
Edito da Youcanprint nel 2020 • Pagine: 78 • Compra su Amazon
Qual è il segreto della felicità? Non vorreste scoprire anche voi come fare della vostra vita un’opera d’arte?, “Quel desiderio – come scrisse Calvino – che spinge una rosa ad essere una rosa”.
Sara, la protagonista di questo romanzo, ha un incontro fortuito col destino… si chiama Marcello. La sua vita improvvisamente subisce un radicale cambiamento, senza mai abbattersi Sara distruggerà e ricostruirà la sua vita e la sua personalità. La tensione corre sul filo in un gioco di specchi tra intelletto e sentimenti.
Romanzo psicologico che punta sull’interiorità dei due personaggi, facendo emergere le loro ansie, dubbi, emozioni, particolarmente attratti entrambi dalla mente umana e dai suoi straordinari meccanismi. Narra di una storia d’amore che potrebbe sembrare tossica, ossessiva, che sviluppa una dipendenza affettiva, poiché la protagonista non riesce ad elaborare un pensiero critico e distaccato da quello che le sta accadendo e vive in bilico tra il razionale e l’irrazionale, tra l’introspezione e la ricerca del se, il desiderio e l’analisi della realtà. Ma poi qualcosa accade. Ambientato nel Nord Italia, il romanzo narra delle vicissitudini singolari di una vita trascorsa tra l’affascinante mondo delle top model e del cinema, dagli anni Ottanta ai giorni nostri… fino al tempo del Coronavirus.
L’autrice, Eddy Lovaglio, ha pubblicato soprattutto biografie perché ama l’altrui vissuto dal quale si può imparare molto. Pertanto anche i suoi romanzi rispecchiano questa caratteristica e cioè la narrazione di una vita. Sara, la protagonista di questo libro, “Se questo è amore”, vive una vita al di fuori di schemi preordinati e ciò le consente di comprendere l’ordine mondiale degli eventi e di capire il senso della vita stessa.

Erano le prime ore del pomeriggio quando una voce dalla timbrica baritonale, austera e autoritaria ma, al tempo stesso, estremamente cortese e rassicurante, dall’altro capo del filo chiese di lei. A rispondere fu proprio Sara ed ebbe l’impressione che non si trattasse di uno dei soliti spasimanti, o millantatori, che cercavano di strapparle un appuntamento, come spesso avveniva. La telefonata fu piuttosto telegrafica. Anzi, forse fu proprio la sua brevità a non permettere a Sara di riflettere e fu così che senza rendersene conto accettò di incontrare uno sconosciuto. Era la prima volta.
“Si tratta di un appuntamento di lavoro” – pensò. Sembrava un approccio come tanti altri, poteva essere vero, poteva essere falso. Ma aveva la strana sensazione che qualcosa di inspiegabile faceva la differenza.
Il tono della voce dall’altra parte del filo era asettico e professionale, quasi disinteressato. Un avventuriero, un regista, un produttore, un talent scout, un semplice millantatore?
Ogni sorta di ipotesi affollava la mente di Sara durante le ore che la separavano da quell’incontro, si rese conto che aveva accettato l’appuntamento per il giorno seguente ancor prima di aver capito bene il nome dello sconosciuto.
Erano le due del pomeriggio di un giorno qualunque di ottobre e Sara aveva appena compiuto ventuno anni. All’angolo di una chiesa situata nei pressi della piazza principale della città, Sara, sempre puntuale agli appuntamenti, attendeva.
L’aria era fredda e umida, indossava un giaccone bianco di pelle foderato di pelliccia all’interno, una gonna bianca e blu ed un basco blu che lasciava scoperti due occhi smarriti che tradivano l’insicurezza di trovarsi lì. Prima ancora di riuscire a mettere ordine tra l’altalena dei suoi pensieri, un’auto si fermò proprio di fianco a lei. Il conducente, senza nemmeno scendere dall’auto, le fece cenno di salire.
“Questo signore non brilla certo in galanteria” – pensò, ma Sara salì ugualmente.
Seduta di fianco a lui, d’un tratto le prese il panico. Era abituata alle passerelle di Pitti e di Milano, abituata a professionisti e spasimanti d’ogni sorta, ma ora si sentiva come un canarino caduto nelle grinfie di un gatto affamato.
