Edito da LETTERE ANIMATE nel gennaio 2018 • Pagine: 146 • Compra su Amazon
Isabel, una ragazza all'apparenza come tutte le altre. Ha venticinque anni, è aiuto cuoco in uno dei più famosi ristoranti della città, ha una migliore amica e un sogno da realizzare. L’unica pecca? Un ex fidanzato pericoloso a piede libero. Otto anni dopo la fine della loro relazione, Isabel riuscirà a buttarsi tutto alle spalle. Durante il turno del pranzo, al ristorante, lei inciamperà letteralmente in Cosimo, un uomo misterioso, più grande, ma che le farà perdere completamente la testa. I due si vogliono, si cercano, ma la loro storia non avrà inizio facilmente, perché un altro uomo tiene Isabel tra le braccia: Carlo, innamorato di lei da svariati anni. Proveranno a stare insieme, ma con Cosimo sempre in mezzo ai piedi.
PROLOGO
«Isabel…» mi chiamò il ragazzo che credevo essere l’amore della mia vita. Mi voltai verso di lui e notai il suo viso rigato dalla stanchezza, dovuta alla notte precedente. Eravamo appena tornati dal week end lungo in baita, ma non era affatto stata una vacanza, anzi un incubo ad occhi aperti. Mi aveva chiesto dove volessi andare: casa dei miei genitori o sua, ma era meglio risolvere il problema o non avrei più avuto il coraggio di affrontarlo; ero troppo innamorata e quel sentimento mi stava accecando. Il grande salotto ci stava tenendo a debita distanza e ne ero davvero grata. «Non voglio sentire le tue squallide scuse, perché stavolta hai davvero esagerato ed io sono stata fin troppo stupida a perdonarti in passato.» mi fermai per prendere fiato, sentivo un macigno sul petto e volevo liberarmene all’istante. «Devi sparire dalla mia vita.». Lui appena udì la mia richiesta, spalancò gli occhi, stupito. Si avvicinò di molto a me ed io istintivamente allungai le braccia. «Non mi toccare o giuro che ti faccio rimpiangere di essere nato! Sparisci o apro bocca e per te sarà la fine. Addio!» presi le mie cose in fretta e scappai da quel posto che una volta era il mio rifugio, ora era una prigione, ma senza sbarre.
Raggiunsi casa di Amelia, non me la sentivo di vedere i miei genitori nello stato in cui ero. Mi accolse nel suo appartamento e appena mi vide, minacciò di morte Andrea. Quell’essere schifoso l’avrebbe pagata prima o poi…
CAPITOLO 1.
Come ogni mattina mi preparavo per andare al lavoro. Ero l’aiuto cuoco dello chef Giulio Marconi, proprietario del ristorante Merci di Torino. Miravo a diventare grande quanto lui e, infatti, stavo studiando per diventare a tutti gli effetti una cuoca per poi aprire un ristorante. Lavoravo lì da quando avevo diciannove anni, subito dopo aver preso il diploma di perito aziendale, e dovevo tutto non solo al Grande Capo, come lo chiamavo io, ma anche ad Amelia, la mia migliore amica e cuoca del locale. Giulio mi aveva imposto una condizione: dovevo frequentare una scuola professionale di cucina ed uscirne con un attestato. Adesso mi ritrovavo ad essere vicinissima al mio obbiettivo, con solo due esami che separavano me dalla mia futura carriera culinaria. Erano molte le prenotazioni, quel giorno, sia a pranzo che a cena, le prime ordinazioni incominciarono ad arrivare e tutto lo staff si mise subito all’opera. Ero attenta a seguire i vari cibi sui fornelli, quando un tonfo, proveniente dalla sala in cui pranzavano i clienti, catturò la mia attenzione. «Isabel vai a vedere che succede!» mi ordinò lo chef. Affidai i miei piatti ad un collega e mi diressi fuori dalla cucina, curiosa di sapere cosa fosse successo. La scena che avevo davanti era di puro caos: il cameriere che raccoglieva i cocci dei piatti e i clienti che guardavano incuriositi. Andai per aiutarlo, misi il piede su dell’acqua caduta per terra e