
Edito da Edizioni Lindau nel 2020 • Pagine: 192 • Compra su Amazon
Virus, batteri e vari microrganismi possono causare pericolose malattie e, per questo, le specie animali adottano diverse strategie per ridurre i contagi.
«Ora, in questo luogo, come puoi vedere, ci vuole tutta la velocità di cui si dispone se si vuole rimanere nello stesso posto; se si vuole andare da qualche altra parte, si deve correre almeno due volte più veloce di così!». A parlare è la Regina Rossa nel romanzo Attraverso lo specchio di Lewis Carroll.
Leigh Van Valen nel 1973 prese spunto da queste parole per spiegare alla perfezione l’equilibrio dinamico che si stabilisce tra ospiti e agenti patogeni: affinché una specie sopravviva, spesso è necessario che il suo processo evolutivo continui senza sosta.
Ma come fanno gli animali a difendersi dai virus e dai batteri? Ad esempio, gli uccelli usano erbe aromatiche per disinfettare il proprio nido, le api hanno scoperto l’arte dell’automedicazione, mentre le scimmie si spulciano a vicenda per rimuovere fastidiosi parassiti.
La corsa agli armamenti evolutiva contro un nemico spesso invisibile, che può compromettere la sopravvivenza del singolo e del gruppo, porta a nuove soluzioni.
Vista anche la recente pandemia da SARS-CoV-2 è lecito chiedersi: cosa possiamo imparare dagli animali in termini di igiene, immunità e controllo delle infezioni?

I segreti delle tane
Gli uccelli non sono gli unici costruttori di case. Anche molte specie di mammiferi, infatti, si sono adattate modificando l’ambiente circostante per trovare un riparo notturno o un luogo in cui crescere i piccoli. Come abbiamo visto, la scelta del luogo di nidificazione può avere implicazioni rispetto al rischio di contrarre infezioni. Ne sono un esempio alcuni roditori selvatici come il topo dalle zampe bianche (Peromyscus leucopus) e il topo cervo (Peromyscus maniculatus). Queste due specie costruiscono nidi usando tantissimi materiali diversi tra cui erbe, foglie, radici, muschi, peli e varie fibre artificiali. Alcune osservazioni effettuate nel loro habitat naturale suggeriscono che queste specie non avessero particolari preferenze per i materiali utilizzati nella costruzione della propria casa [1]. La cosa più sorprendente era che i roditori preferivano nidificare vicino alle feci e non facevano distinzioni tra feci parassitate e non parassitate. Un po’ come abbiamo visto in precedenza per gli uccelli, la presenza di feci nell’ambiente può essere un segnale positivo di una buona posizione di nidificazione. Secondo gli autori dello studio, gli animali devono trovare un buon compromesso tra i comportamenti antiparassitari e la selezione di un ambiente adatto.
Oltre al sito in cui viene costruita la tana, un altro aspetto di primaria importanza per gli animali è la struttura della propria abitazione. Oltre agli esseri umani, anche gli altri mammiferi hanno bisogno di tenere pulito e igienizzato l’ambiente in cui vivono. Questo bisogno è talmente forte che è stato riscontrato anche in laboratorio in uno studio effettuato sui topi (Mus musculus) [2]. Questi animali, purtroppo, in ambiente artificiale sono solitamente alloggiati in spazi molto stretti e ciò impedisce loro di organizzare in maniera adeguata l’ambiente di nidificazione, in modo da separare la «latrina» dalle altre aree. Ad alcuni topi esaminati nello studio è stata offerta la possibilità di alloggiare in un ambiente molto più grande e ciò ha influito positivamente sia sul loro benessere sia sull’efficacia della separazione degli spazi.
Sempre sui topi (Mus musculus domesticus) alcune osservazioni effettuate in grandi recinti esterni hanno mostrato che le tane possono avere fino a sette fori d’ingresso, otto tunnel e cinque cavità sotterranee [3]. All’interno delle tane c’erano alcune camere che contenevano cibo immagazzinato. Le femmine occupavano tane più grandi e con un numero maggiore di ingressi rispetto ai maschi: probabilmente ciò è legato alla necessità di avere ampi spazi per le cucciolate. Inoltre, in primavera (tra marzo e aprile), diverse tane presentavano fori allargati con intorno una notevole quantità di erba e detriti depositati. L’ipotesi è che questi accumuli fossero il risultato del comportamento di pulizia della tana. Infatti, i ricercatori suggeriscono che i topi, alla fine dell’inverno, rimuovano il materiale più vecchio e in decomposizione per evitare di contrarre parassiti e infezioni.