Di fianco a lei c’era un essere impenetrabile, che non riusciva bene a decifrare, trincerato dietro barriere più tortuose delle sue, “un orso in trasferta”, pensò. Il suo aspetto non corrispondeva affatto alla voce rassicurante che aveva sentito al telefono, calda e persuasiva, che le aveva permesso di accettare quello strano incontro.
Pur cercando di trovare in lui qualche segnale di positiva rassicurazione, Sara si rese conto ben presto che questo rappresentava un arduo compito. Ogni centimetro della sua pelle era coperto. Indossava un giaccone con un collo di pelliccia che lo copriva fino alle orecchie e gli sfiorava le labbra, tra i denti poggiava un sigaro dall’aroma acre, una coppola gli copriva la fronte e due basette dal colore marrone-rossiccio, tipica foggia di quegli anni, gli coprivano le guance e gli conferivano l’aspetto inquietante di un mafioso. Un paio di occhiali neri le impedivano di scrutare i suoi occhi e le sue vere intenzioni.
Non riusciva a conferirgli una età ma di certo era già un uomo maturo, un uomo enigmatico, dal fisico forte e robusto, dall’aspetto burbero anche se i suoi modi erano molto cortesi, usava un linguaggio forbito ricamando le frasi con la maestria d’un oratore d’altri tempi.
Marcello non voleva mettere in imbarazzo quella giovane fanciulla, osservando sguardi e atteggiamento si accorse che era intimorita e che si stava arroccando in se stessa.
Dopo un caffè ed un colloquio di poche ore, che non riuscì a chiarire a Sara in modo esauriente il motivo di quell’incontro, Marcello la riportò a casa e le diede un altro appuntamento che lei accettò senza farsi domande. Perché? Ancora non lo sapeva.
Ma l’incontrò la volta successiva, ed un’altra volta ancora, e poi ancora, e così via. Finché si accorse che durante tutti i loro incontri non accadeva apparentemente nulla ed era proprio questa la cosa più insolita.
Sara non era più così certa che quell’uomo stesse cercando una ragazza per provini cinematografici, Marcello non le prometteva nulla, e nemmeno fingeva di promettere chimere per ottenere subdoli secondi fini. Non le parlava di copioni o progetti o sceneggiature cinematografiche, piuttosto iniziò con illustrare quella che doveva essere la formazione professionale di una vera attrice e quale intesa dovesse avere con il suo regista al fine di poter ottenere risultati soddisfacenti per entrambi. Lo star-system hollywoodiano, in sostanza, era un modello da seguire e da affinare per poter diventare qualcuno e poter esprimere la propria personalità, non solo come attrice ma anche come donna, non solo nel mondo del cinema ma anche nella società.
“Un regista deve essere in grado di conoscere ogni recondito angolo dell’interiorità ed esteriorità della sua attrice” – Marcello le disse in uno dei loro incontri – “solo potendo possedere incondizionatamente la sua anima potrà riuscire là dove altri falliscono se non possiedono tale capacità. I grandi lavori, le grandi opere, nascono proprio da questa capacità di riuscire a palesare all’esterno ciò che è emerso dall’introspezione interiore”.
E Marcello sicuramente possedeva queste capacità, la sua caratteristica, e qualità peculiare, che lo aveva agevolato nella vita, era questa capacità di riuscire a scrutare nell’animo umano, di trovare quel meccanismo giusto per poter ottenere dagli altri ciò che voleva, per poter modellare l’altrui personalità fino all’appagamento totale di un suo recondito desiderio.
E Sara questo lo aveva capito. Doveva spogliarsi dell’abito sociale che indossava, ma che non le apparteneva, e doveva mettere a nudo le sue emozioni. In questo Sara era assolutamente bloccata. Ma fu proprio quell’insolito pudore ad interessare sempre di più Marcello.
Causa gli impegni lavorativi di entrambi, i loro incontri si susseguirono ad intervalli irregolari, avvolti sempre da un alone di incomprensibile mistero. Sara in fondo si domandava: “Ma davvero io voglio diventare una diva del cinema?”. In realtà non lo voleva affatto.
