
Edito da Porto Seguro Editore nel 2020 • Pagine: 170 • Compra su Amazon
Il professore Alberto Caini è un insegnante universitario estremamente insoddisfatto, che insegue da sempre il sogno di diventare uno scrittore e riscattarsi così, attraverso l'arte, da una vita che considera mediocre. Una sera, mentre è solo in casa, da vittima di un ladro si trova a esserne l'efferato assassino. L'adrenalina data da questo evento fa nascere in lui un'irrefrenabile pulsione a scrivere, che gli farà comporre il suo primo romanzo di successo. Ma l'arte sembra richiedergli sacrifici sempre più grandi, alla ricerca di sensazioni sempre più forti che vadano a colmare la frustrazione per una vita normale e per lui inaccettabile. Un romanzo psicologico che indaga gli angoli più reconditi di un personaggio disposto a tutto in nome dell'arte.

Forse era stata una sua impressione. Eppure il rumore era apparso chiaro e distinto, ancora in quel mo- mento veniva percepito in maniera cristallina dalle sue orecchie bagnate e tese. I rumori continuavano al piano di sotto, ora provenivano dalla cucina, sentiva un aprirsi e chiudersi di cassetti, doveva esserci qual- cuno che cercava qualcosa. Avrebbe dovuto restare in bagno? Oppure scendere e metterlo in fuga? E se fosse stato armato? Forse avrebbe potuto semplicemente spaventarlo dal piano di sopra urlando. Aveva paura di fare qualsiasi cosa, qualsiasi movimento poteva at- tirare l’estraneo verso il bagno, così cercò di uscire da lì il più silenziosamente possibile. Il maledetto parquet scricchiolava, ma il fracasso delle posate nei cassetti non cessava, era abbastanza rumoroso da coprire il cigolare delle vecchie assi di legno che si piegavano sotto il peso del professore; non era stato sentito. Cercò di udire meglio per capire se ci fossero più voci, le imprecazioni sembravano provenire sempre dalla stessa persona, una voce profonda e roca, graffiata, spaventosa. Le gocce d’acqua che cadevano dai capelli ancora bagnati si confondevano con quelle del sudore che imperlava la fronte pallida e solcata dalle rughe del professore. Le scale sembravano infinite mentre le percorreva. Arrivato alla fine dei gradini il professore afferrò la statuetta di pietra di un angelo che era appoggiata sul mobile accanto alle scale, la mano gli tremava visibilmente, aveva quasi paura che l’uomo non invitato, che ora si trovava nella sua sala da pranzo, potesse sentire il tremolio delle ossa. L’uomo era alto, vestito di scuro, forse per essere notato meno nel buio della sera, stava ribaltando i cuscini del divano nella sala principale, non era particolarmente robusto. Magari, se ne avesse avuto il coraggio, il professore sarebbe stato in grado di sopraffarlo fisicamente. No, no, troppo rischioso. Non sembrava armato, la maglia nera era troppo aderente, se si fosse infilato nei pantaloni un oggetto da usare contro il professore ne avrebbe certamente notato il profilo. Poteva certo averla appoggiata da qualche parte, così il professore iniziò a cercare in cucina. Fatta eccezione per i cassetti estratti e le posate, le pentole e gli oggetti vari rovesciati sul pavimento, non c’era niente. L’uomo stava tornando in cucina, il professore era scattato a nascondersi dietro una parete, cercò di celare l’affanno per la corsa e per la paura tappandosi la bocca con la mano. «Che cazzo è questo?» disse la voce sconosciuta.
Il professore si sporse verso la cucina cercando di capire quale fosse la causa dello stupore dell’invasore. Con suo sommo terrore si rese conto di aver lasciato le impronte di bagnato per tutta la cucina e ora l’uomo si stava dirigendo verso il suo nascondiglio, avevaestratto un coltello a serramanico dalla scarpa e ora lo brandiva minaccioso. Era armato eccome.
«So che sei qui, non ti farò niente, ok? Ora io me ne vado, niente guai» la voce dell’uomo vestito di nero sembrava sinceramente preoccupata.
Forse stava dicendo il vero, il professor Caini gli voleva credere, aveva paura ma forse questa era l’oc- casione per scampare il pericolo, lasciandolo uscire senza danni.
«Ok amico, se te ne vai senza fare altri casini non ti denuncio» lo avvertì Caini.