scivolai, tipo personaggio dei cartoni animati che inciampava su una buccia di banana. Mi resi immediatamente conto della possibilità di atterrare con il sedere sul pavimento, quando due mani mi afferrarono per la vita, attirandomi con forza tra le braccia dell’uomo che aveva impedito una mia caduta al suolo. Il mio sguardo andò sul suo viso e fui catturata all’istante dai suoi occhi neri come il buio di una notte senza Luna, fissi nei miei. Non riuscivo a non guardarlo, aveva capelli neri e barba incolta, ma curata. Non era un granché a primo impatto, ma aveva quel fascino proprio, che lo contraddistingueva da tutti gli altri. Era decisamente bello per me, ma non per le altre. «È tutto ok?» mi chiese riportandomi alla realtà. «Sì, mi hai salvato la vita!» il mio senso dell’umorismo non mi abbandonava mai. «Non esagerare, ho soltanto temuto che il tuo bel sedere si facesse male…» la sua voce era roca e profonda, mentre passava in rassegna tutta la mia natica sinistra. Se avesse continuato a parlare in quel modo, avrei potuto avere un orgasmo. «Sei davvero sfacciato!» finsi sdegno, ma la cosa mi stuzzicava parecchio. «È una delle mie qualità! Vuoi godere delle altre, magari a casa mia?» propose, muovendo i fianchi addosso ai miei, per farmi sentire la sua mascolinità. «Porco!» e gli mollai un ceffone sulla guancia destra. Tolsi le sue mani dal mio corpo e me ne ritornai, sculettando, in cucina, scioccata, ma con un sorriso che non riuscivo a trattenere per l’assurdità della scena. Adoravo fare conversazioni proibite, ma non ero una che la dava via come il pane. Se la voleva, doveva guadagnarsela. Entrai come una furia in cucina. «Isabel che ti prende?» mi chiese Amelia. «Il cameriere ha fatto cadere tutti i piatti, per terra c’era dell’acqua, stavo per cadere quando un uomo mi ha afferrata e ha evitato che scivolassi.» «Wow! Non ci posso credere! È un gesto molto romantico, tipo da film rosa…» disse sognante, con gli occhi che le luccicavano. «Non è stato affatto romantico!» ero davvero arrabbiata. «Perché?» corrugò la fronte, dubbiosa.
«È stato molto volgare…» gesticolai nervosamente con le mani per far capire ancora di più la mia tensione. «Cos’ha detto?!» domandò, confusa. «Niente! Torniamo al lavoro.» forse era meglio dimenticare quell’uomo e tenere per me quella proposta inappropriata. Stranamente volevo custodire gelosamente quel momento così sconcio con un perfetto sconosciuto. La mia mente era molto più perversa di quanto immaginassi.
Come è nata l’idea di questo libro?
Ero seduta comodamente sul letto a leggere un libro, quando ad un certo punto pensai di voler provare a scriverne uno anch’io. Presi carta e penna, riflettendo su quali potessero essere i personaggi, le ambientazioni, la loro storia e in poco tempo iniziai a buttar giù qualche riga, fino a comporre l’intero romanzo.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Dopo aver concluso la prima bozza, circa un’ottantina di pagine, lo lascia in sospeso senza più rileggerlo. Un mese dopo mi resi conto di quanto fosse scritto male. Lo distrussi e ricominciai daccapo. Passarono circa 4 anni prima di riuscire a comporre qualcosa che davvero mi piacesse e che potesse essere interessante anche per chi lo volesse leggere. Quindi sì, è stato difficile portarlo a termine proprio perché le mie aspettative iniziali erano fin troppo ottimiste.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Charlotte Link, Sylvia Day e Christina Lauren.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho sempre vissuto e attualmente vivo a Torino.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In futuro vorrei aprire una casa editrice tutta mia.
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