Ma una delle peculiarità della gioventù è quella di farsi travolgere in modo irrazionale dagli avvenimenti che ci accadono. L’indole poi di ognuno di noi è differente: c’è chi ama provocare gli eventi e chi invece si lascia trasportare da essi.
Marcello era uomo sicuramente da provocare gli eventi. Imperturbabile. Le sue uniche dimostrazioni d’affetto consistevano in una “carezzina paterna” sulla guancia che faceva sentire Sara ancor più piccola di quanto già non si sentisse. Quando era insieme a lui si sentiva sempre come fosse al primo giorno di scuola, ansiosa di apprendere l’alfabeto e timorosa di sbagliare il dettato. La strada era ancora lunga e lei era appena all’ABC.
Marcello era uno di quegli uomini che “non devono chiedere mai”, come dice una reclam pubblicitaria. Non era abituato a far la corte alle donne perché, al contrario, erano le donne a corteggiare lui.
Per Sara era la stessa cosa, anzi aveva sempre dovuto difendersi dagli uomini e dalle avances troppo ostinate di viscidi vermi. Aveva una gran confusione in testa ma di una cosa era certa, si fidava di lui e in qualche modo sentiva di avergli già affidato se stessa.
Alcuni scelgono di decidere del proprio destino, altri scelgono che il destino decida per loro. Sara apparteneva a questa seconda categoria. Sentiva di aver trovato in lui quel destino che l’aveva improvvisamente presa per mano e l’avrebbe condotta in là nella vita, verso mete più alte. Lo sentiva davvero o voleva sentire questo?
Qual era il vero motivo per cui Marcello l’aveva voluta incontrare e perché voleva compiere questa profonda e ostinata indagine sul suo essere?
A volte Marcello sapeva essere arrogante e dispettoso. Sara si irritava. Eppure non era un viscido verme come tanti altri che aveva incontrato sul suo cammino.
Marcello stava recitando la sua parte, tentava qualsiasi provocazione, dispetto o altro, pur di destare una reazione in Sara. Un uomo della sua levatura, sociale e professionale, non aveva certo bisogno di intimi incontri amorosi con una ragazza qualunque, ma con Sara stava trascorrendo tanto tempo. Con lei che in fondo era solo una “bambina” per lui.
Marcello la sottoponeva velatamente a piccole prove per cercare di capire quale fosse il grado di “ambizione” di Sara e cosa sarebbe stata in grado di fare per raggiungere i suoi scopi. Si accorse ben presto che Sara aveva ancora un’interiorità incontaminata, e questo l’attraeva, si convinse che il suo grado di “ambizione” era pari a zero se avesse dovuto raggiungere uno scopo tramite compromessi.
Il fatto di non essere una donna senza scrupoli, il fatto di non essere pronta a tutto per mera ambizione, il fatto di non rispecchiare il modello di ragazza che vuole emergere a tutti costi nel mondo del cinema, tutto questo era positivo per Marcello e lo portò a voler continuare quegli appuntamenti apparentemente senza senso.
Forse aveva trovato un buon materiale su cui poter lavorare, sul quale poter costruire ciò che c’era nella sua mente benché Sara ancora non lo sapesse.

Come è nata l’idea di questo libro?
Durante il lockdown ho avuto il tempo di terminare alcuni libri, uno di questi è proprio la storia di Sara, dal titolo “Se questo è amore”, appena pubblicato in formato epub perché ho scoperto che è molto comodo leggere un ebook dal proprio cellulare o tablet, la visualizzazione è sempre illuminata e si può leggere comodamente ovunque uno si trovi.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La scrittura mi ha accompagnato per tutta la vita, sono giornalista ed ho già pubblicato in cartaceo diversi libri. Perciò scrivere per me è cosa naturale.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Se proprio devo fare riferimento ad altri autori preferisco riferirmi ad autori del passato come Pirandello o Kafka ad esempio, non vorrei citare autori attuali per non far torto a nessuno, citandone alcuni e dimenticandone altri.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho sempre vissuto a Parma.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il prossimo libro che uscirà sarà un poliziesco e riguarderà un’indagine di cui mi sono occupata in passato come giornalista; sarà il primo di una serie ben definita relativa a questo genere letterario.
Lascia un commento