Un esempio emblematico di accortezza verso l’igiene per la propria tana lo possiamo trovare abbastanza facilmente anche nei nostri boschi: stiamo parlando del tasso (Meles meles). Si tratta di un mustelide notturno, non particolarmente «girovago», dato che soltanto raramente abbandona il proprio territorio. Le tane di questi animali vengono scavate nel suolo boschivo, sfruttando come punto di partenza le cavità naturali presenti nel terreno o nelle rocce, solitamente alla base di un albero. Spesso le abitazioni dei tassi vengono condivise con altri inquilini, in particolare con le volpi. Viste dall’esterno le tane di tasso sono facilmente riconoscibili per la presenza, nei pressi dell’apertura principale, di alcune buche piene di feci. Anche per loro, infatti, la gestione delle latrine è un compito importante per evitare di contrarre pericolose malattie. Viste dall’interno, invece, le abitazioni dei tassi sono costituite da numerose gallerie sotterranee che vengono aggiunte e ampliate ogni volta che si allarga la famiglia, di generazione in generazione. Una tana osservata in Inghilterra era costituita da un totale di quasi 900 metri di gallerie sotterranee, con 50 camere e 178 ingressi! Non è certo un caso che i tassi vengano definiti gli «architetti del bosco».
I tassi, come altri mammiferi, possono frequentare diverse tane (ovviamente scegliendone una sola per ciascuna giornata). In una ricerca [4], è stata testata l’ipotesi secondo cui l’uso simultaneo di diversi ambienti per dormire possa contribuire a combattere più efficacemente gli ectoparassiti. In particolare, in questo esperimento ad alcuni animali è stato applicato uno spray antiparassitario mentre altri sono stati lasciati nelle loro condizioni normali. Il trattamento antiparassitario ha ridotto la frequenza con cui i tassi hanno cambiato la tana. Gli individui non trattati, invece, sono stati infestati da pulci, zecche e pidocchi, e si sono spostati regolarmente da un sito a un altro, trascorrendo raramente più di due o tre giorni consecutivi nella stessa tana. Gli autori hanno anche osservato che i tassi tendevano a evitare le tane che erano state frequentate di recente da altri animali, in modo da ridurre i rischi di contagio da eventuali infezioni. Secondo un altro studio sembrerebbe improbabile che l’abitudine dei tassi di cambiare frequentemente la tana possa portare a una significativa mortalità per le pulci adulte, ma potrebbe invece contribuire efficacemente a ridurre la presenza di pidocchi [5].
Ad ogni modo, come riportato in un ulteriore lavoro, nel contrasto agli ectoparassiti entrano in gioco anche altri fattori, come il frequente cambio dei materiali interni nella tana o i comportamenti di auto e l’allogrooming [6].
Ma cosa rende il tasso uno dei protagonisti di questo capitolo sull’igiene delle tane? Oltre alla divisione delle camere interne, basta sulle diverse funzioni, questi animali mostrano altri comportamenti di igiene, soprattutto durante l’inverno. Innanzitutto, nel caso in cui muoia un membro della loro famiglia all’interno della loro abitazione, questo viene seppellito e la camera in cui si trova viene sigillata. Inoltre, i tassi sono soliti foderare l’ingresso della loro abitazione con foglie secche, muschi e felci che provvedono a rimuovere e sostituire minuziosamente. In aggiunta, svuotano il contenuto della tana e poi lo riportano all’interno una volta che ha «preso aria» e si è riscaldato.
