della donna o del suo corpo.
Iniziando le mie valutazioni dall’ipotesi dell’allontanamento volontario, personalmente, ma anche ragionevolmente, ritengo alquanto improbabile che Roberta possa essersi allontanata in una gelida notte, in pigiama, senza documenti (il passaporto, scaduto il 19 giugno 1996, non era mai stato rinnovato), senza patente, senza denaro o carte di credito, senza telefono e senza un minimo di effetti personali o di sussistenza che le avrebbero permesso di vivere alcuni giorni fuori dalla quotidiana normalità. Optando per questa ipotesi, Roberta si sarebbe dovuta allontanare a piedi da un paesino, Gello, che nelle ore notturne non è servito da mezzi pubblici. Sarebbe stato difficile per lei andare via a piedi, probabilmente in ciabatte, visto che le scarpe da ginnastica di cui avevano parlato i famigliari sono state trovate sulla sua auto.
Questa ipotesi, poi, strideva altamente con la descrizione della personalità di Roberta fatta da chi la conosceva bene. Tutti, infatti, l’hanno disegnata come una madre affettuosa e protettiva, con sentimenti di amore acceso e alto senso morale della famiglia.
Invece, nell’ottica dell’ultima delle ipotesi, ossia quella di trovare la Ragusa in vita, sono state vagliate le segnalazioni di
possibili avvistamenti dell’interessata, da qualunque parte queste provenissero, purché sorrette da un minimo di ragionevolezza.
Oltremodo surreale appare invece l’alternativa dell’allontanamento della Ragusa con precari requisiti di scarsa lucidità mentale fermo restando che la donna, per quanto ci è dato sapere, non ha mai mostrato segni di instabilità né si sia mai allontanata da casa, nemmeno per brevi periodi. Era lucida quel maledetto 13 gennaio 2012 e si è impiegata tutto il giorno nelle normali mansioni di vissuto quotidiano e ha discusso aspramente anche con Valdemaro quel pomeriggio, reo di aver rimproverato la figlioletta. Ha dato anche il bacio della buonanotte ad Alessia quella sera e si era rifugiata in cucina per stilare la lista della spesa. Era lucida Roberta quel maledetto 13 gennaio.
L’ipotetica
Incidente che di fatto non aveva sortito alcun effetto e che comunque era stato utilizzato come una sorta di paravento dietro
il quale nascondersi assieme a Sara. Paravento che la forza del vento di giustizia ha però abbattuto.
Malgrado le ipotesi di allontanamento volontario e quella
del vagare in stato di disorientamento appaiano strade assolutamente percorribili, tutto ci portava verso l’unica e tragica conclusione. Tutto alla fine conduceva inesorabilmente al doloroso epilogo.
Le ricerche, chiaramente, sono state condotte secondo gli standard sanciti nel modello operativo di cui alla Legge 14 novembre 2012, n. 203 per la ricerca di persone.
Abbiamo esplorato zone inaccessibili, abbiamo mappato e ispezionato pozzi, cisterne, stazioni di sollevamento acque fognarie e corsi d’acqua, il lago di Massaciuccoli con i subacquei dell’Arma di Genova. Sul Monte Serra, ad esempio, è stato fatto intervenire il Soccorso Alpino, la protezione civile, il Consorzio di bonifica Fiume e Fossi per pozzi e condotte delle
acque; abbiamo esplorato vasche e centri di raccolta acque nere degli impianti di sollevamento di San Giuliano Terme e di Pisa.
Attrezzature sofisticate sono state utilizzate per esplorare alcuni terreni di pertinenza della famiglia Logli e non solo. Massiccio, in tale contesto esaminativo, l’impiego di uomini dell’amministrazione militare dello Stato ma anche di comparti civili come, ad esempio:
– Carabinieri Paracadutisti Tuscania e Carabinieri Sommozzatori impiegati, rispettivamente, nelle ricerche in aree scoscese e in acqua;
– Vigili del Fuoco;
– Vigili Urbani di San Giuliano Terme;
– Soccorso Alpino;
– Protezione Civile;
– Consorzio di bonifica;
– Associazioni di categoria (cacciatori, fungaioli e similari), insomma gente che conosce il territorio, specie quello più impervio e generalmente non accessibile a chiunque;
– Cani specializzati nella ricerca di corpi e tracce ematiche.
Adesso, sperando di non tediarvi nel prosieguo della lettura e col semplice intento di rendere idea della smisurata mole di impegno sostenuta nonché sottolineare che il lavoro svolto non è stato solamente
Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea del libro, dopo aver lavorato quasi quattro anni alle indagini, nacque nel mese di luglio del 2019 a seguito della condanna a 20 anni del marito della donna.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Non è stato difficile, avevo molti appunti cartacei e l’ho finito in circa sei mesi. Essendo, poi, un fatto che mi appassionava, il lavoro è venuto fuori molto velocemente.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Non ho autori di riferimento. Di fatto, quando entro in una libreria, acquisto “a sensazione”. Non ho un settore che prediligo più di un altro (a parte i gialli dove si parla di investigazioni)
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Roma dal 1983. Dalla nascita, 1961, al 1983, a Buseto Palizzolo, un piccolo centro agricolo in provincia di Trapani
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho appena iniziato un libro autobiografico e penso di poter scrivere un’integrazione a quello che sta uscendo.
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