Ora il professore era uscito dal nascondiglio per parlargli. L’uomo di fronte a lui aveva il viso sfigurato da una cicatrice che gli percorreva tutta la guancia si- nistra. Dall’incavo delle orbite due occhi di ghiaccio lo cercavano carichi di preoccupazione mentre la mascella era serrata in un’espressione agguerrita. Lo terrorizzava.
«Cazzo» lo sconosciuto, che prima teneva le braccia alte sopra alla testa pronto a difendersi, le lasciò ca- dere lungo i fianchi come avviene istintivamente dopo una delusione improvvisa.
«Vedi» continuò l’uomo «sarei andato via senza problemi, ma ora mi hai visto in faccia. Non posso ri- schiare che mi denunci, scusami.»
Il volto dell’uomo mutò con una velocità mostruosa, il professore ne fu spaventato. L’espressione dell’intruso passò da contrita a furiosa. Lo sconosciuto si lanciò contro il professore, coltello alla mano, emise un urlo come di guerra e caricò il colpo con gli occhi sgranati e un ghigno spaventoso. Il piede destro scattò in avanti ma, quando fu il momento di fare il secondo passo, il piede sinistro scivolò su una chiazza d’acqua lasciata dal professore e l’uomo. batté la testa contro lo spigolo di marmo del piano cottura. Il ru- more sordo del corpo che cadeva sul pavimento colpì il professore come un pugno nello stomaco. Era pietrificato, lo sguardo fisso sul corpo immobile. Avrebbe potuto chiamare la polizia in quel momento, ma se l’intruso si fosse rialzato lo avrebbe senza dubbio accoltellato, fisicamente non appariva così minaccioso ma, visto il suo volto, aveva completamente riconsiderato le sue possibilità di vittoria. La mano, saldamente stretta intorno al putto di pietra, gli tremava ancora, aveva paura, molta paura. L’uomo lì disteso si sarebbe potuto rialzare da un momento all’altro. Il professore non aveva il tempo di chiamare la polizia, erano già passati cinque minuti, di lì a poco quel criminale si sarebbe alzato, Caini ne era sicuro. Cosa avrebbe dovuto fare? Lo fissò ancora, gli parve di percepire un movimento della mano che stringeva il coltello, forse era solo la sua fantasia, forse però non lo era e l’uomo si stava per rialzare. Prima che potesse rendersene conto, il professore mosse il braccio e lasciò cadere il putto sul cranio dell’uomo con tutta laforza che riuscì a trovare. La testa, coperta da pochi e rasati capelli, si aprì in due provocando uno schizzo di sangue caldo che esplose sul viso del professore e sul muro della cucina, finendo per macchiare gran parte delle posate che erano ancora sparse sul pavimento bagnato.

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea è nata da un’analisi sull’essere umano. Quotidianamente l’uomo è impegnato in una ricerca estrema del successo, disposto a qualsiasi cosa per ottenerlo. La trama tratta appunto di come un signor nessuno, a causa di un evento assolutamente fortuito, capisca di poter raggiungere quel successo tanto agognato ad una condizione, commettere gesti atroci. Il personaggio rappresenta la lotta psicologica interna tra la morale e il puro desiderio di successo, di sentirsi parte di qualcosa. Di sacrificare ciò che è e che possiede al fine di soddisfare l’Arte.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Essendo la mia prima opera non è stato molto semplice riuscire a completarla. Diverse volte ho modificato gli stessi capitoli per renderli al meglio, per far trasparire la confusione del personaggio o la drammaticità di un evento. Alcuni passaggi sono stati particolarmente duri a causa degli eventi che in essi prendono luogo. Alla fine, però, sentivo che questa storia voleva essere raccontata, così mi sono fatto tramite.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Alcuni degli autori che mi hanno influenzato sono senza dubbio George R. R. Martin e Stephen King, non tanto per il genere, quanto per la crudezza dei particolari che in diverse occasioni mi sono trovato a descrivere. A ben guardare, però, si può trovare anche qualche richiamo al Dorian Gray di Oscar Wilde, l’ossessione dell’arte da una parte e della bellezza dall’altra.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Attualmente vivo in un piccolo paese in provincia di Modena ma sono nato a Mugnano di Napoli e ho vissuto in quella zona fino al 2002.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Spero di riuscire, in futuro, a guadagnarmi da vivere grazie alla mia passione per la scrittura. Il mio obbiettivo è far giungere a più persone possibili le storie trattate nella mia maniera con la speranza che possano piacere. Ho in corso un’altra opera che spero di riuscire a completare in breve tempo.
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