Come per il tasso, la pulizia e l’igiene della propria tana sono aspetti fondamentali anche per i facoceri (Phacochoerus africanus). Gli esemplari possono condividere la propria abitazione con diversi membri del gruppo. Il motivo? Non essendo stato documentato un vantaggio effettivo in termini di successo riproduttivo e lotta ai patogeni, alcuni ricercatori hanno proposto come spiegazione l’ipotesi antipredatoria, cioè l’esigenza di evitare i predatori [7]. Ad ogni modo, anche i facoceri devono far fronte alla presenza di diversi ectoparassiti presenti nelle loro tane (ne sono un esempio alcune zecche, Ornithodoros moubata, che agiscono da vettori per la peste suina africana) [8]. Non è un caso, infatti, che come i tassi anche i facoceri stiano molto attenti all’igiene e alla pulizia della propria abitazione. In particolare, soprattutto durante l’allevamento dei piccoli, questi animali sono soliti rimuovere e sostituire la terra dall’interno della tana. Si tratta, chiaramente, dell’ennesimo comportamento che mostra la necessità, anche per i mammiferi nidificanti, di vivere in un ambiente sano e di ridurre al minimo i rischi di contrarre agenti patogeni.
[1] P. T. Walsh, E. McCreless, A. B. Pedersen, Faecal Avoidance and Selective Foraging: Do Wild Mice Have the Luxury to Avoid Faeces?, «Animal Behaviour», n. 86, 2013, pp. 559-66.
[2] I. J. Makowska, B. Franks, C. El-Hinn, T. Jørgensen, D. M. Weary, Standard Laboratory Housing for Mice Restricts Their Ability to Segregate Space Into Clean and Dirty Areas, «Scientific Reports», 2019.
[3] S. Schmid-Holmes, L. C. Drickamer, A. Sessions Robinson, L. L. Gillie, Burrows and Burrow-Cleaning Behavior of House Mice (Mus musculus domesticus), «The American Midland Naturalist», n. 146, 2001, pp. 53-62.
[4] J. M. Butler, T. J. Roper, Ectoparasites and Sett Use in European Badgers, «Animal Behaviour», n. 52, 1996, pp. 621-29.
[5] R. Cox, P. D. Stewart, D. W. Macdonald, The Ectoparasites of the European Badger, Meles meles, and the Behavior of the Host-Specific Flea, Paraceras melis, «Journal of Insect Behavior», n. 12, 1999, pp. 245-65.
[6] E. D. L. San, Ectoparasite Categories of the Eurasian Badger (Meles meles) in Western Switzerland, «Wildlife Biology in Practice», 3, 2007, pp. 52-9.
[7] A. M. White, E. Z. Cameron, Communal Nesting is Unrelated to Burrow Availability in the Common Warthog, «Animal Behaviour», 77, 2009, pp. 87-94.
[8] P. Wilkinson, R. Pegram, B. Perry, J. Lemche, H. Schels, The Distribution of African Swine Fever Virus Isolated from Ornithodoros moubata in Zambia, «Epidemiology and Infection», n. 101, 1988, pp. 547-64.

Come è nata l’idea di questo libro?
Questo libro è nato un po’ per caso. In piena pandemia da Covid-19, nella primavera del 2020, ero intento nelle pulizie domestiche quando mi son detto: “che strana la nostra specie che, a differenza delle altre è sempre così attenta all’igiene casalinga…”. Ho riflettuto per un attimo su questo aspetto, e partendo dalla mia formazione universitaria nell’ambito delle scienze animali mi sono reso conto che non siamo di certo gli unici ad avere questa propensione naturale per l’ordine, la pulizia e il contrasto ai patogeni. Ho iniziato a fare qualche ricerca nella letteratura scientifica, e da lì non mi sono più fermato.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Trattandosi di un saggio alla portata di tutti la vera sfida è stata quella di utilizzare un linguaggio divulgativo pur mantenendo il giusto rigore scientifico. Ho dedicato diverse energie per portarlo a termine ma devo dire il risultato finale mi soddisfa molto.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Sono cresciuto leggendo i capolavori dei grandi maestri nel mondo dell’etologia, da Danilo Mainardi a Konrad Lorenz. Ma visto i temi trattati, se dovessi scegliere un autore che ho apprezzato particolarmente è stato David Quammen nel suo celebre “Spillover”.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Attualmente vivo nella provincia di Torino ma sono di Fiumicino, una cittadina sul litorale romano. Nel corso degli ultimi 5 anni ho viaggiato molto, un po’ per lavoro e un po’ per piacere, e ho avuto la fortuna di vivere qualche mese in diversi Paesi del mondo tra cui Costa Rica e Sudafrica.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In questi mesi sto lavorando ad un nuovo progetto ma… è ancora tutto top secret!